ATP Challenger 2020, Week 4: Federico Gaio, quarto titolo Challenger in carriera a Bangkok e con Coach Silvestre si “vede” la top 100 ATP
Bangkok 2, Thailandia (CH Tour 80, Hard Plexipave):[8] F. Gaio (ITA) b.[10] R. Haase (Ned) 6-1 4-6 4-2 Rit.
Federico Gaio ora sogna: dopo tanti anni nelle retrovie, in cui riusciva solo a sprazzi a mostrare il suo miglior tennis, oggi il tennista di Faenza appare davvero maturato sotto il profilo tattico, atletico e mentale. Il connubio con Daniele Silvestre, il Coach di Latina che a mio modesto parere lo ha plasmato nel modo giusto, funziona alla grande. I due sono diversi per molti aspetti, ma un ragazzo così perfezionista come Federico Gaio aveva bisogno secondo me di un Daniele Silvestre che sa sdrammatizzare alcuni momenti, sa trasmettere le energie giuste, gestendo in maniera sapiente il tennis tecnico e potente di Gaio. Chi ha visto giocare Gaio si rende subito conto della potenza di gioco del tennista faentino: Servizio potente e anche lavorato, che gli rende sia punti diretti sia vantaggio netto nello scambio; sia a sinistra che a destra Federico non ha difficoltà nello scambio da fondo, entrambi i fondamentali- diritto e rovescio- sono eccellenti. Raramente perde campo Gaio, a rete si destreggia molto bene, ha soluzioni interessanti come palla corta che usa spesso, insomma è un tennista il cui potenziale è enorme. E allora cosa mancava? Forse può ancora migliorare sul piano atletico visto che è un ragazzo muscolarmente molto dotato e quindi può andare in difficoltà se deve difendere, tanto è vero che ama lui comandare il gioco. In questo torneo gli ho visto fare però delle difese e dei contrattacchi degni di Djokovic, e soprattutto mi è sembrato molto più sicuro nelle scelte e nelle decisioni. Probabilmente il lavoro a Latina fatto con Daniele Silvestre (si sono allenati anche col gruppo di Aldi che allena Pellegrino, Marcora e Bega) è stato indirizzato proprio a costruire movimenti automatizzati nelle varie situazioni di gioco: quando Federico Gaio ad esempio serve e l’avversario risponde corto o debole, Federico sembra molto più sicuro di sé, o comunque dopo un eventuale errore rimane più concentrato e meno destabilizzato dalle situazioni. Come ci ha detto coach Silvestre adesso Federico Gaio proverà la tourneè sudamericana cercando qualche acuto anche a livello più alto. Tornando al torneo Thailandese che rappresenta il quarto Challenger vinto da Gaio (il primo sul veloce) Federico al primo turno aveva un bye come testa di serie, poi si è sbarazzato del giapponese Uchida soffrendo molto e spuntandola 7-5 al terzo set. Quel giorno Gaio non ha sfoderato la migliore prestazione, è stato insolitamente falloso e aveva messo in palla anche il suo avversario: ma proprio qui sta forse il possibile cambiamento dell’azzurro, in situazione di difficoltà negli ultimi 2 game del terzo set, dopo 2 ore di gioco ha lottato punto su punto, non ha forzato le scelte ed è venuto a capo dell’ostico giapponese. Terzo turno in cui poi ha dominato Istomin, che è un tennista formidabile ma quando non è in giornata è un po’ indolente e qui Gaio è stato bravo a non dare mai l’impressione all’uzbeco di poter rientrare nel match. Nei quarti Gaio aveva la tds numero 1, il ceco Vesely, uno abituato a palcoscenici maggiori: partita splendida dell’azzurro che ha vinto il primo al tie break anche qui lottando su ogni quindici, e poi nel secondo set ha tenuto la concentrazione anche aspettando qualche regalo del ceco. Ma se pressi e non sbagli per primo gli errori degli avversari arrivano. Capolavoro anche contro Popko in semifinale, con una partita che mi ha sbalordito: sul piano tattico quasi perfetto il nostro Gaio, nonostante il servizio quel giorno non fosse il colpo devastante che di solito gli vediamo. Ma palle corte intelligenti e vincenti, moltissimi scambi lunghi e intensi vinti giocando sempre a 10 centimetri della riga di fondo del suo avversario fino a che Popko non accorciava e permetteva a Gaio di chiudere. Finale splendida contro l’esperto olandese Haase, dove Gaio alla fine è stato favorito anche dal ritiro del suo avversario ma aveva dimostrato la sua superiorità. Ora Federico sarà numero 123 ATP, suo best ranking: la caccia alla fatidica top 100 è partita.
