Giulio Palermo, avvocato esperto in procedimenti disciplinari al TAS di Losanna: “Perché i tennisti vengono assolti dai giudici ma condannati dalla TIU”?

                                                                                                                                      Introduzione

La Storia

Nel 2016 e nel 2017 ho personalmente girato il circuito Challenger e ITF Futures e con i miei occhi ho potuto osservare quanto i tennisti fossero impauriti anche semplicemente di parlare di un dolore al ginocchio o di un momento delicato sul piano personale. Sugli spalti infatti non solo appassionati di tennis, ma anche tanti, forse troppi scommettitori a caccia di informazioni o di semplici intuizioni per giocare contro o a favore di un determinato tennista. E’ sicuro che a fronte di centinaia di ragazzi professionisti puliti e mai dediti al gioco, esista una minima percentuale di tennisti che per una serie di ragioni, ovviamente economiche, possa alterare di proposito un risultato o una parte di esso. Qualcuno mi ha raccontato che gli anni dal 2011 al 2015 circa sono stati il bengodi di chi voleva truccare le partite sia nei Challenger sia nei circuiti maggiori. Betfair, l’exchange, non aveva interesse a monitorare più di tanto l’andamento dei match e delle quote relative, perché guadagnava comunque, visto che prendeva solo commissioni e non rischiava direttamente. Quando Betfair.com fu messo fuori legge in Italia e in tutta Europa e i book asiatici cominciarono a non riassicurare più quelli europei su alcuni match, beh gli scenari cambiarono. Nel frattempo, sempre in quegli anni, molti tornei internazionali cominciarono ad essere direttamente sponsorizzati dai bookmakers e  si sostenevano vendendo i diritti proprio ai gestori internazionali delle scommesse. Tralasciando gli aspetti etici e le ricadute sociali delle tante persone che hanno rovinato loro stesse e le loro famiglie per il betting, proveremo a spiegare come funziona il match fixing, come viene scoperto con mezzi tecnici informatici e indagini tradizionali, e anche come viene gestito dalle mafie e da organizzazioni criminali trasversali.

Gli Attori

Chi sono gli attori di questa intrigata vicenda?

1) i bookmakers che hanno interesse a che non ci siano brogli contro loro stessi (se guadagnano va bene anche se ci sono brogli);

2) gli organizzatori dei tornei che hanno interesse che i book siano soddisfatti, altrimenti non sganciano i soldi;

3) gli scommettitori che ne fanno un loro business e quindi vogliono andare in attivo conoscendo prima l’esito degli eventi;

4) l’ATP e L’ITF che desiderano dimostrare integrità e pulizia del sistema tennis per rendere il prodotto più appetibile alle televisione e agli altri sponsor istituzionali e tradizionali.

5) Poi ci sono i tennisti: che come potete rendervi facilmente conto sono in mezzo a tutti questi interessi. Loro devono giocare garantendo il massimo impegno affinché tutti questi interessi siano soddisfatti. E devono farlo garantendo anche un livello mediamente buono e interessante.

