Lorenzo Giustino: ”Ho cambiato il mio gioco e lavorato sul footwork. Con Coach Carbone ora vinco anche sul cemento.”
Intervista a Lorenzo Giustino, numero 153 ATP, di Luca Fiorino
Lunga intervista a Lorenzo Giustino fra ricordi, traguardi raggiunti in carriera, obiettivi futuri e temi di stretta attualità.
Come va questo periodo per Lorenzo Giustino?
“Ho cercato di allenarmi come ho potuto, certo la parte più difficile è quella mentale, perché non si sa quando si riprenderà l’attività internazionale e quindi trovare motivazioni in questo momento è complicato. Tuttavia sto facendo tutte le esercitazioni che mi è possibile fare, in attesa che qui in Catalogna aprano almeno i circoli per allenarsi.”
Quando si rientrerà a giocare, secondo Lorenzo Giustino?
“Non so quando ma sono certo che al rientro ci saranno tante sorprese. Del resto il livello del numero 200 del mondo non è così lontano dal numero 50. Per cui con tutte queste incognite potrebbe davvero succedere di tutto. Io ero già convinto prima che se al 150 ATP si dessero Wild card a tutti i tabelloni ATP, salirebbe presto in top 50. Ora tutto dipenderà molto dalle motivazioni e anche dalla disponibilità economica: ci sono giocatori che stanno facendo davvero la fame in questo momento, mentre altri magari hanno il futuro più sereno e possono guardare avanti con ottimismo. Un altro fattore è questo: alcuni giocatori non si sono fermati mai per tutto questo tempo e quindi il rientro sarà una vera incognita.”
Considerando la situazione questo può essere il momento per le istituzioni mondiali sportive di rivedere certe posizioni? Il parere di Lorenzo Giustino.
“Sì questo è il momento in cui tanti giocatori si stanno interrogando su cosa sarebbe più giusto. Abbiamo un gruppo nel quale ci scriviamo, ci confrontiamo e ci sono giocatori di tutte le classifiche, anche top player. Potrebbe essere il momento buono per cambiare. C’è uno storico da sottolineare: il tennis nasce come sport di elite, e come sport elitario inevitabilmente si è sviluppato. Nel corso degli anni l’ATP ha provato piano piano a cambiare le cose, fa dei piccoli passi, ma dobbiamo ammettere che ha sempre cercato di lavorare per noi giocatori. Tuttavia per come si evolve l’economia del tennista tutto questo non è sufficiente: anche se sei tra i primi 200 giocatori del mondo a livello economico sarebbe magari più conveniente dirigere il proprio sguardo altrove. Guadagneresti di più stando a casa e facendo il Maestro. Questo è grave. In realtà il tennis non è gestito tutto dall’ATP. I tornei sono privati e i proprietari dei tornei fanno quel che vogliono e solo una piccola personale va all’ATP. Chi vince uno Slam fa bingo, e persino chi fa primo turno Slam può essere soddisfatto: ci troviamo un tennista che entra negli Slam, fa primo turno e prende 60 mila Dollari. Poi entra in un ATP 250, perde al primo turno e prende 5mila Dollari. Se è numero 98 del mondo. Il 120, che è pari forza fa magari primo turno in un Challenger e prende 200 Dollari.”
Gli Australian Open 2020 di Lorenzo Giustino.
“All’ultimo turno di quali ho perso un match che sembrava mettersi bene: Trungelliti aveva i crampi, e come spesso succede in queste situazioni un po’ a tutti i tennisti, io che stavo meglio ho cominciato a incartarmi ed è stato bravo lui a vincere. Per fortuna poi sono riuscito ad entrare come Lucky Loser. Ero stato sfortunato inizialmente perché c’erano 3 posti disponibili per dei ritiri e io sono stato sorteggiato come quarto. Il sorteggio poi mi ha messo di fronte Milos Raonic che in quel torneo era davvero ingiocabile. Attaccava ogni palla in risposta e del servizio nemmeno ne voglio parlare perché lo si conosce. Non è stato facile nemmeno per me entrare in campo così a freddo perché l’ho saputo mezz’ora prima che sarei entrato. Ci ho messo due set per provare a capire come giocare: Raonic poi non ti dà ritmo, non scambi, e quindi era anche più difficile. Nel terzo set ho lottato, ho avuto anche qualche chance ma il livello espresso da Raonic era troppo alto. Il problema era la pressione che metteva su ogni palla e anche psicologico, perché bastava tirare un colpo un filo più corto che ti devastava.”
Uno degli obiettivi di Lorenzo Giustino è quello di vincere la sua prima partita a livello ATP?
