Edoardo Lavagno, la voglia di giocare e non mollare mai: “Un percorso di crescita continua”. Uno staff competente e all’avanguardia può condurlo lontano
Edoardo Lavagno è uno dei giovani azzurri che più di altri si sta mettendo in mostra in questi ultimi mesi. Il tennis italiano sta vivendo un momento molto buono sul piano dei risultati: tutto nasce quando qualche anno fa Umberto Rianna fu nominato responsabile degli Over 18 dalla Federazione e sbocciarono così i Berrettini, i Sonego, i Mager, vorrei citare anche Edoardo Eremin che ora ha interrotto la sua carriera internazionale per dedicarsi al Padel. Dietro loro per altro ci sono decine di tennisti italiani che stanno lottando nei Challenger per salire, come Andrea Pellegrino, Stefano Napolitano, Federico Gaio e moltissimi altri che non nomino solo per non dilungarmi, oltre ai due fenomeni Musetti e Sinner dove la Federazione ha supportato i relativi staff. Il segreto è stato finora un po’ questo: Tirrenia, (dove la guida sicura come Direttore del Centro di Giancarlo Palumbo fa sempre la differenza con i coach Castrichella, Galoppini, Tenconi e diversi altri), utilizzata come un supporto, un aiuto, un valore aggiunto agli staff dei ragazzi. Questa sinergia con gruppi come quello di Piatti o di Santopadre ad esempio ha prodotto i Sinner e i Berrettini, per non parlare di Cobolli che sta bruciando le tappe.
In questo contesto mi è piaciuto raccontare tuttavia una storia diversa, non derivante dalla gestione FIT: proprio questa di Edoardo Lavagno, 23 anni e numero 392 del mondo (best ranking), 4 anni persi per numerosi infortuni ormai risolti, un ragazzo cresciuto decisamente lontano dai riflettori grazie ad una famiglia solida affettivamente alle spalle, un allenatore come Laurent Bondaz, appassionato e preparato, e uno staff che nel tempo si è arricchito di figure importanti come Andrea Lemma, il preparatore, e Tommaso Iozzo, il mental coach. Senza dimenticare il numero uno al mondo della videoanalisi, Danilo Pizzorno, che fornisce le sue consulenze.
Ho cominciato a seguire Edoardo Lavagno per curiosità attraverso i risultati e i commenti che i miei amici tennisti mi mandavano a riguardo. Avevo quindi scoperto, senza che ancora lo conoscessi direttamente, un ragazzo umile, lavoratore, appassionato e con doti superiori alla media. Parlandoci mi sono sempre più convinto delle sue possibilità. Con l’idolo Nadal come punto di riferimento, mancino come lui, ecco la chiacchierata con questo ragazzo ancora giovane ma già maturo sotto alcuni aspetti.
Edoardo, come hai cominciato col tennis?
“Ho iniziato a giocare a tennis a 8 anni, al tennis rivoli 2000, perché i miei genitori erano soci lì e io stavo ore ed ore al circolo a fare muro. Un Maestro mi vide e mi fece fare una prova. Mi piacque tanto e lì nacque tutto.”
Da che tipo di famiglia provieni?
“I miei sono supersportivi, appassionati di tennis, mio papà è un rappresentante di occhiali e mia mamma una casalinga, mi hanno sempre sostenuto e stimolato.”
***************************Il papà Pierantonio “Tato” Lavagno***************************
“Da genitori io e mia moglie siamo molto orgogliosi del percorso che Dodo sta facendo al di fuori dei risultati che sta ottenendo. Noi siamo una famiglia umile, e Dodo ha dovuto affrontare tanti sacrifici e viaggi in solitaria, perché non ci potevamo permettere di farlo accompagnare. Ha imparato a viaggiare da solo, e a risolversi i vari problemi che di volta in volta si presentavano. Siamo contenti che sia cresciuto con la consapevolezza che il lavoro paga e nel rispetto delle persone che collaborano con lui. Il team è formato, come tu sai, praticamente da 10 anni. Il risultato migliore che abbiamo ottenuto è quello di vedere nostro figlio felice della vita che sta conducendo….e per dei genitori credo che questo fosse il vero obiettivo che ci eravamo prefissati in partenza. Ora ci stiamo godendo il buon periodo di forma e gli auguriamo di continuare ad inseguire i propri sogni.