Il Corto Circuito

Dove va in corto circuito il sistema? Nel guadagno dei prize money dei tornei ITF, che non permettono nemmeno lontanamente di sopravvivere a chi non arriva agli atti conclusivi dei tornei. In soldoni se vinci o fai finale in un 15mila attuale vai in leggero attivo o pari, se vai fuori prima sei in perdita considerando le spese che devi affrontare in quella settimana. E di tutto questo L’ITF e l’ATP provano ad occuparsi, ma finora senza successo. Così succede che molti tennisti davvero forti, che non avrebbero nessuna intenzione di vendersi partite o set o games, si trovano nella scomoda posizione di avere problemi economici da risolvere velocemente per continuare l’attività. Se ti offrono mille euro per perdere un game, quando se vinci l’intero torneo, cioè 5 partite, incassi altrettanto o poco di più, beh, la tentazione può sopraffarti. Soprattutto se non navighi nell’oro e nemmeno in acque economiche serene. Fino al 2010 a fare “match fixing” erano soprattutto tennisti di buon livello, anche top players probabilmente in alcuni casi, come forse capitò al russo Davydenko, ricattati per vari motivi da bande criminali. Più che per motivi di ristrettezze economiche i match fixing di quell’epoca erano più favori fatti ad amici o nemici potenti che inganni strutturati come divennero poi mano a mano. La svolta, che io colloco idealmente nel 2012/2013, fu quando alcuni provider come Bet365 ad esempio, cominciarono a quotare gli incontri anche nelle lavagne live e non solo prematch. Lì cambiò tutto e si cominciarono a quotare live anche incontri degli ITF. All’inizio erano pochi e per i bookmakers era più un modo per attirare clienti che un business diretto. Una specie di “sale” da mettere nelle pietanze offerte in altri palinsesti. Alcuni scommettitori e alcuni tennisti fiutarono l’affare, complice anche la tecnologia che pian piano permetteva con i primi smartphone android di essere sempre online. I tennisti, anche minori, che giravano gli ITF, videro opportunità nuove di guadagno, la “punta” (cioè chi scommette) scoprì il mondo delle vittorie facili, semplicemente corrompendo un singolo giocatore. In Asia parallelamente si sviluppava il taroccamento delle partite di badminton, forse lo sport più “match fixed” al mondo. Con questi dati le mafie decisero di entrare direttamente nel business e cominciarono a reclutare tennisti che saltuariamente o anche sistematicamente erano disposti a “vendersi” game, set o interi match. Le voci si spargevano, c’erano tornei in cui, mi dicono fonti certe, erano più i match truccati di quelli reali: ad Antalya ad esempio andava in scena davvero il campionato del mondo di match fixing con tennisti che erano tutti soddisfatti, i vincitori e i perdenti. Il resort era sempre pieno e si dice che persino gli organizzatori cercassero notizie in cambio di sconti sulla permanenza in albergo o in cambio di Wild Card. Gli anni dal 2008 al 2014 circa sono stati davvero pioneristici ma anche di grande facilità per chi volesse truccare match e guadagnarci sopra.

La nascita e lo sviluppo della TIU

Nel 2008 in realtà era nata la TIU, Tennis Integrity Unit, una agenzia che aveva il compito di “garantire l’integrità del tennis grazie a un programma di livello internazionale che fornisca informazioni, istruzioni e tutela ai giocatori e alla grande famiglia del tennis nella sua interezza di fronte a reati relativi a corruzione e scommesse nel tennis professionistico”. Ma i primi anni furono usati più che altro per dotarsi di una struttura e organizzarla affrontando le problematiche che di volta in volta si presentavano: il budget era ridotto e le sanzioni o le investigazioni stesse erano assai rare. La prima di medio cabotaggio fu quella di Ekaterina Bichkova, poi venne il boom con la squalifica dell’austriaco Koellerer. C’è da dire che la squalifica di Koellerer divenne un caso di scuola e fu anche una grande occasione per la TIU di diventare di interesse mediatico perché il ragazzo era conosciutissimo ed ebbe una duplice funzione. La prima fu quella di dimostrare che la TIU esisteva ed aveva un potere importante, la seconda fu quella di compiacere il mondo tennistico che non vedeva l’ora di ammirare l’austriaco in catene soggiogato dalla giustizia. Del resto Koellerer ne combinava di cotte e di crude in campo e fuori e il suo life ban fu accolto favorevolmente persino dagli scommettitori per i quali un assenso di “Mad” Koellerer non equivaleva ad essere così sicuri di spillare soldi ai bookmakers, tanto era inattendibile l’austriaco. Da quel momento in poi tuttavia, i tennisti cominciarono a capire che la terra tremava sotto i loro piedi e si fecero meno spavaldi e più guardinghi. In aggiunta per altro il budget della TIU aumentava, si aggiunsero nuovi investigatori sguinzagliati nei Challenger e io stesso in prima persona ne smascherai più di uno fotografandoli mentre loro fotografavano a loro volta gli spettatori. Ma come li riconoscevo io, li riconoscevano anche i tennisti. Dal 2021 ci sarà una nuova agenzia, la ITIA, International Tennis Integrity Agency, che sostituisce la TIU e che sarà composta da ATP, ITF, WTA, Grande Slam e cinque membri indipendenti.

