Intervista a Danilo Pizzorno, il guru della videoanalisi: “Competenza ed esperienza per far migliorare i tennisti, dai professionisti agli amatori.”
Favolosa intervista a Danilo Pizzorno, colui che ha portato la videoanalisi legata al tennis in Italia. Ora, tra gli altri, lavora anche con Coach Daniele Silvestre nello staff di Federico Gaio, oltre a collaborare anche negli staff di Lorenzo Sonego (con coach Gipo Arbino) e Jasmine Paolini (con coach Furlan).
Gli inizi.
“Io nasco come maestro di tennis poi nel 2007 ho cominciato questa avventura della videoanalisi, uscendo dal campo come insegnante e dedicandomi esclusivamente a questo servizio. Già dalla fine degli anni 90 avevo cominciato a sperimentare, nonostante la tecnologia a quei tempi fosse ancora molto limitata. Ho fatto molta esperienza che mi è venuta utile dopo, quando ho deciso di dedicarmi solo alla videoanalisi, come supporto per professionisti ma anche amatori. Oggi ho davvero tanto lavoro, con tennisti di livello altissimo ma anche circoli in giro per l’Italia. Ormai sono 24 anni di esperienza.”
Quando è nata l’idea e la passione per la videoanalisi?
“Il passaggio è stato semplice e naturale, quando nel 2006 sono “uscito” dal campo mi sono reso conto che potevo vivere di questo. Prima lavoravo al Monviso e facevo il maestro , dividendomi tra il lavoro classico e il videoanalista. Mi sono accorto che non riuscivo più a fare bene entrambe le cose contemporaneamente, ho fatto un grosso investimento in attrezzature e ho deciso di investire anche le mie energie nel progetto di videoanalisi. Adesso è tutto più semplice, si può filmare col telefonino, la tecnologia è molto più alla portata, anche economicamente.”
Cosa delinea un videoanalista professionalmente capace?
“La competenza. Questo fa la differenza. Io mi rendo conto che oggi sono più bravo di 10 anni fa. In qualsiasi professione alla fine impari dagli errori, quindi l’esperienza ti aiuta a crescere.”
Possiamo dire che hai l’occhio del supercoach?
“Il videoanalista e il coach sono due mestieri diversi. Ovvio che sono anche Maestro, comprendo e conosco il tennis, ma continuo ad imparare giorno per giorno.”
C’è una età di partenza per fare la videoanalisi di un giocatore?
“Si può partire anche da bimbi di 7 anni, magari già abili, non proprio agli inizi. Con i bambini si comincia in maniera easy, può essere sufficiente già farli rivedere, questo può dare loro degli input e può darli ai maestri. Quando sali di livello poi diventa più complesso individuare gli spazi di miglioramento dei colpi e lavori sul dettaglio. Nell’analisi sull’adulto devi essere molto attento anche a come ti proponi perché i cambiamenti devono essere accettati dal tennista stesso. Pensa a chi gioca da anni con una impugnatura, può essere una fonte di stress provare a cambiarla e il tennista deve sentirsi disposto a vivere questa difficoltà. Con qualcuno, magari adulti che giocano una o due volte a settimana, un obiettivo può essere non tanto o non solo il cambiamento quanto la consapevolezza del colpo, anche soltanto per prevenire infortuni ad esempio. Oppure lavorare molto sull’equilibrio, sulla decontrazione, migliorando il gesto per avere più possibilità di divertirsi. I giocatori più evoluti, che magari sono cresciuti con questo metodo, trovano modo anche di farsi l’autoanalisi riguardandosi. Diventa più facile lavorare in campo per il coach, perché il tennista rivedendosi già capisce su quale movimento poter lavorare, e la comunicazione col maestro è più snella.”
Gilles De Kermadec.
“Non l’ho conosciuto ma è stato colui che mi ha dato la possibilità di conoscere la videoanalisi nel tennis, visto che è stato il primo in assoluto. Lui, francese, è stato anche il primo a istituire un centro di videoanalisi, che ha istallato al Roland Garros e che tuttora funziona. Ero riuscito anni fa a prendere delle videocassette in cui c’erano le immagini di Vilas, Gerulaitis, Lendl o Mc Enroe. De Kermadek è stato un pioniere.”
La videoanalisi ha cambiato le metodologie di allenamento?
“In realtà non cambia le metodologie di allenamento, mentre invece è un supporto, un acceleratore. La videoanalisi ci dà la possibilità di arrivare prima a prendere decisioni se e come lavorare su un tennista. La prima regola per un videoanalista è quella di scomporre le situazioni e concentrarsi innanzitutto su un giocatore solo. E la videoanalisi serve a tutti quelli che vogliono migliorare il gesto e lavorare sui dettagli legati alla disciplina del tennis. Ma è applicabile ad ogni sport, alle Olimpiadi di Rio oltre 400 atleti sono andati a medaglia utilizzando la videoanalisi come strumento di supporto per il loro training. La piattaforma dartfish che noi usiamo è utilizzata alla fine da tantissimi altri sport, leader mondiale in questo settore.”
