Matteo Lugari, come si cambia per inseguire un sogno:”Oggi finalmente vivo da vero tennista professionista. Le esperienze all’estero sono state la mia svolta.”
Intervista esclusiva a Matteo Lugari, tennista romano di 19 anni con già vittorie nel circuito ITF professionistico.
Allenamento in periodo di coronavirus. Dove sei, cosa fai, come impieghi il tempo.
“Durante il virus mi sto allenando a casa, ho tutto quello che serve come gli elastici e la palla medica. Abito a Casal Palocco, vicino ad Ostia e il mio è un quartiere bellissimo, ci tengo a sottolinearlo, troppe volte per questioni di cronaca è stato rappresentato male.”
Come nasce la tua passione per il tennis? Primo ricordo su un campo per Matteo Lugari.
“La passione per il tennis nasce grazie a mio padre che è istruttore anche se non ha mai lavorato in questo ambito. Ho un ricordo ben preciso del primo approccio col tennis: andammo a vedere una partita di Serie A all’Empire, in cui giocava Emiliano Privato che fece una partita bellissima e mi emozionò a tal punto che il giorno dopo ho voluto giocare a tennis. Avevo 7 anni, e fatalità poi Emiliano Privato è diventato mio compagno di squadra. Insieme abbiamo conquistato la Serie A con il Villa York.”
Una descrizione della tua carriera finora, una tua analisi
“Purtroppo non ho mai finito una stagione intera, o per problemi fisici o di altra natura. Quello che mi è mancato in questi anni è stata la costanza di allenamento e di rendimento, ho avuto troppi alti e bassi. Finora ho avuto poche opportunità di sviluppare il mio potenziale.”
Descriviti come tennista, qualità tecniche, tatticamente che identità hai, atleticamente come sta messo Matteo Lugari?
“Ciò che mi caratterizza è la tenacia, la voglia di vincere, la fame come si dice in gergo sportivo. A livello tecnico il mio colpo migliore è il diritto, e mi piace comandare il gioco spostandomi proprio sul diritto per far male all’avversario e anche prendermi il punto a rete. Un paio di anni fa il mio problema era il servizio: pur essendo alto 190 cm servivo piano mentre adesso l’ho migliorato molto. Anche sul piano atletico sono stato sempre ben preparato: da quando ho cominciato a sviluppare verso i 14 anni, la resistenza e la forza sono state qualità che mi hanno aiutato molto e sulle quali ho puntato per il mio tennis.”
In cosa sei migliorato ultimamente?
“Credo di essere migliorato molto come atteggiamento in campo, quindi sul piano mentale. L’aver passato momento difficili mi ha aiutato a maturare. Oggi mi sento molto più sicuro di me, grazie alle esperienze vissute. Fino a qualche tempo fa in campo avevo un comportamento poco utile alla prestazione, oggi riesco a gestire meglio le emozioni dentro e fuori dal campo, in particolare la rabbia. In campo sono più calmo e fuori ora non mi lascio coinvolgere da amicizie e situazioni poco adatte alla vita di uno sportivo. Finalmente possiedo il focus corretto per i miei obiettivi, e direi che questo è determinante e mi rende ottimista per il futuro.”
I tuoi allenatori, dal primo maestro fino a quello di oggi. Dove ti alleni e con chi attualmente.
“Ho avuto molti coach anche a causa del mio carattere con il quale relazionarsi non è sempre semplice: tendo ad essere piuttosto diretto nella comunicazione e c’è a chi non piace questa franchezza. Da ragazzino ho iniziato con Sergio Di Francesco, poi sono stato con il Maestro Alessandro Galli, e poi ho cominciato con Lauro Gabbrini che è l’allenatore più fidato, col quale mi sento spesso ed è diventato un punto di riferimento per la mia vita. Lo sento spesso tuttora. Dopo di che sono stato in America dove sono rimasto parecchio tempo ad allenarmi con Claudio Pistolesi e mi sono trovato benissimo. Abbiamo passato momenti stupendi insieme, mi ha trattato come un figlio e mi ha dato molta più consapevolezza dei miei mezzi. La sua mentalità è molto diversa da tantissimi coach italiani. Penso sia tra i più grandi coach del mondo del tennis. Sergio Di Francesco è stato il mio primo allenatore, ha lavorato con tanta gente importante ed è un amico di famiglia. Lui mi ha messo la racchetta in mano per primo, e mi ha impostato. Ero motivato anche da Galli perché c’erano tanti ragazzi come me, e lui è molto serio e professionale. Da Galli lavorava anche Lauro che mi ha inserito un concetto fondamentale che almeno razionalmente ho ben compreso: l’importanza di stare lì punto su punto a giocare. Pistolesi è il numero 1, non lo dico io, lo dicono i fatti. Claudio Pistolesi ha cambiato completamente il modo di vedere la mia attività di tennista, aspirante professionista: con lui la mentalità non è solo destinata al campo ma ti influisce anche nella vita quotidiana. Questo fa di lui uno dei migliori al mondo, se non il migliore in assoluto. Con lui tanti esercizi al cesto, con la mano, tanti spostamenti, tanta fatica: questo ti aiuta tecnicamente ed anche mentalmente ad abituarti al sudore, a faticare per raggiungere un certo livello. E ti dà anche la consapevolezza di quello che fai. Molto abbiamo lavorato sul servizio, dove avevo avuto sempre dei problemi a livello tecnico. Ora è migliorato molto questo fondamentale. Quest’anno poi sono andato a Palermo da Cinà a fare la preparazione: ho trovato sia per la preparazione atletica che per il gioco in campo quell’ordine che prima non avevo. Ordinato nelle idee, ordinato nei colpi e ordinato nelle scelte tattiche. Il lavoro di Pistolesi più la preparazione da Cinà mi hanno regalato una disciplina nuova. Tornato a Roma dovrei tornare da Sergio Di Francesco, il mio primo Maestro: ha collaborato con Coppo, D’Adamo, ha allenato Gasbarri, Musa, ha molta esperienza. Pensa che è stato anche l’allenatore di Cinà. Ma a causa del virus non abbiamo ancora iniziato.”