Nel corso degli anni poi, fino ai giorni nostri, ci sono stati numerosi casi (Kicker, i fratelli Alekseenko, Joao “Feijao” Souza), molti dei quali finiti al TAS di Losanna, come quelli di Guillermo Olaso, o dei nostri Bracciali e Starace ancora in attesa di risoluzione. Tutto questo diventa d’attualità adesso che è stato squalificato per 8 anni Quique Lopez-Perez, dopo che egli stesso era stato assolto da un tribunale ordinario spagnolo.

Le Indagini che portano al rinvio a giudizio

Come vengono fatte le indagini? E da cosa si parte? Gli spunti possono essere diversi, qui declino i principali. Gli investigatori della TIU per formulare le accuse possono utilizzare diversi elementi:

  1. Evidenze da parallele investigazioni criminali
  2. Decisioni prese da Tribunali in procedimenti giudiziari
  3. Registrazioni da tabulati telefonici, Skype o Chat
  4. Testimonianze, anche anonime
  5. Betting Analysis
  • Modelli matematici che indicano “stranezze” nell’andamento delle quote (primo screening)
  • Analisi fatte da esperti (periti) che considerano caso per caso (tra i casi segnalati dai modelli matematici/alert) in base ai movimenti di quote, al volume delle giocate (ammesso che non ci siano notizie pubbliche di infortuni o situazioni particolari).

Già qui a mio parere, in fase di raccolta di prove, può esserci un primo corto circuito che può indurre a far considerare colpevole un tennista del tutto ignaro di quello che stia capitando alle sue spalle. Pensate che non tutti i tennisti professionisti conoscono questi risvolti, molti di loro ritengono che se non si vendono i match sono inattaccabili. Ma se una quota crolla? Può iniziare una indagine. E portare a guai grossi. Anche senza un coinvolgimento diretto del tennista, che poi difendendosi male o non difendendosi affatto (convinto magari che questo non serva, nel caso si senta innocente) finisce per rischiare addirittura il Life Ban.

 E allora come è possibile tutto questo?

Avv. Giulio Palermo

Le risposte dell’Avvocato Giulio Palermo esperto in procedimenti disciplinari al TAS di Losanna.

Arriviamo al punto cardine della questione e proviamo a fare chiarezza chi è un esperto degli arbitrati davanti al TAS. Per far chiarezza, il TAS di Losanna è l’ultimo organo per fare appello alle decisioni con cui la TIU sospende o radia i giocatori per match-fixing. 

Avvocato Palermo, perché i tennisti vengono assolti dai giudici statali (come Lopez o Starace) e vengono poi condannati dalla TIU?

“La giustizia penale e giustizia sportiva sono due giurisdizioni/mondi differenti. Nella giustizia penale vale il principio della “colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio”; nella giustizia sportiva gli standard di prove a colpa scelti sono decisamente inferiori. Per spiegarlo a chi non mastica la materia, la TIU può squalificare anche con delle accuse che soddisfino solo il 51% di grado di colpevolezza, vale a dire delle prove non schiaccianti. I Tennis Governing Bodies hanno adottato nei loro regolamenti questo standard probatorio (il più basso che esiste nel diritto sportivo) per attuare la politica della zero-tollerance. I giudici in un procedimento penale devono dimostrare un accordo tra il tennista ed altre persone per arrivare ad una condanna, alla TIU basta dimostrare che l’accordo sia più verosimile rispetto all’ipotesi contraria. Il TAS di Losanna è di norma più garantista visto che adotta uno standard probatorio più alto (“comfortable satisfation”), vale a dire un approssimativo 60% di colpevolezza. Tuttavia, nei procedimenti di appello della TIU, anche il TAS deve applicare il 51%, visto che il procedimento d’appello al TAS si svolge sulla base dei regolamenti dei Tennis Governing Bodies.”