Papà e Mamma.”
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Ricordi il primo Maestro?
“Il mio primo Maestro fu Silvio Moine, al Rivoli 2000, poi però fu lui stesso a consigliarmi di provare altrove per inseguire il mio sogno. Andai così verso i 13 anni ad Alba, con Alessandro Boero e Andrea Bonaffini. Mi allenavo con Stefano Battaglino, ancora mio grande amico. Ma la distanza era parecchia da casa mia e provai a cambiare.”
Primo torneo pro?
“Primo torneo a Saint Gervais, in Francia, me lo ricordo bene. Giocammo dopo 3 o 4 giorni perché pioveva, e tra l’altro a 100 km di distanza su un altro campo. Vinsi 6-4 al terzo dopo una gran partita contro l’argentino Luciano Agustin Fisicaro che spaccò anche la racchetta, lo ricordo benissimo. A fianco a me giocavano due giovanissimi Sonego e Vavassori, ricordo che Sonny vinse con crampi alla mano, mentre mi pare che Wave non fosse molto contento di come aveva giocato. Io ero un ragazzino allora, non ero nemmeno ben formato fisicamente. Fu comunque una bella esperienza ance se al secondo turno di qual persi col francese Massa che cmq era forte. Fu comunque una bella esperienza.”
Due settimane da urlo e primi titoli, Kazakhstan 2021.
“Partivo dalle quali, mi sentivo fin da subito supercarico a livello mentale e fisico. Fino a quel momento, parliamo appunto del 2021 avevo sempre giocato nei classici posti, più vicino o al Cairo, Tunisia, Santa Margherita di Pula; invece in Kazakhstan, il fuso orario, il luogo esotico, 16 ore di viaggio, mi rendevano tutto molto eccitante. Dall’altra parte del mondo, completamente da solo, fu una emozione enorme. Dopo la finale, col russo Shevchenko, non ricordo se chiamai prima i miei o Laurent (Bondaz ndr) ma di sicuro ero ancora in campo. In quelle due settimane lì, vinsi tutti i tie break, e non fu casuale: mi cominciavo a sentire competitivo, più forte. Ci fu uno switch mentale che non solo funzionava per me ma riuscivo a farlo sentire anche ai miei avversari. Mi capitò anche di andare sotto nel punteggio ma non lasciavo mai la sensazione all’avversario di avercela fatta, e questa convinzione mi aiutò a recuperare. Non fu solo il miglioramento tecnico a portarmi al successo ma proprio una consapevolezza diversa, nuova, una dimensione vincente.”
Capitolo infortuni. Come ne sei uscito?
“Purtroppo gli infortuni capitano, il lato positivo è che ti formano caratterialmente: ho perso 4 anni per vari problemi fisici e ne sono uscito più forte. Mano, Nervo Ulnare, Sovraspinato della spalla, piede, ginocchio, non mi sono fatto mancare nulla. Devo ringraziare l’ortopedico Dott. Blonna che mi convinse a non mollare, mi illustrò cosa si poteva fare per il problema al gomito che mi stava facendo smettere di sognare. Fu importante per me rendermi conto che potevo farcela a tornare a giocare senza dolore. Il Dott. Blonna intuì che prima c’era da sistemare la mano, mi operò e ricominciai a prendere la racchetta in mano e colpire senza sentire un dolore irresistibile come mi stava accadendo prima.”
C’è stato un momento della svolta per la tua carriera?