Primi tornei ITF. Il racconto della prima vittoria da pro a Pula (Matteo Lugari b. Schubert) in aprile 2018 e poi la sconfitta con Trusendi.
“Di quella vittoria sono stato felicissimo, una partita durata 3 ore contro un ragazzo cileno, Hans Albert Schubert, che aveva 1 punto ATP. Io avevo 17 anni e è stata una soddisfazione enorme. Venivo da una serie di vittorie ed ero in fiducia perché avevo fatto finale in un torneo Juniores e stavo giocando molto bene. Il giorno dopo con Trusendi ero chiuso, lui ha enorme esperienza ed ha un’altra palla, e c’è da dire che io ero davvero scarico fisicamente e mentalmente per la maratona del giorno prima”
Classifica 2.6 in Italia, ITF 2409 (Best Ranking 2256), io credo che vali di più, anche qualche punticino ATP, è vero?
“Sono stato fermo diverso tempo a causa di infortuni, un anno per il gomito, poi un problema al tallone mi ha bloccato per un anno e mezzo. Per questo ho fatto pochi tornei PRO, e la classifica è scesa da 2.4 a 2.6 attuale. Comunque avendo battuto avversari che hanno già vari punti ATP, credo che il livello quando sto al massimo ci sia.”
Racconto della trasferta in Grecia, a febbraio 2020, sei andato da solo o col coach? Peccato per la sconfitta con Furlanetto che ti portava in Main Draw. Cosa ricorda Matteo Lugari di quella trasferta?
“In Grecia sul cemento ero andato col mio allenatore e i ragazzi di Palermo ed era il primo torneo dopo un anno e mezzo: ero tesissimo, e ho vinto il primo turno contro il serbo Suntic 6-4 6-1 giocando benissimo. A fine partita ho tirato fuori un urlo che lo devono aver sentito anche a Roma per quanto ero felice, era una liberazione, finalmente. Al secondo turno di quali dovendo incontrare la tds numero 1 del tabellone, il russo Khomentovskiy, che era molto più grande di me, un giocatore già fatto, numero 800 del mondo, mi sentivo già rassegnato. Ho giocato una partita di lotta e di ottimo livello, vincendo il primo set al tie break 17-15: solo il primo set è durato 2 ore e ho recuperato da 1-5 sotto. Poi ho vinto al tie break del terzo (nelle quali dei Futures il terz set è un long tie break a 10 punti). Ho finito in lacrime, perché dopo un anno e mezzo riuscire a competere a livelli che non pensavo solo fino a poco tempo prima, era un misto di stupore e soddisfazione. Anche i miei genitori erano increduli, che io potessi battere il numero 800 al mondo: era un sogno. Peccato per la partita con Furlanetto al turno decisivo, però forse avevo un senso di appagamento, dovuto alle due partite precedenti in cui avevo speso tante energie fisiche e mentali. Furlanetto ha un gioco che mi dà fastidio tra l’altro.”
Mi racconti la carriera Junior Matteo Lugari?
“La mia carriera Juniores è stata molto particolare perché ho giocato pochi tornei, ma quei pochi li ho giocati bene andando spesso molto avanti nei tabelloni. Solo nei tornei disputati in Italia non sono andato benissimo, soffro un po’ i tornei da noi, forse a causa del giudizio che sento a volte pendere su di me, o almeno questa è la mia percezione. All’estero ho fatto spesso semifinale o finale. Me la sono giocata anche da junior con ragazzi che erano primi 100 al mondo di categoria, e che giocavano gli Slam, magari perdendo al terzo e comunque competendo alla pari. A livello Juniores devi fare anche tanti tornei per sommare i punti, e se non hai buone disponibilità economiche, come nel mio caso, sei svantaggiato notevolmente.”