“Da due anni ho portato un gran cambiamento al mio gioco, grazie a Gianluca Carbone (qua un focus sul coach italiano). Abbiamo apportato modifiche tecniche, tattiche, ero in grande ascesa e mi sono fratturato il gomito destro per recuperare una palla corta. Il fatto di non aver giocato molto a livello ATP ha una spiegazione che deriva dal ranking: i primi 6 mesi dell’anno ero il giocatore numero 1 delle classiche Challenger, avevo fatto 36 vittorie su 18 tornei, ero 120 al mondo e avevamo calcolato che continuando più o meno con quel trend avrei chiuso l’anno nei primi 100 ATP. Quando mi sono infortunato come ti dicevo prima a Manerbio mancavano 10 tornei e 115 punti per poter entrare nella fatidica Top 100. Con i se e con i ma non si va avanti, però se non mi fossi male ad agosto era molto probabile che ce l’avrei fatta. Abbiamo visto Mager che mostrava un livello pazzesco nei Challenger che infatti ha fatto finale a Rio battendo Thiem. La mia scelta poi di proseguire Challenger e non provare le quali ATP è stata suggerita dalla distribuzione dei punti che è particolare: andare a fare solo quali ATP a svantaggio dei Challenger è un rischio pazzesco: passare le quali ATP sono 12 punti, e nella mia posizione di classifica equivale a tornare indietro. E aggiungo che nelle quali ATP giochi con gente più abituata a questo livello che in genere trovi in semi o finale nei Challenger. L’ATP è a conoscenza di una distribuzione di punti non equa, so che la vuole cambiare ma non ci riesce perché i grandi tornei vogliono dare tanti punti per essere più appetibili. Alle quali ATP in altre parole dovrebbero essere concessi più punti, altrimenti si continua ad essere obbligati a fare Challenger se sei 120 del mondo. Un anno sono andato a fare le quali a Barcellona, ho trovato Fabbiano che era 80 del mondo, ho vinto e ho preso 4 punti, l’equivalente di una semifinale nei Futures. Ma puoi rischiare di andare in un ATP 500 per prendere 4 punti? Qualcuno va lo stesso a fare quali ATP per il discorso dei soldi, che sono superiori, ma per i punti non ne vale la pena. Sono invece d’accordo con l’ampliamento dei tabelloni dei Challenger, meno con la distribuzione dei punti.”
Il 2019 meraviglioso di Lorenzo Giustino con il successo di Almaty.
“Il titolo ad Almaty è stato particolare: venivo da un infortunio a Lisbona, e stavo per perdere al primo turno, ai quarti e in semifinale. Tutte rimonte.”
Cemento o terra per Lorenzo Giustino?
“Io nasco come tutti gli italiani e gli spagnoli su terra rossa. E questo è il motivo per cui all’inizio della mia carriera probabilmente preferivo la terra. Poi arriva Gianluca Carbone che mi dice che sono più forte sul cemento. Io all’inizio ero incredulo, poi con piccoli accorgimenti tecnici e tattici mi ci sono trovato molto bene. Ancora non mi sono espresso al massimo sul cemento, mi mancano ancora alcuni dettagli.”
Che tipo di lavoro avete fatto col coach Gianluca Carbone?
“Uno dei lavori più importanti lo abbiamo fatto sul footwork. L’equilibrio dei passi, quello che Sinner ha innato, è determinante e abbiamo cercato di implementare le mie skills in tal senso. Il mio lavoro di piedi non era il massimo, ero spesso in volo e credo che ora gli appoggi li abbiamo migliorati molto. Poi sul piano tattico cerco di essere più aggressivo, magari diminuendo la potenza della palla ma migliorando il cambio di ritmo, il cambio di direzione, il cambio di altezze, per sporcare un po’ di più il gioco. L’obiettivo è vincer eil punto giocando in maniera più intelligente. In ottica variazioni e gioco a rete abbiamo sviluppato il mio back e anche la volee.”
Cosa pensa Lorenzo Giustino del movimento tennistico italiano?
“Sinner è quello che ha fatto più risultati e il tempo ci dirà qualcosa di più. Non è facile per nessuno, nemmeno per un molto forte come Sinner. Ci sono tante componenti che hanno fatto sì che ci fosse questo grande miglioramento del tennis italiano: ottimi allenatori, circoli appassionati e anche molti tornei Challenger. Avere così tanti tornei, quasi uno ogni settimana aiuta i giovani a crescere, a fare esperienza, sperimentarsi ad un livello alto. Dobbiamo aspettarci tanto dai nostri ragazzi, sono convinto che l’Italia sarà leader nel tennis da qui a poco, come fu la Spagna anni fa.”
Quale è il ricordo più emozionante della carriera di Lorenzo Giustino.
“Diciamo tutte le prime volte: la prima volta che riesci a fare qualcosa a cui tu dai valore, beh quella è una emozione che poi ricordi per molto tempo. Può essere il primo Futures, il primo Challenger, la prima qualificazione, il primo match vinto, il primo match sul cemento.”
Quale è stato il top player più duro con cui fare Sparring per Lorenzo Giustino?
“In allenamento è tutto molto tranquillo, però ogni giocatore è diverso. Con Wawrinka al Foro palleggiavamo poi lui faceva palle corte. Per cui mi ha tenuto mezz’ora a fare smash, mi tirava solo pallonetti, una roba stranissima. Zverev invece tirava tutto sui muri. Tutti dicono che l’allenamento durissimo è con Rafa, perché lui ci mette un’intensità paurosa. La mia idea è che nel riscaldamento tiri fortissimo, lasciando andare il braccio per poi in partita essere più fluido, magari anche tirando più piano.”
Tra i giovani stranieri chi ha più colpito Lorenzo Giustino?
“Alejandro Tabilo, il cileno, diventa molto bravo secondo me: ha passato le quali in Australia quest’anno, gioca molto bene, è solido e completo. Diritto, rovescio, smorzate, non sembra avere molti punti deboli e anche mentalmente è sempre dentro al match.”
Il sogno nel cassetto di Lorenzo Giustino.
“Finire con un titolo ATP. E comunque in assoluto terminare la carriera senza rimpianti. Io so che il mio potenziale è più alto e non sono ancora riuscito ad esprimerlo. Entrare nei primi 100 e scalare la classifica credo sia alla mia portata, sia possibile per me.”
Alessandro Zijno