Genitori & Figli: Parlano Gilda e Thomas, i genitori di Susan Bandecchi, numero 285 WTA
Nella mia vita professionale di Maestro di Tennis e di insegnante a 360 gradi mi sono sempre chiesto cosa facesse la differenza nei vari ambiti di performance di cui mi curavo. Facendo finta che tutti abbiano le stesse opportunità, che abbiano le stesse risorse economiche, che tutti abbiano accesso alla “conoscenza” (Tecnica, tattica, scientifica), cosa fa davvero la differenza? Cosa rende un ragazzino formidabile e un futuro campione? Il talento (la capacità di apprendere facilmente e bene)? La testa (la razionalità nelle decisioni e l’impegno costante)? Il cuore (la passione, il piacere di giocare)? Come fa un bambino di 7 anni a colpire la palla perfettamente? Tutti gli studi portano ad una conclusione condivisa: ci vuole una predisposizione ad imparare (talento) che però è comunque subordinata ad un impegno continuo, legato alla pratica. Si dice che si debba avere una pratica continua nel tempo, costante (quasi quotidiana), di qualità (con persone competenti), precoce e consapevole. E un bambino di 7 anni come può scegliere tutto questo, e soprattutto essere consapevole? Quando quindi vedo un ragazzino che gioca bene, di cui si dice che abbia “talento”, mi va subito il pensiero ai suoi genitori: sono loro, i genitori, che scelgono, e che sono DETERMINANTI e i VERI ARTEFICI dei successi dei ragazzi. Il grande vero merito dei genitori è proprio quello di incoraggiare e coltivare attenzione, curiosità e passione per uno sport o per una disciplina. Il tennis nello specifico è uno sport che comporta mille sacrifici per una famiglia a cominciare dai primissimi anni di vita del ragazzino: solo i migliori vanno avanti, e per migliori non intendo chi vince le partite. Solo chi continua ad avere la pratica costante, e consapevole, lo ripeto. Il progetto, quindi, la messa in opera, la costanza, l’assiduità, la capacità di assecondare la passione del bambino è un MERITO dei GENITORI. I genitori dei più grandi campioni di oggi hanno tutti avuto un ruolo fondamentale nella riuscita dei figli, in ambito femminile ancora di più che in quello maschile.
Ed ecco perché penso che le opinioni e il trascorso di un papà, Thomas e una mamma, Gilda, genitori di Susan Bandecchi (qui un focus sulla tennista svizzera), siano determinanti e una lettura educativa e formativa per altri genitori e tutti noi. Un aspetto non secondario è la multicultura della famiglia Bandecchi con papà svizzero (con babbo italiano) e mamma cilena, vissuti in Svizzera: statisticamente le famiglie con genitori di diverse provenienze geografiche, etniche e culturali producono figlioli campioni in molti sport.
Come leggerete dalle risposte, siamo in presenza di una famiglia la cui solidità di intenti, la cui cultura sportiva, hanno fatto sì che il percorso di Susan fosse il più lineare e coerente possibile. Una famiglia che potrebbe proprio essere presa ad esempio.
Thomas, avevi mai sognato da appassionato di sport di avere una tennista professionista come figliola?
“Per me era importante che fosse realizzata sia nella sua vita privata che professionale. Non ho mai imposto limiti a mia figlia, perché voglio solo vederla felice e gratificata.”
Gilda tu sei cilena, come è stato ambientarsi in Svizzera e cosa hai trasferito culturalmente o come abitudini a Susan e alla famiglia?
“Sì, sono cilena e ne sono orgogliosa. Ho trasmesso molto della mia cultura, noi sudamericani siamo molto solari e ci piace stare in compagnia ma soprattutto i legami familiari sono molto importanti per noi. Credo che questo punto sia molto importante. Sono arrivata in Svizzera che avevo 7 anni; non è stato facile soprattutto per i miei genitori che hanno dovuto adattarsi ad un’altra mentalità e ad una cultura diametralmente opposta. Sono grata ai miei genitori per i sacrifici che loro stessi hanno fatto per tirare su noi 3 sorelle: non ci hanno mai fatto mancare nulla e non li ho mai sentiti lamentarsi nemmeno una volta.”