“In realtà una partita che mi diede concretamente l’idea di svoltare non c‘è. E’ un percorso. Facendo esperienza riesci a sentirti a tuo agio e fare prestazione nei momenti anche difficili, e questo lo senti tu entrando sempre più in zona di confort, ma lo sentono anche gli avversari e questo ti aiuta in certi contesti. Più fai punti, più superi ostacoli, e più prendi consapevolezza dei tuoi mezzi, già dai mesi precedenti al Kazakhstan mi stavo sentendo più sicuro dei miei mezzi. Parlo dei tornei al Cairo o ad Antalya, dove stavo riuscendo ad essere più aggressivo e sentirmi protagonista delle mie scelte di gioco, anche quando non portavano al punto. Potremmo dire che è una conquista di gradini di consapevolezza.”
La giornata tipo di Edoardo Lavagno?
“La giornata tipo dipende se siamo in carico. Tre o quattro sedute al giorno tra tennis e preparazione fisica: 8.45 warm up, poi dalle 9 alle 11 in campo, e poi altre 2 ore circa in palestra o comunque preparazione atletica, si pranza e alle 14.30 si ricomincia il riscaldamento per entrare in campo alle 15. Poi 16.45 di nuovo atletica fino alle 18.45 circa, doccia e via a casa. Se c’è da incordare le racchette per il giorno dopo incordo, altrimenti relax, magari con un po’ di playstation che mi piace sempre o mi guardo un film.”
Il tuo colpo preferito.
“Colpo preferito il diritto a sventaglio in entrambe le declinazioni, sia inside in che inside out. Il mio allenatore Laurent Bondaz insisterebbe di più sull’inside in e probabilmente ha ragione. Una delle mie tattiche può essere il servizio in slice ad uscire da sinistra, per poi girarmi col diritto e prendere l’iniziativa per comandare l’inerzia dello scambio.”
Su cosa state lavorando in particolare nel periodo?
“Negli anni abbiamo dovuto lavorare col servizio davvero tanto per renderlo migliore. Oggi sento di riuscire a prendermi qualche punto direttamente o indirettamente col servizio. Ci sono dei margini ancora enormi, sia sulla precisione che sulla velocità e sulle rotazioni. Ma credimi, tantissimo lavoro. Nel corso del tempo abbiamo fatto tanti tentativi e altri ne verranno. Dall’avvicinare le gambe (I piedi), alla posizione da dove servire, passando per mille dettagli. Ho fatto fatica, ma finalmente sento il servizio come un’arma di poter sfruttare sempre meglio.”
Parliamo del tuo Coach ormai storico?
“Laurent Bondaz. Con lui siamo insieme da più di 10 anni, mi ha cresciuto lui. Capita che ci scontriamo e sono scontri duri perché siamo due tosti. Però alla fine uno dei due fa un passo indietro perché c’è stima e affetto reciproci. E’ severo, esigente, ma per insegnarmi certi valori all’inizio. Adesso lo fa semmai per migliorare e trovare quella consapevolezza di cui parlavamo prima.”
*******************Laurent Bondaz parla di Edoardo Lavagno**************************
“Il solido rapporto con Edoardo lo abbiamo costruito nel tempo, sono quasi 11 anni che lavoriamo Insieme. Edoardo ha avuto momenti complicati, e sono stati tanti, a causa degli infortuni che lo hanno tenuto lontano dai campi per diverso tempo: tra i 16 e i 20 anni, poco tennis giocato, pochi tornei, il rischio di dover abbandonare questo sport…Però ci abbiamo creduto sempre. Fu fondamentale in certi momenti l’apporto di Andrea Lemma, il preparatore fisico, che passava tantissimo tempo con lui. Quello che mi preme maggiormente, ed è un po’ la mia filosofia, è che la crescita tennistica del ragazzo vada di pari passo con la crescita della personalità fuori dal campo. Spronarlo ad organizzarsi, a prendersi responsabilità, imparare a gestirsi anche da solo, in quanto il tennis è uno sport individuale. E’ fondamentale costruirsi un team, un gruppo di lavoro dove ci sia fiducia reciproca, un team che ti supporti: i valori umani di un ragazzo restano tuttavia molto importanti. I pregi di Edoardo sono quelli di essere istintivo, trovando la giusta aggressività e cercando di imporre il suo gioco il più possibile. Negli anni passati e ancora oggi lavoriamo per incanalare nel