Testa di serie numero 3 del tabellone era Paolino Lorenzi, eliminato al secondo turno (dopo aver avuto il bye) dall’indiano Mukund. Il thailandese Wishaya Trongcharoenchaikul, dotato di una Wild Card dagli organizzatori ha dapprima sconfitto Moroni obbligato a dare forfait per un problema fisico nel terzo set, poi ha eliminato anche Roberto Marcora che come testa di serie aveva un bye nel primo turno e si consola col best ranking al numero 170 ATP. Bene Filippo Baldi che nella partita di esordio ha sconfitto il canadese Peliwo per poi lottare contro l’ungherese Balazs che è nel migliore momento della carriera dopo mille infortuni: Baldi ha perso solo al terzo set dopo una lunga battaglia e dalla prossima settimana sarà numero 240 del mondo, ancora un po’ indietro rispetto al tennis che fa vedere.
Arthur Rinderknech
Rennes, Francia (CH Tour 80, Indoor Hard, LayKold): A. Rinderknech (Fra) b. J. Ward (Gbr) 7-6 7-6
Arthur Rindeknech, francese di 24 anni vince in casa il suo primo Challenger dopo 5 trionfi a livello ITF, per altro su differenti superfici. Il transalpino proviene da una ricca famiglia che ha affari in Francia e in molte altre parti del mondo, e lui ha deciso di affiancare gli studi in Texas al tennis per qualche anno, ed ora pare fare sul serio. Gli ultimi 2 anni sono stati molto positivi per il ragazzo francese che è seguito sporadicamente anche da Patrick Mouratoglou, il guru di Francia che crede molto in lui. In finale Rinderknech ha sconfitto il sempreverde James Ward, britannico trentaduenne all’asciutto di titoli da qualche anno ormai, anche se continua a veleggiare intorno alla posizione 300 del ranking ATP, lui che è stato anche top 100. Per Rinderknech best ranking al numero 239 ATP. Migliore degli azzurri Alessandro Bega, l’unico a superare un turno, per altro nel derby con Andrea Pellegrino con il quale spesso si allena, visto che fanno parte entrambi della scuderia Aldi. Vanni fuori subito con il finlandese Niklas-Salminen e Arnaboldi eliminato anche lui al primo turno dal francese Rinderknech che abbiamo ritrovato in finale. Da segnalare il ritorno alle competizioni del polacco Jerzy Janowicz, a distanza di circa 2 anni e dotato di una Wild Card. Buona la prima, battendo il ceco Machac, per il gigante polacco, sfortunato in carriera con numerosi infortuni e ora diventato papà di un bel bambino con Marta Domachowska, ex campionessa di tennis anche lei e che per altro è stata allenata anche dal nostro Paolo Cannova: il coach siciliano la prese che era numero 70 del mondo e l’ha condotta alla posizione numero 37 del ranking WTA che è stato il suo best ranking di sempre. Poi la sconfitta di Janowicz, che può comunque essere soddisfatto, al secondo turno per mano del francese Lestienne.
Alessandro Zijno
Bravo Gaio, molto bravo Daniele che ha saputo dare a chi potenzialmente è dotato il modo di esprimersi al meglio. Il coach oggi è indispensabile. E se Daniele è riuscito a portare il “forte” Gaio ad avere contezza e consapevolezza di quanto può e di quanto vale, può dirsi veramente soddisfatto. Gaio avanza dopo che sembrava avesse avuto un fermo irrimediabile. Fantasticamente positivo!!!!
Io come ho scritto credo nel connubio di “anime” prima ancora che tecnico. Daniele Silvestre ha un carattere che ben si confà a Federico, ha la sensibilità giusta per relazionarsi ad un ragazzo profondo ed intelligente come Gaio, che si porta appresso aspettative pesanti da rispettare (è stato tra i primissimi al mondo da ragazzino) e pretende molto da se stesso. Tutto si basa a questi livelli su aspetti che variano dalla gestione tattica dei match fino alle motivazioni più profonde dell’atleta: si tratta di far andare veloce una macchina (per usare una metafora automobilistica) che ha un motore potentissimo e di farla funzionare per il numero maggiore di kilometri. Solo, e qui sta il bello, che non parliamo di una macchina ma di un essere umano con i vantaggi (personalità, libertà, creatività) e svantaggi (emozioni negative, influenze esterne ed interne, debolezze intrinseche e naturali) che ne conseguono. Il Coach che impatta fortemente e positivamente sul giocatore è quello che ne riesce a comprendere la natura e ne sa tirare fuori il mglio come motivazioni e sicurezze in se stesso. Grazie del commento Pietrantonio