Gilda, tu hai sempre accompagnato Susan da piccolina: autista, psicologa, manager, allenatrice, maestra per i compiti di scuola, fisioterapista, medico, questo fa una mamma accompagnatrice di un ragazzino ai tornei; rimaneva tempo ed energia per fare altro? E che ricordi hai di quel periodo?
“Sì, ho sempre accompagnato io Susan, ma lo ha fatto anche mio marito. Un po’ meno di me, solo perché lui accompagnava Nicolas a calcio. Non è che facessi la psicologa e men che meno la manager o l’allenatrice, però avendo fatto anche io uno sport individuale capivo certi stati d’animo. Da ragazza avevo praticato nuoto facendo agonismo, e anche pallavolo. Per la scuola se aveva bisogno io c’ero. Energie ne avevo e ne ho ancora, forse anche troppe (e ride NDR): sono sempre stata molto attiva, quando Susan era piccola ero responsabile di un centro analisi mediche e quindi iniziavo alle 7,30 e finivo alle 18,30 se andava bene. Inoltre ho svolto volontariato per 15 anni sopra una ambulanza. Ma era tutta questione di organizzazione, con mio marito ci siamo sempre dati una mano, lui mi ha sempre aiutata sia con i figli che con le faccende di casa.”
Papà Thomas sui ricordi dei primi passi di Susan nel tennis: “Dei primissimi anni non ho ricordi nitidi, lei in effetti giocava contro ragazzine più grandi, aveva 8 anni e le avversarie 12 e quindi l’inizio è stato un po’ in salita. Ricordo una partita che perse 6-0 6-0 con una avversaria più grande di lei e ci fu parecchia frustrazione, anche se la sconfitta era giustificata dalla differenza d’età. Il discorso è che questo sport è davvero duro mentalmente, non è un caso che venga definito lo sport del diavolo, puoi perdere facendo più punti del tuo avversario, mette in gioco dinamiche psicologiche molto particolari. Ma in lei c’era il coraggio, la determinazione e una certa dose di talento.”
Mamma Gilda: “Susan era piccolissima, aveva 2 anni circa quando rimase incantata guardando la tv: io cambiai canale e lei si mise a piangere perché voleva continuare a guardare tennis. Crescendo mi chiese di andare a giocare e trovai un circolo a pochi chilometri da casa. Fece la prima prova e la portò mio marito. Gli chiesi come era andata e lui mi rispose “secondo te?”. L’allenatore disse che era molto portata, non voleva mai uscire dal campo. Non sapevo se sarebbe diventata forte, ma aveva una grande tenacia, era comunque brava e sul campo era felice.”
Avete fatto una stima dei soldi spesi per l’attività di Susan? Quando andrete in pareggio? Più o meno quanto bisogna mettere in preventivo nel budget annuale per una ragazza come Susan? E aiuti economici se ne trovano?
Thomas: “Sicuramente abbiamo speso tanti soldi, ma potevamo permettercelo per fortuna perché lavoriamo entrambi e guadagniamo bene. Quando andremo in pareggio non lo so, però già adesso Susan con i prize money si paga almeno le spese vive e questo è un aspetto importante. C’è da dire una cosa sull’Accademia di Laura Golarsa: per i nostri standard svizzeri non è carissima. Perché da noi allenarsi ad alto livello nel tennis costa 5 volte di più che in Italia. Quindi sforzi economici sì, ma senza fare passi più lunghi della gamba, in sostanza non ci sono pesati troppo ecco.”