miglior modo possibile questa sua voglia di essere decisivo e aggressivo durante le partite, cercando di interpretare i differenti momenti di un match. Ogni tanto bisogna anche abbassare il ritmo durante le partite, valutando le varie situazioni. Abbiamo lavorato molto anche su essere ordinati a livello tattico. Tecnicamente cerchiamo di non fermarci mai, continuando a mettere a punto i dettagli che a parer nostro possono essere migliorati. E poi rendere ancora più efficaci quelle cose che già funzionano. In questa ottica è importante l’aiuto di Danilo Pizzorno, che ci semplifica il lavoro. Tatticamente l’idea è quella di spingersi qualche volta in più nei pressi della rete per conquistare qualche punto in più. Per questo diamo più importanza al doppio durante i tornei. Il gioco di volo ne giova molto, perché in doppio colpiamo molte più palle nei pressi della rete stessa. Il rapporto tra me e Edoardo si basa sulla fiducia, sulla trasparenza e sull’onestà. Ogni tanto qualche discussione e qualche confronto sono anche necessari per poter crescere insieme. Edoardo è molto motivato, sta prendendo mano mano maggior consapevolezza del suo valore, e devo dire che sta iniziando ad essere premiata la sua perseveranza anche nelle prestazioni e nei risultati. Quei periodi bui dovuti agli infortuni avrebbero potuto portarlo a dire basta e invece….eccolo qui che comincia a togliersi delle belle soddisfazioni. E penso ci sia ancora margine di miglioramento….”
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Prima l’uomo, poi l’atleta e il tennista, mi trovo perfettamente in sintonia con Coach Bondaz così come la costruzione di un team che lavori in sintonia e in programmazione congiunta e sincrona dei lavori. Mi piace sottolineare anche l’importanza assoluta della “istintività” che riesce a mettere in campo Edoardo: solo il tennista che riesce a portare nel gesto la massima istintività, facendo lavorare la parte “animale” (lo scimpanzè direbbe Steve Peters nel celebre “il paradosso dello scimpanzè”) durante il gioco, riesce a risolvere velocemente i problemi motori che la pallina ci impone. E se l’animale (la parte emotiva) ci sta boicottando, allor far entrare in gioco il cosiddetto pilota automatico. E tutti i tennisti PRO hanno un pilota automatico con un bagaglio di informazioni motorie eccezionali. Per questo si dice che “pensare” troppo non faccia bene all’esecuzione del colpo e per questo molti tennisti, direi ormai quasi tutti, utilizzano le routines al fine di far entrare il pilota automatico nelle migliori funzioni. Naturalmente tutto ciò semplificando molto l’argomento. E per questo in fondo è importante il mental coach che lavori in totale sintonia col resto dello staff, come nel caso ottimo di Bondaz e Iozzo. E oltre alla sintonia è importante la sincronia, cioè quel lavoro “integrato” di cui parlerà anche Andrea Lemma nel suo intervento.
Da chi è completato lo staff?
“Lo staff è completato da Andrea Lemma che è il mio preparatore atletico da molto tempo ormai, penso 8 anni, anche lui persona eccezionale e punto di riferimento. Psicologo Tommaso Iozzo, rapporto importante, ci vediamo e c’è una grande sintonia. Mi ha aiutato molto nei momenti difficili. Li devo ringraziare uno ad uno.“
*************************Andrea Lemma parla di Edoardo Lavagno**************************
Andrea Lemma,
Preparatore atletico di tennis 2°livello
Laurea magistrale in scienze motorie
Preparatore fisico FIGC
Allenatore nazionale FIDAL
Svolge l’incarico di preparatore atletico di tennis dal 1993, ma nel contempo ho svolto numerose altre mansioni sempre come preparatore, tra cui preparatore della Squadra Nazionale Italiana di sci alpino, preparatore fisico della Juventus FC, preparatore di pallavolo serie A e B, preparatore di Basket e di nuoto. La sua formazione e le sue esperienze lo hanno portato a crescere professionalmente grazie alla possibilità di vivere sport di alto livello e di potersi confrontare con numerosi colleghi di tutto il mondo.
