Potito Starace: “Sto vivendo un incubo. Quella volta con Maradona che mi insultava…”
Intervista a Potito Starace di Alessandro Nizegorodcew per Sportface.it
Grande puntata di ’15 minuti con…’ in compagnia di Potito Starace. L’ex numero 27 Atp ci ha raccontato le fasi salienti della sua carriera: dagli anni da junior al Roland Garros 2004, passando per aneddoti riguardanti Maradona, una radio disintegrata in Germania e tante belle vittorie, sino ad arrivare ai complimenti della mamma di Roger Federer. Chiosa finale sulla stretta attualità e l’infinita attesa del Tas di Losanna.
Quale è stato l’inizio nel tennis di Potito Starace?
“Io sono nato in un paesino, Cervinara, e mio nonno aveva appena comprato un circoletto di tennis, che stava proprio sotto casa mia. Quindi io mi svegliavo la mattina e vedevo i tennisti che giocavano. Mio padre aveva una scuola calcio, e io infatti ho iniziato col pallone. Però mi piaceva il tennis e quindi a 7 anni ho cominciato a giocare con i più grandicelli perché ero bravino fin da subito.”
Tu sei l’annata 1981 come Volandri, Lorenzi, Ianni, Aldi, Colangelo, i campionati italiani delle categorie giovanili erano duri?
“Io ero molto forte da under 12, poi 14 e 16 un po’ meno anche a causa di problemi fisici. Comunque è come dici tu, veramente c’era gente fortissima. A 18 anni però vinsi i campionati assoluti e da lì in poi sempre meglio. Come attività internazionale under 18 praticamente nulla perché sono stato fermo un anno e mezzo a causa di un infortunio e poi mi sono buttato subito su Satelliti e Futures.”
Quali sono i ricordi di quegli inizi di Potito Starace?
“Era un mondo completamente diverso, innanzitutto per due motivi principali: il primo è che giravi senza allenatore, perché in pochi potevano permetterselo. Poi perché si faceva gruppo con gli altri ragazzi. I primi anni era davvero quasi solo un divertimento, ne facevamo di cotte e di crude. E le vittorie scarseggiavano. Poi verso i 20 anni ho cominciato a fare più sul serio. Eravamo un gruppo molto unito, noi che stavamo con Zugarelli e una volta io e Giorgini abbiamo rotto una finestra e abbiamo dovuto mettere una giacca al posto del buco per non far entrare il vento gelido, era inverno e faceva 1 grado. Io avevo vinto ai rigori un match di FIFA alla Play contro di lui e per abbracciarlo e scherzare finimmo col distruggere sta benedetta finestra nella casetta costruita da Zugarelli dove dormivamo. Era un gruppo di una decina di ragazzi, con me, Giorgini, Petrazzuolo, Aldi e tanti altri.”
L’anno in cui Potito Starace fa il salto di qualità è il 2004 con il fantastico Roland Garros, ottimi Challenger e l’ingresso in Top 100.
“Venivo anche quella volta da un infortunio, al ginocchio in quel caso, ed ero stato fermo un paio di mesi. Feci quindi una preparazione un po’ più lunga senza cominciare subito a gennaio. Ero più o meno 250 del mondo quando andai a giocare il Challenger di Sanremo, dove tra l’altro entrai per il rotto della cuffia. Vinsi quel Challenger, il primo della mia carriera, giocando benissimo senza perdere nemmeno un set. Ho battuto Eschauer, Gallardo Valles e poi Marc Lopez che era tostissimo e ci avevo perso varie volte in precedenza: ero 5-2 al terzo avanti con Marc Lopez, poi lui mi raggiunse sul 5 pari e per fortuna sono riuscito a chiudere 7-5 per me ma fu una vera battaglia. In tabellone la vittoria al primo turno con Tursunov fu un risultato importantissimo, lui era comunque tra i più forti anche se non precisamente un terraiolo; poi al secondo turno la vittoria con Grosjean mi hanno fatto conoscere anche al grande pubblico, non solo ai malati di tennis. Io entrai in campo contro il francese, a casa sua, col pubblico tutto a suo favore, pensando a fare più game possibili. Non ero ancora consapevole del mio tennis. Cominciando a giocare però questa differenza tra me e lui, che c’era sulla carta, io non l’avvertivo. 7-6 6-3 6-4, in 3 set portai a casa il match e mi guadagnai il terzo turno contro Marat Safin.”
