ITF World Tennis Tour 2020, Week 1: Inizia subito bene l’anno, Vavassori finalista in singolare e vincitore nel doppio in Nuova Zelanda
M15 Te Anau, Nuova Zelanda (15K, Hard): [3] L. Saville (Aus) b. [5] A. Vavassori (ITA) 6-3 6-1
Doppio: [1] A. Vavassori (ITA)/L. Margaroli (Sui) b. [3] J. Delaney/L. Saville (Aus) 6-4 6-3
Dopo sette anni di assenza con l’evento World Tennis Tour M15 Te Anau, che è partito il 30 dicembre 2019, la Nuova Zelanda torna al calendario del tour professionista ITF. L’evento Te Anau, che è stato acclamato come il “torneo di tour professionista più meridionale”, è nato presso il club di tennis sul lago, ospitato da un’appassionata comunità tennistica della città. Il paesaggio che circonda la città evoca visioni della Terra di Mezzo, non sorprende dato che è vicino a diversi luoghi di riprese del Signore degli Anelli. I visitatori della Nuova Zelanda potrebbero conoscere l’area come la porta d’accesso al famoso Milford Track, una delle grandi passeggiate neozelandesi. In questa splendida cornice il nostro Andrea Vavassori è andato vicinissimo all’en plein, facendo finale in singolare vincendo il torneo di doppio insieme a Luca Margaroli, svizzero di nazionalità tennistica ma di fatto italiano. Andrea ha faticato al primo turno contr la wild card locale Corban Crowter, sconfitto solo al tie break del terzo set dove l’azzurro ha fatto valere la sua maggiore esperienza internazionale. Poi secondo turno contr un altro neozelandese, Rhett Purcell, anche qui vincendo un tie break. Nel frattempo Lorenzo Musetti, l’altro azzurro in tabellone, veniva eliminato dal neozelandese Ajeet Rai, vendicato ai quarti proprio da Vavassori che così arrivava in semifinale, per altro senza perdere nemmeno un set. In semi ottima gara e successo di Andrea contro l’eterno Stephan Robert, oggi 39 anni ma ancora in grandissima forma: solo 3 anni fa Robert era al numero 50 del mondo e aveva già 36 anni! Andrea Vavassori in finale se l’è vista contro l’australiano Luke Saville, di cui qualche anno fa si parlava benissimo ma che non è riuscito a sostenere le grosse aspettative che gravavano su di lui. Saville si è preso la rivincita con Andrea che lo aveva sconfitto il giorno precedente in doppio, e si è aggiudicato il primo torneo dell’anno. Per Vavassori, figlio di Davide, coach di ottimo livello e persona deliziosa, settimana praticamente trionfale, nell’unico torneo di questo primissimo inizio di stagione. Con questa finale l’azzurro avvicina il suo best ranking, al momento piazzato, in singolare, al numero 324 ATP. Per quanto riguarda il doppio il giovane piemontese è numero 130 ATP, è già molto avanti, ha vinto in diverse occasioni anche a livello Challenger, per cui questo risultato non va a rinforzare particolarmente né la classifica né l’autostima, anche se vincere aiuta sempre a vincere e in questa ottica è un trofeo gradito. Per Musetti un filo di delusione per il risultato, tuttavia il ragazzo è ancora così giovane che le vittorie ora non sono così importanti, quanto invece costruirsi il livello, l’esperienza, e la capacità di resistere alle delusioni, bagaglio fondamentale per la carriera di tennista (e aggiungo, per tutte le carriere) così piena di imprevisti e difficoltà.
Roberto Maytin
P.S Prima di essere tennisti, prima di essere professionisti, si è esseri umani e pochi come Andrea Vavassori hanno la capacità di trasmettere serenità. Andrea è un ragazzo empatico, e ha compiuto un gesto che probabilmente lui non vorrebbe nemmeno pubblicizzare: ha fatto una donazione a Roberto Maytin, tennista venezuelano che è stato colpito da un tumore ai testicoli, purtroppo già con metastasi. Maytin ha bisogno di circa 80mila dollari per curarsi e salvarsi la vita e molti tennisti hanno aderito ad una colletta organizzata dalla famiglia. Tra molti anonimi, hanno dato il loro contributo Adil Shamashdin, Max Schnur, Alejandro Gonzalez, Maximilan Neuchrist, Ricardo Hocevar, Facundo Bagnis, il nostro Andrea Vavassori appunto, Jay Clarke, Renzo Olivo, Dustin Brown, Fabrice Martin, Mauricio Echazu, Horacio Zeballos, Cameron Norrie, Jan Lennard Struff e molti altri, il suo coach Martin Alund. Mi permetto io di dare pubblicità di questo nobile gesto affinchè chi legge possa a sua volta sentirsi vicino e aiutare (qui la raccolta fondi) lo sfortunato tennista che vinse anche l’Orange Bowl under 14 nel 2003. Siamo a circa 40mila dollari, anche un piccolo aiuto può fare molto.
Alessandro Zijno