Matteo Viola, la rincorsa alla Top 100, la vittoria su Murray e gli allenamenti con Rafa: “Credo nel percorso di un tennista.”
Foto di Roberto Dell’Olivo, che ringrazio per la gentile concessione.
Ho visto Matteo Viola molte volte giocare e mi è capitato di vederlo da vicino tutti i giorni in occasione del Futures di Latina che vinse nel 2016. Ho sempre apprezzato il suo garbo, la compostezza in campo e fuori, il rispetto per tutti dagli avversari agli appassionati. E’ sempre stato molto performante, al netto di qualche infortunio, dolorino e momento no. Non mi è mai capitato di vedergli buttare via un match per nervosismo, o perlomeno l’ha sempre nascosto bene. Il suo gioco dava fastidio a tanti avversari che quando vedevano il loro nome accostato a Matteo sapevano che ci sarebbe stata una battaglia. E che per vincerla avrebbero dovuto fare del loro meglio. E’ ancora giovane Matteo Viola, compirà 33 anni a luglio, e se la schiena lo lascerà tranquillo potrà giocare ancora per molto tempo perché per il resto è integro fisicamente: attualmente è numero 222 ATP, direi che vale molto di più, si tratta solo di giocare tornei e farlo con serenità. Non nego che è uno dei miei tennisti preferiti, di quelli da portare ad esempio per le nuove generazioni. (Alessandro Zijno)
Luca Fiorino intervista Matteo Viola, 3 titoli Challenger ed ex numero 118 ATP
I giorni a casa in famiglia e strumenti di allenamento improvvisati.
“Sto approfittando per passare un po’ di tempo in famiglia, con mia moglie e la mia bimba. Ho la fortuna di vivere con i miei genitori nello stesso condominio, dove c’è anche mia sorella per cui ho almeno la compagnia degli affetti. Ho anche due nipotine e ci facciamo forza gli uni con gli altri. Oltre a godermi la famiglia mi alleno, un giorno sì e un giorno no, almeno per rimanere “vivo”. Era tantissimo tempo che non restavo a casa così a lungo, infatti mia moglie quasi quasi spera che continui questa quarantena (e ride NDR). Cerco di seguire il programma che mi ha dato il mio preparatore atletico, con quello che trovo, anche lo scivolo di plastica di mia figlia.”
I componenti dello staff di Matteo Viola e gli obiettivi prefissati a inizio anno.
“Il mio preparatore atletico è Massimo Pietrogrande, il mio coach è Marco Cepile che pur essendo friulano mi segue anche a Padova e si fa un sacco di strada proprio per starmi vicino e lo ringrazio per la disponibilità. Poi voglio ringraziare il Circolo Tennis Plebiscito che mi dà la possibilità di allenarmi nel loro centro che ha tutto e ci sono condizioni perfette per allenarsi. Gli obiettivi sono quelli di cercare di rientrare nei primi 200 ATP per essere testa di serie nei Challenger, giocare le quali dei tornei ATP, ed essere sicuro di poter giocare i tornei dello Slam. Dal punto di vista economico è fondamentale riuscire a giocare i 4 Slam, almeno nelle qualificazioni, e giocarli è anche importante sul piano professionale, come piacere e soddisfazione.”
Riassunto dei primi due mesi di stagione di Matteo Viola: SF a Noumea e quali a Melbourne.
“Sono assolutamente contento di come ho giocato ad inizio anno. A Noumea ho giocato davvero bene, e sono molto contento del risultato ottenuto, una bella semifinale dove ho perso con Wolf. Però Wolf stava davvero giocando al massimo. Dopo il primo turno contro Collarini avevo un dolore alla schiena dovuto ad un movimento fatto male in doppio, e quindi prima del match con Kolar ero un po’ preoccupato: avevo già così tanto dolore che non mi riuscivo nemmeno ad allacciarmi le scarpe. Ero lì con il mio coach e due amici e li avevo avvertiti che stavo a pezzi, invece sono riuscito a scaldarmi e in qualche maniera mi sono sentito meglio e ho portato a casa una semifinale inaspettata. Ho giocato molto bene anche con Bobby Marcora, sono stato molto solido. Poi sono andato a Melbourne e ho fatto primo turno contro Kuhn dove sono stato fortunato: stavo giocando così così ma lui si è ritirato per crampi nel terzo set. Poi ho giocato un’ottima partita con Javier prima di perdere con Alejandro Tabilo, un cileno che ha giocato la sua partita perfetta. Io ho sentito un po’ il match e avevo voglia di fare il risultato. Da fuori può sembrare che Tabilo non faccia molto ma è molto solido da tutti e due i lati, cambia le diagonali con sapienza, è difficile anticipare cosa farà, è un ragazzo interessante.”