Il match di terzo turno a Parigi di Potito Starace contro Marat Safin.
“Quel match mi fa ancora male ricordarlo. E’ stata una partita lunghissima, incredibile, piena di colpi di scena con due match point per me. Ero avanti 2 set a 1, servivo e avevo il match point. In quel periodo facevo spesso serve and volley a sorpresa e quella volta volli provare così: metto dentro la prima, mi avvento sulla rete e sento chiamare il fallo di piede. Assurdo. Perdo il punto, andiamo parità e lui si ferma. Aveva le vesciche. Per regolamento non avrebbe potuto fermare il match, avrebbe dovuto continuare, invece restammo fermi 5 minuti buoni. In quei minuti cominciai a “pensare”, ed è qualcosa che avrei dovuto evitare. Quando cominci a pensare preparati per la fine. E’ andata così, alla fine persi il set e poi 7-5 al quinto.”
Dopo Parigi Potito Starace vince anche a Sassuolo nel Challenger, entra come Lucky loser a Wimbledon e vince San Marino coronando il sogno di entrare nei primi 100 del mondo.
“La scalata è stata veloce. Partii da 250 e nel giro di due mesi e mezzo diventai numero 80 facendo tanti risultati, tra cui le semi a Gstaad partendo dalle quali.”
In semi a Gstaad Potito Starace ha giocato con Federer.
“Io ero in fiducia, mi sentivo bene e stavo effettivamente giocato un buon tennis. Infatti anche col numero 1 del mondo giocai una bellissima partita e ci feci onestamente match pari pur perdendo alla fine: persi 6-3 al terzo. Prima del match incontro Roger negli spogliatoi e lui mi dice che sua madre voleva conoscermi: e infatti sua mamma mi salutò, mi chiese del mio nome, mi disse che giocavo bene, insomma fu una situazione particolare e inaspettata. Da quella volta abbiamo avuto sempre un buon rapporto con Federer, ogni tanto capita anche di sentirci tuttora. Sono contento di aver vissuto l’era con i giocatori più forti di sempre, probabilmente.”
La storia di Potito Starace in Davis. 15 partite vinte su 16 match in singolare, unica sconfitta proprio con Roger.
“L’esordio col bulgaro Enev a Teramo fu una grande emozione anche se l’avversario non era un top player, perché per me era la prima volta. Giocai un buon match superando la tensione e l’emozione del momento. Ricordo una partita molto dura in Olanda contro Haase, tra l’altro sul veloce indoor: riuscii a vincere al quarto set. Anche a Cagliari contro Hrbaty giocai molto bene, lui era a fine carriera ma era fortissimo, molto completo. Rigiocherei il doppio contro la Svezia in coppia con Simone Bolelli, era un match decisivo ed eravamo sopra 2 set a zero.”
La radio disintegrata in Germania.
“Eravamo a Wolfsburg. In albergo c’erano quei comodini con la radio incorporata che faceva interferenza e che gracchiava tutto il tempo la notte. La terza notte di fila non riuscivo a dormire, ero nervoso, mi pare avessi anche perso e allora presi la racchetta e sfasciai la radio. Dopo un paio di settimane ci arriva la lettera dell’ATP, consegnata da Carmelo Di Dio, il supervisor, che ci dà una multa più la sospensione dell’ospitalità per 6 settimane. Fu una cosa abbastanza da matti.”
I Match di Potito Starace con i Fab Four.
“Roger era quello che mi dava più fastidio come gioco perché mi toglieva il tempo. Invece con Rafa riuscivo meglio a fronteggiarlo anche se alla fine ci ho sempre perso. Diciamo che con Nadal riuscivo almeno a scambiare e tentare una trama di gioco, cosa che con Roger non mi riusciva. Con Murray fu una brutta sconfitta perché dopo aver perso il primo ero 6-2 5-1 sopra ma poi lui ha messo la testa su e perdendo quel terzo set alla fine ho ceduto.”