Ci parli del tuo canale su dartfish?
“Lì c’è molto materiale, tutti i punti chiave del diritto, rovescio, servizio, colpi al volo, risposta. Il canale è videoanalisi news. Poi è uscito un libro che si intitola “il tennis in tasca” sul mio metodo di analisi, di Federico Candidi. Il metodo l’ho creato piano piano pensando ai molti dettagli. Quando feci un corso di biomeccanica uno dei primi suggerimenti che ricevetti fu quello di costruirmi una mia check-list, partendo dal grip fino al movimento finale. Se parti da un giocatore di vertice devi partire dalla strategia, per poi andare a capire come influire su un colpo e su quale colpo, anche ascoltando allenatore e tennista stesso e guardando i video dei match; se invece partiamo da un giovane si va ad analizzare fin da subito la meccanica dei colpi principali, diritto, rovescio, servizio, volee per capire fin da subito cosa poter fare a livello tecnico. In questo secondo caso già ad occhio, e poi grazie all’ausilio de computer, si può decidere su qualche colpo o dettaglio cominciare a sviluppare e provare i correttivi.”
La videoanalisi la usi anche per studiare gli avversari dei tuoi giocatori?
“Ho avuto la fortuna di collaborare per un periodo con Ivan Ljubicic per aiutare Roger a migliorare certi aspetti relativi al comportamento dei suoi avversari storici, Nole e Rafa.”
C’è ancora scetticismo nei confronti della videoanalisi?
“Beh è una disciplina in grossa crescita, io stesso per 10 anni ho formato vari videoanalisti nei corsi che proponevo.”
I maggiori errori da te riscontrati che portano a degli infortuni.
“Esempio: arriva magari il socio o l’appassionato che mi confida che il suo obiettivo è migliorare il diritto e allo stesso tempo non avere il dolore al gomito. La maggior parte delle volte dalla videoanalisi si vede che il problema è la contrazione o il ritardo nel colpire la palla, magari troppo dietro o fuori equilibrio. In un concetto di staff di alto livello, diverse figure seguono il giocatore e la videoanalisi viene utile anche al preparatore atletico o al fisioterapista, oltre al coach. Ad esempio un movimento del servizio poco fluido, riscontrato attraverso la videoanalisi, può portare ad infortunio alla spalla e allora tutti gli altri professionisti che seguono il giocatore hanno maggiori elementi per costruire esercitazioni. Attraverso l’ accelerometro ad esempio posso rendermi conto di quanto sia fluido il gesto, e anche aiutare chi segue il tennista sul piano dell’attrezzatura, racchette o corde.”
Si rischia con la videoanalisi di standardizzare la tecnica?
“Dipende dalle competenze. Più che costruire tennisti con lo stampino, il servizio che offro io è uno strumento di analisi per poter influire e stimolare un miglioramento tecnico in un colpo, affinchè diventi più efficace. Prendiamo Berrettini e Sonego: entrambi servono bene ma sono molto diversi come caratteristiche, per cui l’analisi non porterà alle stesse conclusioni perché il videoanalista bravo terrà presente le caratteristiche dei ragazzi per consigliare un lavoro piuttosto che un altro.”
Ci parli del progetto I-Zone?
“I-Zone è la tecnologia all’interno del campo. Immaginiamo un campo con tante telecamere che oltre al filmare riescono a registrare velocità, spin e precisione di ogni colpo. Questo dà la possibilità ai coach di preparare esercitazioni mirate.”
Mano non dominante nel rovescio bimane.
“Ora è uscita EasyGrip, del Maestro Max Puci, che aiuta tantissimo a trovare l’impugnatura corretta anche e non solo nel rovescio bimane. Per fare delle considerazioni a riguardo è importante distinguere quanto uso si fa del braccio destro e quanto del sinistro. EasyGrip fa proprio questo: cerca di far lavorare, attraverso una impugnatura più utile, tanto il braccio sinistro che quello destro.”
La spinta dell’anca.
“L’anca entra sempre, sia per i maschi che per le femmine, e ciò che bisogna cercare è anche il controllo durante l’entrata. Nella catena l’anca è parte senz’altro attiva, anche se il troppo ti fa girare come una trottola.”
C’è un tennista con i gesti più puliti di altri?
“Come non dire Roger Federer, è quasi la perfezione se questa esistesse. La prima volta che ho filmato Roger mi sudavano le mani, tanta era l’emozione di assistere ad una eleganza nel gesto di quel livello. Ma poi ti entusiasma anche Rafa, per l’intensità, nel cercare soluzioni in ogni punto. Oppure pensiamo a Nole quanto è fenomenale nella ricerca della palla o nell’attenzione in risposta.”
Cosa fa la differenza?
“La motivazione. Il denominatore comune dei campioni è la motivazione: in tutti quelli che ho incontrato e che sono “arrivati” in alto, c’era una grande fiamma dentro di loro. Senza una grande motivazione non si va lontano, nemmeno nel migliorare i dettagli.”