“Alleno Edoardo Lavagno da molti anni, precisamente dal 2014 anno in cui ha iniziato a svolgere attività a tempo pieno mattino e pomeriggio. Abbiamo fin da subito trovato un buon feeling lavorativo e anche personale che è andato consolidandosi con la frequentazione quotidiana in palestra e sul campo di allenamento. Abbiamo vissuto momenti difficili a causa di alcuni infortuni abbastanza singolari e inusuali che l’hanno costretto a non poter giocare a tennis per periodi prolungati. In tutti questi momenti abbiamo trovato insieme il modo di mantenere gli stimoli per restare “sul pezzo” e, oltre alle normali attività di recupero, abbiamo avuto la possibilità di passare quotidianamente molte ore facendo attività alternative…siamo andati in bicicletta, in alta montagna a fare escursioni, a fare corsa in montagna…praticamente ha vissuto al mio fianco durante tutti i vari periodi della sua carriera tennistica. Mi sento di affermare che abbiamo instaurato un rapporto di fiducia e stima che ci permette ad oggi di poter lavorare a distanza quando è impegnato nei vari tornei in giro per il mondo. Tendiamo ormai a capirci al volo.
Dodo è ormai un atleta completo, siamo riusciti nel tempo a colmare le lacune e ad incrementare i suoi punti di forza, ha una buona capacità elastico-reattiva, ma risulta essere anche resistente grazie alle sue caratteristiche metaboliche. Gradualmente siamo passati da una preparazione volta alla formazione fisica di un giovane tennista, al cercare soluzioni di alto livello per un giocatore più evoluto. La preparazione che svolgiamo tiene anche in forte considerazione la prevenzione agli infortuni, utilizziamo spesso la piscina come strumento di allenamento in modo da non avere sovraccarichi articolari, ma continuiamo a svolgere allenamenti con sovraccarichi, di corsa e spostamenti specifici per il tennis. Grazie alla grande collaborazione con il maestro Laurent Bondaz, siamo riusciti spesso a fare quello che definisco “allenamento integrato” in cui si coniugano la preparazione e la tecnica tennistica in campo.”
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**********Tommaso Iozzo parla di Edoardo Lavagno******************************************
“Ho iniziato a lavorare con Edo quasi 6 anni fa, e posso dire che sia stato uno dei primi atleti (se non il primo) sul quale ho potuto constatare i benefici di un progetto continuativo nel tempo. Con lui posso portare avanti dei concetti che reputo fondamentali e posso anche sperimentare in base alle sue esigenze….ogni volta che mi chiedono di lui non posso che dire di essere orgoglioso prima di tutto della persona che è, della sua educazione e del suo impegno. Inoltre permettimi una menzione speciale alla sua famiglia con la quale condividiamo questo viaggio e che è fonte inesauribile di sostegno e il suo team composto dagli amici Laurent e Andrea, professionisti seri ma soprattutto appassionati! Siamo una bella squadra e sono orgoglioso di farne parte.”
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Dove vi allenate con questo importante staff?
“Da 4 anni facciamo base al circolo Ronchiverdi di Torino, dove c’è tutto per potersi allenare bene, compreso il sentire il supporto dei dirigenti e anche dei soci. La dirigenza mi supporta al 100%, è davvero importante per me tutto questo, e non smetterò mai di ringraziarli.”
Obiettivi a breve o medio termine?
“Obiettivi di classifica al momento non me ne fisso, penso al livello perché se sali di performance media poi sali di classifica. I Challenger sono una sfida, una meravigliosa sfida e ho fiducia che gradino dopo gradino posso starci dentro. Ci vuole tempo, pazienza, abitudine ad un circuito differente da quello Futures.”