C’è un rammarico nella carriera di Potito Starace?
“Probabilmente non aver saputo fare la giusta prevenzione agli infortuni. Purtroppo ho un problema alla schiena che mi porto dietro fin da bambino, una malattia reumatica. A 22 anni andai dal reumatologo, proprio per capire meglio e trovare delle soluzioni, mi disse: ”Come fai a giocare a tennis con questo problema?”. In realtà lo sport mi stava anche aiutando, ma certo qualche guaio ogni tanto capitava.”
Il 2008, il match di Potito Starace con Nalbandian a Buenos Aires con Maradona sugli spalti.
“Quella fu una situazione stranissima. Giocavo i quarti di finale contro Nalbandian, il numero 1 in Argentina, eravamo in parità nel primo set e vedo arrivare sugli spalti Maradona. Per me Dieguito era un idolo. Giochiamo un altro game e viene a piovere. Entriamo negli spogliatoi, prendo il telefono e scrivo a tutti i miei amici, raccontando che il mio mito da bambino era sugli spalti ed ero emozionatissimo. Vado un break avanti e Diego comincia ad insultarmi. All’inizio non capsico bene perché lo stadio di Buenos Aires è uno stadio di calcio, c’è un frastuono tremendo, pubblico caldo. Invece all’inizio del secondo set sento chiaramente delle offese pesantissime da parte sua, e io non rispondo perché ero avanti e volevo restare tranquillo. Perso il secondo set 7-6, comincio a vedere nero e mi rivolgo all’arbitro chiedendo di far allontanare Maradona dagli spalti perché mi stava insultando. L’arbitro mi fa: “Siamo a Buenos Aires, come faccio a cacciarlo.”. Finisce che perdo il match. Ad un certo punto mi ero avvicinato a Maradona e gli avevo fatto il gesto di spaccargli la racchetta in testa. Lui si era messo a ridere, per lui era tutto un gioco. Comunque poi mi ha mandato la maglietta autografata, ed è finita lì.”
Il rapporto di Potito Starace al Foro Italico.
“La prima immagine che mi viene in mente è il mio esordio con Moya, anche vincente. Considera che Moya nel 2004 aveva vinto il torneo, quindi fu una grande emozione. In genere riuscivo a giocare bene al Foro, a parte qualche anno: ho fatto 2 volte ottavi di finale con belle vittorie con Dolgopolov, Ferrero. L’anno che persi con Davydenko giocai molto bene e feci match pari.”
Potito Starace sta aspettando il giudizio del TAS di Losanna sulla vicenda che l’ha visto squalificato dalla Tennis Integrity Unit, in un processo che in Italia lo ha visto completamente scagionato dalle accuse.
“E’ una cosa incredibile, sono passati quasi 6 anni dopo mille assoluzioni da parte della giustizia sportiva, di quella ordinaria penale. Ho subito collaborato con l’ATP ma loro si sono costituiti parte civile nel procedimento penale e le cose sono andate bene per me perché sono stato “assolto perché il fatto non sussiste”. Eppure loro si sono inventati un altro processo, e tieni presente che mi hanno fatto smettere di giocare: potevo andare avanti in singolo qualche anno e in doppio chissà quanto ancora. Da questo nuovo processo sono stato squalificato: loro sono andati oltre la giustizia sportiva e penale italiana, che è una cosa gravissima. Abbiamo fatto appello ma la sfortuna ha voluto che uno dei giudici è morto, e hanno rinviato. Il 2 aprile scorso avevamo l’udienza ma con il Coronavirus è stato tutto rinviato ancora. Sto aspettando ma sono fiducioso anche se da 6 anni sto davvero vivendo un incubo. Anche perchè avrei potuto cominciare una carriera da coach che al momento mi è negata. Ho avuto tante richieste che ho dovute declinare in attesa che giustizia venga fatta.”
Alessandro Zijno