Gilda:” Diciamo che il tennis non è uno sport per tutti, credo che ci siano molti talenti che non possono andare avanti per questioni economiche. Non ho fatto un calcolo di quando abbiamo speso: quando Susan ha deciso di provare sul serio questa strada abbiamo dato delle scadenze. Il primo anno era più che altro per capire se Susan voleva davvero giocare ad un certo livello ed essere disposta a fare tutto ciò di cui ci fosse bisogno. Un conto è giocare 3 volte a settimana, un altro conto è giocare tutti i giorni e per giunta da sola e con la famiglia lontana. Avevo detto a Susan che sarebbe andata a Milano per allenarsi ed impegnarsi e non per divertirsi o fare una vacanza: sarebbe stato un periodo di formazione, come la scuola, e Susan ne era pienamente consapevole. Noi l’avremmo finanziata e sostenuta in ogni modo ma lei avrebbe dovuto dare il massimo. Dal secondo anno in poi ha iniziato a fare i tornei e quindi l’obiettivo era entrare nel ranking. Nel frattempo sono passati 6 anni! E devo dire che la fiducia è stata ripagata. Il budget è cambiato nel corso degli anni: i primi 3 anni abbiamo finanziato tutto noi, poi piano piano con i tornei e gare a squadre Susan è riuscita a pagarsi da sola parecchie trasferte. Dallo scorso anno la Federazione Svizzera le dà un contributo e la Head le passa tutto il materiale con l’attrezzatura. Ma oltre a questo lo sponsor principale restiamo noi.”
I rapporti con gli allenatori di Susan e un loro profilo dal vostro punto di vista.
Gilda: “Con il suo primo allenatore, Andreas Polzgutter c’è stato feeling da subito, sembravano padre e figlia. Tuttora hanno un bellissimo rapporto, tanto che quando Susan è in Svizzera se può si allena con lui. Con Nicolò Vercellino posso dire la stessa cosa, si sono trovati subito bene a lavorare insieme. Con Laura Golarsa è cresciuta tantissimo a livello tennistico ma credo che il lavoro più importante l’abbia fatto il preparatore atletico. Alberta Brianti (qui una intervista alla coach) la conosco, persona eccezionale, mi è sempre piaciuta come allenatrice e anche sul piano umano. Quindi quando Susan ha deciso di collaborare con lei ero certa che sarebbe andato tutto bene.”
Thomas:” Il primo allenatore Andreas Polzgutter ha allenato Susan dai 5 ai 16 anni ed è stato davvero un secondo papà. Ha preso in simpatia Susan da subito e poi non ha potuto portarla avanti per una sua scelta di vita: ha una famiglia e una bimba, non poteva seguirla nei tornei in giro per l’Europa. Il suo ruolo è stato semplicemente fondamentale per la crescita di Susan che gli deve tutto dal punto di vista tennistico. Poi ci fu il passaggio a Milano con Laura Golarsa che è una professionista eccezionale con una struttura davvero all’avanguardia, bellissima. Dal mio punto di vista ho trovato Laura un po’ distaccata, diciamo asettica, e credo che Susan abbia sofferto queste caratteristiche. Susan è stata comunque 5 anni nell’Accademia di Laura Golarsa e poi c’è stata una rottura traumatica, che succede in tutti gli ambiti. Da poco è passata con Alberta Brianti che io stesso avevo conosciuto in occasioni di alcuni tornei a squadre. Ancora non ho approfondito la conoscenza di Alberta come allenatrice ma mi sembra molto in gamba e credo che possa dare tantissimo a Susan.”
Per amore di verità bisogna dire che Laura Golarsa ha portato a grandissimi livelli campioni e campionesse, e anche nel caso di Susan ha portato la tennista svizzera dal nulla a diventare professionista e tra le prime 350 del mondo. Tra l altro aggiungo che Laura Golarsa ha aiutato tanti ragazzi, compresa Susan, a coronare il sogno di diventare professionisti anche con concreti interventi economici, venendo incontro alle esigenze economiche delle famiglie.
Thomas ci sono mai stati attriti in casa per la durezza della vita di una tennista PRO? E come si gestisce il rapporto papà/figlia?
“Direi attriti pochi, giusto forse per scelte economiche perché se ci pensi all’inizio nel tennis tu paghi 10 e incassi 1, qualcosa di assolutamente assurdo. Il gioco non varrebbe la candela se uno non vedesse la passione fortissima della propria figlia. Il fatto che Susan a 16 anni sia andata via di casa è stata una mazzata tremenda però come padre per me era importante che lei potesse seguire questo suo sogno, ed è un treno che passa una volta nella vita, non sono ragionamenti che puoi fare quando tua figlia ha 30 anni. Le prime settimane non è stato semplice, ma almeno stando a Milano Susan poteva tornare a casa il week end qualche volta. La cosa buona di questo periodo di emergenza è che possiamo passare del tempo con nostra figlia, cosa che in periodi normali non capita così spesso.”