Il 2022 sembra promettere bene…
“Il 2022 è partito bene: prima settimana finale al Cairo, poi una semifinale la settimana dopo. In Repubblica Dominicana altra sfida di un viaggio lungo, e per altro la prima settimana non era andata bene. C’erano condizioni difficili, tanto vento e palle che rimbalzavano alte. Seconda settimana, a Punta Cana, meglio anche perché mi ero cominciato ad abituare a quelle condizioni così differenti dall’Europa, allenandomi tantissimo proprio su quei campi. A quel punto ho espresso un tennis davvero buono, servendo molto meglio anche col vento, ne gestivo meglio direzioni e potenza. Ed è stato un successo, col titolo. A Marrakech si è replicata un po’ la stessa situazione della Rep. Dominicana: prima settimana per ambientarmi, i campi erano messi male per le tempeste: nel primo torneo ho perso nei quarti perdendo con Antonio Cayetano March, un ecuadoriano contro il quale non ho trovato soluzioni pur giocando bene. Ero quindi rimasto in fiducia, e nella seconda settimana al primo turno ho incontrato il francese Gabriel Debru e ho vinto un match non banale contro un tennista di cui sentiremo parlare. Debru ha 16 anni, è numero 11 al mondo come Juniores e mi ha impressionato, già molto solido, determinato, professionista nel modo di giocare. Da lì è salita ancora di più l’autostima e anche se nei giorni precedenti a questa seconda settimana non ero sato benissimo, ho ingranato la quarta e mi sono portato a casa il titolo.”
Cosa può dare fastidio del tuo gioco agli avversari?
“Quello che può dare fastidio del mio gioco agli avversari è il fatto di essere mancino, e anche il fatto che la mia velocità di palla è alta, ho un ritmo di crociera piuttosto alto. Velocità di palla e anche pesantezza, non tutti sono abituati. Però questo a volte mi può anche costar caro se vado in sovraritmo e finisco per complicarmi la vita da solo.”
E che tipo di giocatori avversari ti danno fastidio?
“A me infastidiscono i tennisti che mettono pressione e cercano di comandare. Pur muovendomi bene non sono a mio agio troppo a difendere, tuttavia sono migliorato molto sotto questo aspetto e ultimamente ho trovato contromisure a vari giocatori con caratteristiche di attacco e pressione. Ad esempio al Challenger di Sanremo proprio nell’ultimo torneo, dove ho superato le quali (brillantemente ndr), ho trovato al primo turno l’ucraino Vitaly Sacko che anticipava tutto e mi toglieva l’iniziativa.”
Programmazione futura?
“Challenger di Barletta, poi qualche 25mila per provare a puntellare la classifica e renderla solida”.
Che consigli daresti ad un ragazzo che si comincia ad affacciare al circuito internazionale PRO?
“Primo consiglio non mollare alle difficoltà dei 15mila dollari: il livello è alto, ci sono tanti giocatori esperti, tanti tennisti che provano in tutti i modi ad uscire. Non farsi mettere i piedi in testa, accettare posti brutti, cibo pessimo, condizioni di gioco difficili, ma bisogna tenere la barra dritta. Un altro consiglio è quello di cercare di finanziarsi le trasferte con Open, Bundesliga, insomma raggranellare qualcosa per poter viaggiare e mantenersi. Una stagione costa tanto. Le spese sono altissime e le entrate poche. Bisogna sapersi adattare. Io ad esempio ho trovato qualche sponsor ma non è stato semplice. Bisogna davvero crederci fino in fondo.”
Oltre la tua famiglia e il tuo staff c’è qualcuno che senti di ringraziare?
“Sì, i miei sponsor “TCM Forniture industriali”, “Eurfork”, “SantaCruz Caffè” e “Fisioinerzial”, “Chiusano Immobiliare” sono molto importanti per me e li voglio ringraziare pubblicamente”
Chiudo questa intervista con un mio personale parere: Edoardo ha le idee chiare, è supportato da una famiglia che gli ha fornito gli strumenti culturali per poter migliorare sotto tutti i punti di vista, ha uno staff di livello altissimo, nulla gli è precluso.
Alessandro Zijno
bellissima intervista, quando c’è passione, sogno, determinazione il sacrificio non lo vedi e non lo senti.
Parole sante Rossella, sono orgoglioso di te come Allieva!!! Stai facendo progressi enormi e non è certo scontato!