Il primo e unico QF ATP a Bogotà nel 2013 per Matteo Viola: ricordi della settimana.
“Ricordo senz’altro che è stata una grande soddisfazione. La palla non scendeva mai, condizioni molto difficili e particolari. Bogotà è a 2600 metri e a Roger Vasselin girava la testa. Io mi trovo a mio agio in altura, con Marchenko ho vinto al terzo set e giocai bene anche con Pospisil che poi da lì a breve fece un bell’exploit nel circuito. Ebbi parecchie opportunità in quel match e lui poi fece semifinale in Canada battendo gente come Berdych, Stepanek e Isner.”
Il “lavoratore silenzioso” Matteo Viola con risultati passati spesso sottotraccia.
“Mi è mancato entrare nei primi 100 del mondo, pur essendoci andato molto vicino. A me però non piace stare troppo sotto la luce dei riflettori: a me pace competere, giocare, adoro il tennis e anche se ho ancora 33 anni ho voglia di mettermi in discussione e avere delle soddisfazioni sul campo. Da moltissimi anni, da quando avevo 10 anni, che giro, faccio tornei, e il tennis è parte della mia vita ma non ho mai avuto flessioni particolari. Forse nel 2015 e per un annetto ho avuto un piccolo momento di ristagno in classifica, ma ora mi sono ripreso bene. dall’anno scorso sono tornato ai miei livelli.”
Un giocatore polivalente: l’evoluzione nel gioco di Matteo Viola negli anni.
“Io ho cominciato a giocare da ragazzino sulla terra rossa e poi ho continuato su terra rossa ad allenarmi e fare tornei, fin quando ho avvicinato la top 200 ATP. A quel punto devi per forza cominciare a giocare sul cemento. E devo dire che alla fine il cemento outdoor è diventata la mia superficie preferita. Il mio tennis si adatta molto bene al cemento, soprattutto quando non è velocissimo, non essendo io un gran servitore ma avendo nella risposta e nei colpi da fondo i miei punti di forza. Mi piace molto anche l’erba, bisogna dire.”
Un giudizio sulle modifiche dei tornei Challenger degli ultimi tempi.
“Per fortuna il Transition Tour è durato poco e si sono resi conto di aver fatto un errore per come era organizzato. Il tabellone a 48 giocatori dei Challenger è stata una novità positiva, i tornei mi sembrano organizzati ancora meglio. Si potrebbe migliorare qualche aspetto: ad esempio i punti dedicati nei primi turni, forse sono un po’ pochini, soprattutto la poca differenza tra primo e secondo turno. Un tennista che gioca il primo turno, non testa di serie, e vince prende 5 punti: poi gioca il secondo turno contro una testa di serie e ne prende solo altri 3, perché sono 8 punti ed è un po’ pochino. Diventa abbastanza importante per il giocatore essere tra le teste di serie dei Challenger, perché così si può partite dal turno successivo e si gioca una partita in meno per arrivare in fondo. Il tabellone a 48 permette anche a chi è 400 di entrare in qualche torneo, e c’è l’ospitalità garantita per tutti che non è poco.”
Rito scaramantico pre-match od oggetti portafortuna?
“Non sono scaramantico, non ho riti particolari. Se posso cerco di prendere la stessa doccia durante il torneo, se è libera, ma a parte quello niente altro. Ad ogni partita cambio grip e basta.”
Gli allenamenti di Matteo Viola con Nadal: la sua impressione sul Toro di Manacor.
“Per due volte ho fermato lo zio Toni e gli ho chiesto di potermi allenare con Rafa. Una volta eravamo a Wimbledon, e ci siamo scaldati sul campo 11. Rafa doveva giocare con Bellucci dopo un paio d’ore e ad un certo punto nel match era sotto nel punteggio e mi sono spaventato (e ride). Ho avuto la fortuna di allenarmi con lui anche a Barcellona dove abbiamo fatto anche due set. Ho vinto pochi game, ma contro Rafa a casa sua ci può anche stare. E’ davvero impressionante.”
Impressioni sull’accademia di Rafa Nadal.
“L’Accademia di Rafa Nadal è davvero bella. Ha tantissimi campi, con tutte le superfici. E’ moderna, l’Hotel per ospitare gli atleti interno è molto bello, c’è anche una mensa dove i giocatori mangiano tutti insieme. C’è veramente tutto, anche le strutture del Padel sono meravigliose, e il torneo viene organizzato davvero alla grande. Ho percepito che è una Accademia che funziona, ci sono anche Maestri italiani che ci lavorano. Devo dire che sono stato anche nell’Accademia di Mouratoglou (qui un focus su Patrick Mouratoglou) ed anche quella è di altissimo livello.”