Gilda quali sono gli aspetti caratteriali di Susan con i quali ti scontri? E quali invece ti piacciono? In cosa differiscono Susan e Nicolas?
“Di Susan mi piace la sua determinazione. In questo mi rispecchia in pieno. Non abbiamo molte discussioni perché lei è più per il dialogo che per lo scontro. Certe volte è troppo critica con sè stessa, al punto di non essere obiettiva. Susan e Nicolas sono agli opposti come carattere, entrambi sono comunque determinati ognuno a suo modo e sono molto uniti.”
Quale è stata finora la maggiore soddisfazione che vi ha dato Susan?
Gilda: “Sono orgogliosa di lei come persona e come sportiva. Per me la grande soddisfazione è vederla felice e quando è in campo lo è.”
Thomas:” Sicuramente la sua vittoria più prestigiosa, il successo nel 25mila dollari di Akko in Israele. Io non ero presente perché lavoravo, e poi l’Israele non è proprio dietro l’angolo. Ciò che mi ha colpito è che ha battuto la Glushko che è top 150 WTA, una giocatrice esperta: Susan aveva tutto il pubblico contro, e questo exploit mi ha sorpreso e mi ha emozionato. Oltretutto ha vinto in maniera netta, è stata una grande soddisfazione. Mi auguro che Susan viva altre emozioni del genere, che ci siano altre finali, e che di riflesso anche noi possiamo gioire per queste soddisfazioni.”
Il sogno nel cassetto?
Thomas: “Di primo acchito ti direi una vittoria in un torneo WTA, però poi riflettendoci ti dico che una partecipazione al Main Draw di un torneo del Grande Slam sarebbe un grande risultato. Ci sono giocatrici che arrivano al traguardo di una partecipazione Slam per la prima volta anche dopo i 30 anni. Giocare al Roland Garros, a Wimbledon, agli US Open o in Australia sarebbe la ciliegina sulla torta per la carriera di Susan.”
Gilda: “Il sogno per Susan, il mio augurio da mamma, è che lei possa vivere della sua passione.”
Manuale di sopravvivenza per mamme di tenniste: 3 consigli per resistere.
Gilda: “Il consiglio che mi viene in mente è di sostenere i figlioli anche nei momenti in cui perdono le partite o non stanno giocando bene. Far sentire sempre il proprio appoggio e anche la fiducia nelle loro capacità. Trovare il sistema di comunicare con i propri figli anche se magari sono distanti.”
3 consigli per Susan?
Thomas: “Lei è un quarto bernese, un quarto toscana e metà cilena. Quando lei ha compiuto 18 anni le ho scritto che sarebbe eccezionale se lei potesse tirare fuori e sviluppare questi tre lati differenti del suo DNA culturale: la forza e la fierezza dei cileni, la precisione e il pragmatismo dei bernesi e la genialità e l’estroversione dei toscani. Sono tutti elementi che sono già dentro Susan.”
Quale atteggiamento è più conveniente tenere con Susan dopo una sconfitta?
Thomas: “Il tennis è uno sport davvero duro sul piano mentale. Per cui è difficile sia per il giocatore sia per il genitore gestire emotivamente le sconfitte. Io provo a rincuorare Susan e a consigliarle di guardare oltre. Eppure persino a me rimane l’amaro in bocca dopo una partita che magari Susan ha perso contro avversarie sulla carta più abbordabili. Si mescolano varie emozioni, anche un po’ di arrabbiatura che faccio scivolare via con il passare delle ore. Per cui non le scrivo subito, ma magari il giorno dopo. Ma questo sport è davvero diabolico, mette in gioco tantissime emozioni differenti e questo è il bello e il brutto del tennis.”
Gilda: “Lasciarla sbollire da sola. Quando poi le passa l’arrabbiatura, allora è lei che scrive.”
Assistendo a tante partite di tennis siete diventati un po’ esperti? E Nicolas seguirà le orme della sorella?
Gilda: “Direi che non mi posso definire una esperta. Tuttavia noto i miglioramenti di Susan, questo sì. Anche Nicolas ha giocato a tennis, credo volesse emulare la sorella, ed era anche molto bravo. Nicolas riesce praticamente in tutti gli sport, ora gioca a calcio e va bene così.”