Ci sono altri elementi in questi regolamenti che risultano problematici per i giocatori imputati?

 “I Tennis Governing Bodies hanno altresì deciso che i casi sono decisi ai sensi del diritto della Florida. Dato che la stragrande maggioranza dei tennisti indagati naviga in acque economiche non brillantissime, appare difficile che arrivino a sostenere i costi di un avvocato specializzato in diritto sportivo e che abbia conoscenza del diritto della Florida. Ciò comporta che tanti dei tennisti indagati e poi condannati hanno rinunciato a difendersi (il che equivale ad ammettere la propria colpa dei sensi del regolamento applicabile) o al massimo facendosi seguire dal proprio avvocato di fiducia che generalmente non conosce alcune problematiche essenziali del diritto e dei regolamenti applicabili.”

Come mai la TIU pubblica solo stringate comunicazioni relative agli esiti delle condanne dei procedimenti disciplinari?

“Questo è un altro snodo fondamentale” spiega l’Avvocato Giulio Palermo. “Nei sistemi giuridici anglosassoni (tra cui il diritto della Florida) i precedenti giurisprudenziali sono vincolanti. Se il tennista e/o il suo avvocato non hanno accesso a tutti ai ragionamenti che hanno portato a determinate decisioni di condanna, diventa difficile preparare una difesa efficace. L’accusa ha il vantaggio di poterne conoscere i dettagli, la difese del giocatore no. Oltretutto a differenza di quanto succede nel calcio con FIFA e UEFA, le sanzioni non sono prestabilite nel caso dei tennisti. In altre parole si conoscono le violazioni da evitare ma non l’entità della sanzione eventuale. Il che crea una discrezionalità esagerata degli organi preposti a giudicare”.

A questo punto abbiamo elencato le problematiche. Le soluzioni? Difesa immediata e Ricorso eventuale al TAS di Losanna? L’avvocato Giulio Palermo è chiaro su questo punto:

Come dicevo, non difendersi equivale ad ammettere le proprie colpe dinnanzi alla TIU.  La scelta di non difendersi può tuttavia risultare una possibile opzione nel caso in cui si voglia contestare la decisione del TIU in appello al TAS, dove tre arbitri (di cui uno nominato dal tennista) giudicano al caso de novo (vale a dire anche sulla base di prove che potevano essere presentate nel giudizio di primo grado con la TIU). Molti giocatori tuttavia non impugnano la sentenza al TAS di Losanna perché ritengono, a torto, di non avere i mezzi finanziari per farlo. Il TAS infatti fornisce (solo per l’appello al TAS e non per i precedenti procedimenti dinnanzi alla TIU) la possibilità di avere un avvocato d’ufficio nel caso in cui il tennista riesca a dimostrare la sua incapacità di fare fronte a alle spese legali in base ai criteri indentificati nella Guidelines on Legal Aid del TAS”.

Nel 2016 le istituzioni mondiali del tennis chiesero a 3 avvocati esperti nella materia di fare una fotografia della situazione (sia sul piano del betting relativo al tennis, sia sulle condizioni socio-economiche relative ai tennisti e all’organizzazione dell’intero movimento): così fu istituito l’IRP, l’Indipendent Review Panel. A fine 2018 arrivò la pubblicazione (cliccate qui) ed è interessantissima, (andate a leggere soprattutto se siete degli addetti ai lavori!) che evidenziò già tutte le imperfezioni e fornì di fatto gli strumenti per correggere delle distorsioni che erano e rimangono anche evidenti.

A mio parere e confortato dalle opinioni dell’Avvocato Giulio Palermo possiamo concludere che i prize money troppo bassi a livello ITF e Challenger, la disinformazione o poca informazione data ai tennisti su come e quando difendersi tempestivamente e le difficoltà legate alla possibilità di scommettere su tornei anche di “Lowest Level” rappresentano gli scogli da superare e le imperfezioni da appianare.

Alessandro Zijno