La vittoria con Andy Murray a Maiorca 2019 e i retroscena.
“Noi ci eravamo allenati due giorni prima assieme, e mi aveva fatto molto piacere conoscere meglio Andy che è una persona molto disponibile e simpatica. Giocarci prima mi ha un po’ aiutato sia ad avere la sensazione diretta sul campo del suo gioco, sia a soffrire meno l’emozione di giocare contro un top player del suo livello. Lui durante la partita ha avuto dei problemi di crampi, ma la sua famosa anca ha reagito benissimo, stava bene da quel punto di vista. Nel terzo set potevo chiudere anche prima, ma lui si era ripreso dai crampi e stava facendo punti incredibili, smorzate, recuperi impressionanti, insomma era quasi al suo livello massimo. E’ stata una partita molto bella con una cornice di pubblico splendida, 2500 persone sugli spalti. Io ho giocato molto bene, ero in grande forma tanto che il giorno dopo ho vinto in due set facili con Kavcic che è un signor giocatore. Forse la vittoria su Murray è la partita più emozionante e più bella della mia carriera perché lui comunque è una leggenda del nostro sport.”
La finale a Maiorca contro Ruusuvuori: un parere di Matteo Viola su di lui e Sinner.
“In quel torneo lì avevo fatto tantissima fatica in molti incontri e quindi sono arrivato alla finale con Emil un po’ scarico fisicamente e mentalmente. Conosco bene sia lui sia il suo allenatore Federico Ricci (qui l’intervista del coach di Ruusuvuori) perché giochiamo per la stessa squadra ad Helsinki, e stanno lavorando davvero molto bene. Prima Emil aveva un po’ di problemi al servizio, faceva troppi doppi falli, ora è migliorato parecchio sia da quel punto di vista sia per l’incisività della prima di servizio. In quella finale era impossibile per me fare il mio tipico gioco da fondo, perché lui anticipava qualsiasi colpo e mi toglieva il tempo. Chiudeva dopo 2 o 3 scambi e non c’era verso per me di mettere i piedi in campo. Io non ero certo al cento per cento però lui ha alzato il livello. Ho giocato anche con Sinner e mi ha impressionato anche lui per come gli esce la palla dalle corde, ed è devastante.”
L’anno in cui hai espresso il miglior tennis: 2013.
“Il mio miglior tennis credo di averlo giocato dalla metà del 2012 fino a quasi tutto il 2013. Lì ho espresso il livello più alto. A Rotterdam ho superato le quali e vinto anche il primo turno contro Granollers che è il tennista con la classifica più alta che ho battuto (34 ATP), poi mi sono qualificato a Dubai, onestamente ho giocato a livelli alti. Poi ho avuto un infortunio alla schiena, ero in Brasile a giocare dei Challenger e mi è implosa una vertebra e il giorno dopo non stavo in piedi. Ci sono voluti due mesi per ritornare e questo mi ha un po’ bloccato. Poi a Indian Wells e Miami ho perso all’ultimo turno di quali e quelli sarebbero stati punti e soldi che potevano dare un altro scossone alla classifica e al morale.”
L’atmosfera Slam per Matteo Viola.
“Negli Slam si respira il vero tennis, quello che più conta. Nei primi Slam che giochi ti senti un ospite poi pian piano ci entri dentro meglio e ti sblocchi un po’. Sono tornei organizzati perfettamente, dal punto di vista economico sono importanti e danno tanta adrenalina per il contesto.”
La rimonta epocale contro Lajovic a Melbourne nel 2012.
“Sì fu una partita incredibile. Quello è il torneo della mia vita. Con Lajovic ero sotto 3-0 al terzo e a lui vengono i crampi: io con l’avversario con i crampi perdo entrambi i due game successivi e mi trovo sotto 5-0. Io ero imbestialito perché mi stavo incartando con Lajovic che faceva quel che poteva. Non ho mollato, ho continuato a muoverlo. Ho recuperato annullando 8 match point, siamo entrati di nuovo in lotta perché lui si era ripreso e sono riuscito a vincere una partita incredbile. Il turno seguente con Antonio Veic annullo due match point e recupero da un set e un break sotto, per poi fare un altro recupero clamoroso nel turno successivo con De Voest, riuscendo a qualificarmi in modo impensato.”
La passione per la Juventus e il calcio per Matteo Viola.
“Mi piace molto il calcio, che ho giocato anche da bambino, e sono juventino.”