C’è un giocatore che ti piacerebbe analizzare in video?
“Tutti possono ancora migliorare. Persino Roger, avete visto, si è messo lì, anche dopo i 30 anni a cambiare il rovescio. E questo fanno anche gli altri top player, lo ha confermato anche Nole in una intervista con Mats Wilander in Australia. Tutti provano a migliorarsi sotto ogni aspetto, atletico, mentale, tattico e ovviamente anche tecnico. Utilizzando la videoanalisi si può fare benissimo e tutti ormai lo fanno.”
Quanto è importante l’uso dell’arto non dominante nel back.
“Tanto importante e non solo nel back ma anche nella volee, o nel rovescio ad una mano. Fa da bilanciere e è utile per il controllo nella traiettoria della palla. Il braccio non dominante va allenato, ad esempio è molto importante che nel rovescio bimane il tennista “senta” che è proprio il braccio non dominante a portare dietro la racchetta nella preparazione e su questo dettaglio bisogna lavorare. E’ un percorso semplice ma è lungo.”
Perché ad alto livello ci sono più ragazzi col rovescio bimane?
“Innanzitutto perché nelle scuole si insegna il bimane al fine di far giocare prima i bambini. Ma con le videoanalisi si può valutare ad esempio e io lo faccio, se un tennista che ha una spiccata dominanza su un braccio ma gioca il bimane, può arrivare a staccare la mano ed essere efficace ugualmente. Poi ci sono delle caratteristiche che vanno rispettate e situazioni di gioco differenti. Ad esempio io ho lavorato con Marco Cecchinato il qualche ha un rovescio ad una mano con gesto tendenzialmente ampio in preparazione e ovviamente nella risposta aveva bisogno di adattare la preparazione o perdere mezzo metro. I bimani in risposta ad esempio possono guadagnarlo quel mezzo metro.”
Milos Raonic.
“Quando lavoravo con Piatti arrivò Milos, che voleva provare a migliorare la propria posizione ed entrare nei primissimi del mondo. All’inizio l’obiettivo era lavorare sul rovescio, poi ci rendemmo conto che anche il servizio poteva essere implementato e anche se dapprima Milos non era molto convinto, poi divenne più motivato e disposto al cambiamento. Cercavamo non tanto gli ace, visto che già ne faceva tantissimi, quanto le variazioni. E cercavamo di enfatizzare la spinta in alto, rispetto a quella della transazione del corpo in avanti. Si vede bene nelle immagini che mostro. Nelle due immagini (prima e dopo) si vede anche come il punto di impatto sia nel campo nella prima occasione e invece più in alto dopo il lavoro con la videoanalisi. In questo secondo modo, con l’impatto più alto, permetteva a Milos di schiacciare maggiormente la palla che così rimbalzava molto alta e metteva in difficoltà ancor di più gli avversari nella risposta.”
A quando un tuo centro di Videoanalisi?
“Io già sono più o meno permanente all’Accademia Tennis Apuana che mi ospita 100 giorni all’anno, in più ho molti progetti in ballo con altri circoli dove faccio consulenze, a Torino, Milano in altre città d’Italia come al CT Melfi grazie a Pat Remondegui. Quindi più che un mio centro, aspiro ad avere maggiori possibilità di condivisione con i professionisti che ho sempre seguito.
Alessandro Zijno
Salve, dacirca mezzo secolo sono maestro e coach di tennis dove ho acquisito esperienza a livello internazionale. Mi permetto di esprimere la mia personale esperienza. La videoanalisi è molto interessante, ma ha il limite di fermarsi alla interpretazione e allo stile del gesto e non al rendimento che senza un motivo apparente è diverso da soggetto a soggetto. La soluzione non è la videoanalisi , ma va trovata nel sistema cerebrale che è un organo termodinamico plastico e modificabile dall’esterno attraverso una serie di esercizi motori altamente selettivi e codificati, attraverso il codice corticale-motorio attinente al singolo soggetto. Gli esercizi attraverso gli arti e organi telerecettivi in un ordine funzionale gerarchico, generano stimoli neuronali che possono essere indirizzati nelle aree corticali ben precise come l’area di Penfield responsabile dei movimenti più fini e nelle relative aree di associazione per aumentare i valori corticali ed ottenere i risultati desiderati. Ho fatto una piccolissima sintesi, anche se la materia è complessa e non è possibile spiegare con 4 righe. Aspettando un vostro riscontro approfitto per augurare i migliori auguri.
Salve Vittorio e grazie dell’approfondimento che è molto interessante e potrebbe aprire un dibattito davvero proficuo. Credo di capire a cosa si riferisca, mi parlava di qualcosa di simile anche il mio amico Tommaso Iozzo, coach affermato attualmente al servizio di Giulia Gatto Monticone oltre ad altri atleti. Non sono un esperto altrettanto valido, quindi mi limito ad accogliere questo ulteriore spunto in attesa di divertirci a parlarne ancora. Un abbraccio forte Vittorio e buon 2022!