Guido Andreozzi, non solo Challenger
Guido Andreozzi: argentino, 27 anni, 108 ATP
Sviluppo Potenziale: 90% (può migliorare qualcosa in ogni fondamentale)
Guido Andreozzi fino ad oggi è stato uno di quei frequentatori assidui dei Challenger che su terra battuta tra Europa e America hanno dato battaglia quasi ogni settimana. Per molti osservatori sembrava destinato a rimanere nell’anonimato del tennis di categoria secondaria, ma una volta a Perugia l’arbitro internazionale Nicholas Stellabotte mi consigliò di tenerlo d’occhio che si sarebbe rivelato un giocatore interessante. Ed in effetti è stato così ed ora è stabilmente vicino alla top 100 con qualche chance di agguantarla. A mio parere ce la farà ad entrare forse alla fine di questa stagione, tuttavia sarà difficile mantenerla e il suo obiettivo massimale appare quello di stare a ridosso della fatidica posizione 100 ATP che garantisce da sola in pratica 100mila dollari in un anno, grazie all’ingresso nei tabelloni degli Slam. Di più è difficile chiedergli, sebbene qualche scalpo su terra battuta potrà esibirlo prima o poi.
La Scheda
Ottiene ormai da anni risultati solo su terra battuta sebbene non disdegni il veloce e non abbia caratteristiche di solo lottatore. Ha un gioco abbastanza piatto infatti e gli piace spingere col diritto. Servizio e rovescio a due mani sono buoni ma ancora non fruttano punti. A rete viene generalmente solo a prendersi il punto. E’ uno di quei giocatori che se in giornata può dar fastidio e quando imbrocca la settimana giusta è fastidioso, con un diritto lungolinea che “spacca”. Fisicamente l’argentino, alto 183 cm per 77 chili, manca ancora di esplosività, e forse non possiede ancora quella velocità di palla e capacità difensive allo stesso tempo che occorrono per ottenere risultati nei 500 ATP. Ha gambe lunghe, che gli consentono buoni recuperi in allungo ma lo frenano come rapidità. Attenzione però perché la mancanza di chiari punti deboli è una sua forza.
Le Dichiarazioni.
“Sono nato a Buenos Aires e ho cominciato a giocare nei campi dell’Athletic Harrods, lavoro con Mariano Hood da molti anni, e in questa stagione con due vittorie nei Challenger di Tunisi e Punta Del Este in Uruguay ho dimostrato di poter stare nel tennis che conta. Per chi sta nelle retrovie in classifica è davvero dura andare avanti, perché fuori dai top 100 è davvero complicato mantenersi economicamente. Bisogna girare molto, adattarsi ad ogni condizione. Io amo molto l’Italia, mi trovo bene per il clima, per la cucina fantastica e anche per la gente che è simile a quella argentina. Del resto il 50% di noi argentini è di origine italiana e anche io lo sono. Il nostro lavoro di tennisti professionisti non ci consente di visitare le città in cui giochiamo i tornei, ed è qualcosa che mi ripropongo di fare quando smetterò di giocare, tra 100 anni.”
La storia
Guido Andreozzi è nato a Buenos Aires il 5 agosto 1991 e da sei anni ormai veleggia intorno alla posizione numero 200 del mondo con punte vicine ai 100. Da bimbo fu notato da vari allenatori e in Argentina divenne così forte da essere convocato in tutte le nazionali giovanili. Nel 2007 portò la sua nazione alla finale della Youth World Cup che in quella occasione si disputò in Italia. Un serio infortunio alla schiena lo bloccò per quasi tutto il 2010, però nel finale di quella stagione azzeccò un Futures in Perù e tornò a sentire le sensazioni giuste. Mariano Hood vedeva il lui la giusta “garra” e le qualità necessarie per sfondare e investì sul gioco di questo ragazzino. Nel 2012 il primo successo a livello Challenger a soli 21 anni ottenuto ancora in Perù condita da una qualificazione agli US Open, poi un’altra vittoria di prestigio a San Juan l’anno successivo prima di fare 3 anni con una buona costanza di risultati ce lo hanno portato al best ranking 102 ATP nel giugno di quest’anno con un buon secondo turno al Roland Garros.
Alessandro Zijno