Dal tuo punto di vista di diciannovenne, quali sono le differenze tra i giovani italiani e quelli stranieri?
“La differenza tra i tennisti italiani e quelli stranieri sia la mentalità: all’estero sono molto più “easy”, si avverte meno il peso del giudizio altrui, una visione più aperta del mondo, sinceramente mi sento bene nei contesti internazionali. All’estero si respira una atmosfera molto differente, più inclusiva, non c’è quella supponenza o arroganza che a volte, sottolineo a volte, trovi in Italia da qualche parte.”
Si dice che il salto da Junior a Pro sia molto difficile: che differenze trovi? Il livello è così diverso? E in che senso?
“I due livelli, Junior e Pro, siano completamente diversi. Principalmente il circuito Juniores è molto più facile, i tennisti sono meno preparati sul piano della lotta, possono regalare qualcosa. Sul piano della scalata al ranking contano molto i soldi che investi per viaggiare e anche la possibilità di giocare i doppi che ti valgono per il ranking complessivo. Nei tornei PRO c’è una competizione estrema, c’è gente di 30 anni, esperta, cattiva agonisticamente: ci sono di mezzo i soldi e i punti ATP, nessuno ti regala nulla e tutti giocano col coltello tra i denti. Poi la palla a livello Futures viaggia di più e gli scambi sono più duri.”
Denaro. Quanto costa una tua stagione classica. E quanto dovrebbe costare dovendo fare tutto per bene? Considerando allenamento, coach al seguito nei tornei, viaggi, alloggi, vita normale, attrezzatura
“Una stagione classica costa tra i 30 e i 40mila euro, è molto difficile per gente che vive di stipendio come la mia famiglia. E quindi io molte volte ho lavorato per pagarmi i viaggi per i tornei. Quando ho lavorato per pagarmi l’attività, poi in campo avevo una voglia diversa, ero molto più affamato e non è un caso che sia andato molto avanti nei tornei in quelle occasioni. Sono state occasioni di crescita umana queste, e credo servano per diventare anche tennisti migliori.”
Esperienze all’estero. Ne hai fatte? E le faresti? (so che Pistolesi ti stima molto) America o Europa?
“Ho viaggiato molto per tornei all’estero e sono andato in 3 occasioni da Pistolesi in America per vari mesi. E’ importante uscire dai propri contesti.”
Hai un ragazzo che per te è un modello da seguire? (non parlo di miti, ma di tuoi conoscenti/amici)
“Non ho nessun modello particolare.”
Qui invece parliamo di tennisti fenomeni: chi ispira il gioco di Matteo Lugari?
“Il giocatore che più mi ispira è il francese Tsonga, che mi è sempre piaciuto fin da ragazzino e al quale mi ispiro come gioco. Mi ha sempre affascinato per la sua semplicità e umiltà, e anche perchè come me spinge molto di diritto e viene anche a rete.”
Sponsor. Come si trovano? Guardandoti in giro, gli altri ragazzi come si organizzano per trovare sponsor?
“Non è molto facile trovare sponsor, ho la TTK che mi fornisce l’abbigliamento. Sponsor che ti diano una mano e ai quali legare la propria immagine e attività sono sempre più importanti per finanziarsi una attività come quella internazionale che costa molto.”
Il sogno nel cassetto del tennista Matteo Lugari. Chi davvero vorresti diventare come tennista? Saresti soddisfatto se….
“Il mio sogno è giocare a Roma, al Pietrangeli, con il pubblico caldo che conosciamo. Penso che per un romano, che ha sempre amato la sua città, sia una delle cose più emozionanti che possano capitare.”
Matteo Lugari figlio. Ricordo che papà era il tu primo tifoso. Come è il rapporto con lui?
“Mio papà mi ha sempre aiutato tanto, e quando stava bene fisicamente mi ha sempre accompagnato nei tornei, con lui ho il rapporto genitore-figlio classico.. Mi supporta in ogni cosa che faccio e ci tiene molto che io studi. Mi fa notare quando sbaglio, mi riporta nei binari corretti quando magari vado un po’ fuori traiettoria come comportamento fuori dal campo.”
Gossip. La tennista più carina?
“La mia ragazza, anche lei è una tennista, si chiama Carola Cavelli (18 anni, 932 ITF) e per me è la più bella tennista del circuito. Anche più di Bouchard e Tomljanivic che comunque non sono niente male.”
Alessandro Zijno