Ti rimproveri qualcosa nella tua carriera? Cos’è cambiato con l’arrivo della bambina.
“Con mia moglie ho un accordo che posso fare due tornei di fila. In modo da limitare i momenti di lontananza. Mi ha sempre pesato stare un po’ lontano da casa, dagli affetti e oggi con Anna, la mia bambina è senza dubbio più difficile ancora. Quello che cambia davvero è che con una famiglia devono tornare i conti e questo come si sa è uno sport complesso da questo punto di vista. Si tratta quindi di entrare negli Slam, magari aumentando le entrate anche attraverso le gare a squadre. In ogni caso hai uno sguardo più diretto verso l’aspetto economico mese per mese con più pressione, e non più a lungo termine. Costa viaggiare, andare in giro con il coach, le spese sono tante. I conti devono tornare. Non mi rimprovero nulla, non ho particolari rimpianti. Riflettendoci oggi penso a cosa sarebbe successo se fossi andato ad allenarmi uscendo dalla mia regione e dal mio ambiente: noi in Veneto abbiamo fatto tradizionalmente fatica a tirare fuori campioni di tennis, e io ho fatto un po’ da traino per gli altri ragazzi della mia regione. C’è da dire che io sto con mia moglie da quando eravamo poco più che adolescenti, io avevo 17 anni e lei 15 anni, e quindi non ho mai voluto spostare la mia base di allenamento in altri lidi. Chissà come sarebbe stato fare una esperienza in Accademie di alto livello, con situazioni diverse.”
Il Challenger di Caltanissetta e la finale di Matteo Viola con Haider Maurer.
“Caltanissetta torneo meraviglioso, ogni anno poi con tabelloni di alto livello, quell’anno ho battuto Trevisan che giocava molto bene e anche Galvani nel turno successivo, giocando molto bene. Poi in fiale ho perso con Haider Maurer e quella è stata l’unica volta che ho perso da lui, perché nelle altre occasioni ho sempre vinto. In quel torneo avevo battuto anche Benoit Paire: con il francese ci ho giocato tre volte, due le ho vinte nella terza mi ha devastato. Lui è un giocatore particolare, molto estroso, se sta in giornata non ce n’è per nessuno. Quel torneo in realtà non dovevo giocarlo: mi è successo spesso in carriera che ho giocato bene tornei che non dovevo giocare. Il tennis è uno sport che può essere molto crudele a volte così come però darti soddisfazioni immense improvvisamente.”
Il giocatore italiano del passato che più ti ha ispirato e la partita in tv del cuore.
“Non ho un idolo in particolare. Sanguinetti e Gaudenzi sono stati due che ho apprezzato molto, così come anche Seppi. Fognini è forse quello che mi diverte di più. Per la partita direi i quarti degli US Open dello scorso anno in cui Berrettini ha sconfitto Monfils: lì Matteo ha battuto il francese al quinto set dopo aver mancato di chiudere il match in diverse occasioni. E’ stato un risultato veramente importante per il tennis maschile. In quel famoso doppio fallo di Berrettini ci siamo rivisti in tanti: il momento decisivo, la pressione. Il segreto del nostro sport sta tutto lì: fai un errore e riesci o non riesci a superarlo emotivamente. Se continui a tornare mentalmente all’errore e all’occasione persa è la fine.”
Continuità di gioco, gestione dei punti chiave e concentrazione alta: la ricetta di Matteo Viola per salire.
“Esatto, continuità può essere la parola chiave. Ad esempio Mager sono due anni che giocava a livelli alti, e l’occasione arriva, soprattutto se ci credi e lavora bene. la finale di Rio non arriva per caso: quello è sempre stato un torneo con delle sorprese, ma Gianluca è stato bravo a costruirsi un percorso, con l’impegno, i Challenger giocati e vinti, e così arriva la fiducia e anche l’occasione.”
Al termine dell’intervista mi sono venute alcune curiosità su Matteo e l’ho contattato.
Hai lavorato con Giampaolo Coppo, cosa mi dici di lui?
“Ho lavorato con lui un paio di anni, e ne serbo un ottimo ricordo. Lui è un luminare, di grande esperienza, e anche se non sono arrivati i risultati che speravamo, posso dire di aver imparato molto, anche in ottica futura da Coach quando finirà la carriera di giocatore.”
So che conosci Melania Delai (qui un focus sul giovane talento azzurro), cosa pensi di lei e del suo progetto?
“Melania Delai è’ una ragazza molto in gamba che senza dubbio ha tutte le caratteristiche di diventare una professionista. Nel progetto ha coinvolto parecchi sponsor perché il talento c’è e sua mamma è molto brava anche come manager.”
Alessandro Zijno