Thomas: “Ricordo Boris Becker nell’84 a 17 anni vincere a Wimbledon tuffandosi a rete. Quindi posso dirti che il tennis l’ho sempre seguito ammirando i campioni. Non sono un super esperto ma qualcosa ne capisco anche se non mi permetto assolutamente di entrare in dettagli tecnici. Questo lo lascio ai coach di professione. Per quanto riguarda Nicolas, posso dirti che lui è un 2003, nato l’8 agosto come Roger, e ha una “testa” differente da Susan. Come talento tennistico o qualità legate all’intelligenza motoria è molto dotato, ma cambia idea di frequente, gli manca ancora un po’ di costanza e certamente non è un aspetto secondario. Per il resto era forte a tennis, e adesso a calcio è un trequartista o una seconda punta molto dotata. Nicolas riesce in qualsiasi sport, vedremo dive indirizzerà i suoi sforzi. Era stato selezionato per le giovanili del Lugano, e lui si diverte, le potenzialità ci sono, al momento lui è felice.”
Quali sono le rinunce più dolorose che avete fatto per il tennis?
Thomas: ”Le rinunce non sono state fatte sul piano economico, ma quelle che mi hanno pesato sono state legate al fatto che lavorando non abbiamo potuto assistere alle sue vittorie, ai suoi successi, condividere queste emozioni dal vivo. Quando è in giornata veder giocare Susan è bellissimo, emozionante, perché ha un gioco offensivo, propositivo. Non è un muro di gomma e basta, lei ha un tipo di gioco divertente da vedere. Il fatto che sia andata via a 16 anni da casa certamente è stato difficile da metabolizzare. Col senno di poi non ho sofferto di grandi rinunce e quelle poche sono state ripagate da grandi soddisfazioni da parte di nostra figlia. Il fatto che Susan sia entrata nelle prime 300 al mondo come genitore è davvero un motivo di orgoglio fortissimo.”
Gilda, come è stata Susan adolescente? Ci sono stati i classici momenti in cui si è messa in contrasto per imporre la sua personalità?
“Con Susan non so cosa abbia voluto dire l’adolescenza. In compenso suo fratello l’ha fatta per tutti e due (e ride NDR).”
Se Susan fosse un animale quale sarebbe? E quale è la vostra tennista preferita?
Gilda:” Susan ha un carattere dolce e solare ma in campo si trasforma, quindi potrei paragonarla ad una leonessa. Come tenniste mi piacciono molto Bianca Andreescu e Naomi Osaka.”
Thomas:” Ti direi un gatto perché è agile, elegante, discreta e indipendente come un felino. Il mio tennista preferito è Roger Federer e tra le femmine direi che Steffi Graf che ha unito potenza ed eleganza. Un’altra che è stata un mito è la nostra svizzera Martina Hingis, che pur senza essere potente lottava e vinceva le partite grazie ad un gioco di fioretto meraviglioso.”
Ma cosa dice Susan Bandecchi stessa dei suoi genitori?
“Sono sempre andata d’accordo con i miei genitori. Hanno caratteri un po’ diversi: mia mamma è più severa e ha un carattere molto forte; mio papà è uno che lascia correre di più e sta più sulle sue. Le decisioni le prendono insieme, mi piace pensare che non ci sia nessuno che comandi in casa, però in effetti mamma ha un carattere più forte e magari a volte si impone di più. Quando finisco un match scrivo nel gruppo whatsapp di famiglia, dove c’è anche mio fratello Nicolas. A volte scrivo solo ad uno dei due. Grosse litigate non ci sono mai state, può capitare per il tennis, o in passato per la scuola, ma siamo tutti molto uniti. Tendo a cercare accordo con tutti, non amo le discussioni e per carattere mi adatto alle situazioni, anche in casa.”
Alessandro Zijno
Straordinaria intervista ad una famiglia che conosco..ma leggere il loro percorso che unisce famiglia e sport mi ha emozionata. Auguri a Susan e un grande abbraccio a Gilfa e Thomas..li ammiro veramente