Walter Trusendi: “Con un Coach al seguito nei tornei avrei avuto un best ranking migliore. Il mio futuro è allenare.”
Ho incontrato Walter Trusendi, il “Truso” per gli amici, in moltissimi tornei Challenger in tutta Italia. E come scoprirete anche nell’intervista in alto (anche in video) veniva sempre solo, senza allenatore, con un’aria scanzonata e uno sguardo indagatore allo stesso tempo. L’ho sempre trovato molto simpatico e più di una volta avrei voluto chiacchierarci più da vicino. Ma per un motivo o per l’altro le nostre strade non si sono mai incontrate davvero, solo sfiorate. Eppure il Truso qualche rimpianto potrebbe anche avercelo, anche se a lui questa parola non piace. Non conosco a fondo la sua storia, anzi sarei molto curioso di conoscerla meglio, non so da che famiglia derivi, le sue condizioni socioeconomiche di partenza, né posso sapere le profonde motivazioni che lo hanno spinto in questo sport. Ciò che mi sento di dire è che Walter in campo sapeva fare di tutto, fisicamente era un bel toro, e le partite le sapeva portare a casa. Qualche volta vedevo quello sguardo accigliato fuori dal campo, cinico forse, di chi osserva da lontano un tennis che vorrebbe avvicinare ma che non ha il coraggio di acchiappare con forza. Per usare una metafora molto dura se volete, avrebbe dovuto violentare la logica, forzare questo maledetto sport e le sue dinamiche e davvero investire su se stesso. Non so perché e percome non l’abbia fatto. La prima volta incontrai Walter a Napoli, era in quali nel 2016, dotato di una Wild Card e vinse con Trinker per poi perdere dal belga De Loore entrando in partita troppo tardi. Andò via dal campo piuttosto arrabbiato e non lo avvicinai. Lo rividi a Mestre dopo qualche settimane, anche lì Wild Card in quali e perse lottando bene però con Bortolotti in una partita che finì in due set ma fu abbastanza dura sul piano fisico. Da lì prese il via e giocò 3 tornei Futures spettacolari dove giocò un tennis stratosferico: fece semi a Sassuolo, finale a Basilicanova dove toccò uno dei livelli massimi delle sue prestazioni, più ancora del torneo successivo di Abinea dove vinse il torneo. A Basilicanova volava in campo, letteralmente e pensai che la top 100 non era un miraggio. Poi però ogni volta che lo incontravo notavo quello stesso sguardo un po’ disilluso come se dicesse: ”ma no, ma io come faccio.” E gli è mancato un acuto nei Challenger che avrebbe potuto, in quel momento, svoltargli la carriera. A San Benedetto in condizioni a lui favorevoli giocò molto bene, fece quarti perdendo da Heras che aveva battuto qualche settimana prima: ricordo che mi disse “a me non mi intervistano quasi mai, perché?”. La mia risposta oggi è:”perché non ci credevi abbastanza”. Oggi, a mio modesto parere, può già inventarsi Coach e stavolta dovrà investire lui su un ragazzo. Ancora una volta si troverà nella situazione di dover rischiare se vuole davvero raggiungere traguardi importanti (e che probabilmente merita) in questo sport. L’alternativa è un guadagno sicuro e stabile in un circolo. Immagino che Walter avrebbe potuto essere più fortunato e trovare un Coach che volesse investire su di lui quando era nel circuito: questo non è successo. Potrebbe tuttavia oggi esserci un ragazzo promettente, valido, in cerca di un Coach con le caratteristiche del Truso, che sia disposto ad accontententarsi di poco, che investa su di lui come ha fatto Gipo Arbino con Sonego o Simone Tartarini con Musetti e costruirsi intanto un nome da spendere. Forza Walter. (Alessandro Zijno)
Intervista a Walter Trusendi
Ospite odierno di ’15 minuti con…’ per Sportface.it, eccezionalmente condotta da Luca Fiorino, è l’ex Top-300 Walter Trusendi. Dai match al Foro Italico alle sfide di Serie A, passando per la finale nel challenger di Rimini e tanti altri aneddoti. Benvenuti al Truso Show.
Dove sei e come stai passando questo periodo.
“Sono qui a Forte dei Marmi con la mia ragazza. Passo le giornate allenandomi, se uno vuole si può fare anche a casa.”
Ultima apparizione di Walter Trusendi nel tour professionistico nel settembre 2019.
“L’anno scorso ho fatto tanti tornei Open, una scelta forzata da motivi economici, ma ho sempre voglia di allenarmi e scendere in campo. Il regolamento ora penalizza chi ha un ranking basso perché non si riesce ad entrare nei Challenger con la mia classifica. E così mi sono trovato un po’ costretto a prendere la strada degli Open. Fare i 15mila o i 25mila avrebbe significato andare sotto con i soldi e non potevo permettermelo. Ora i posti nelle quali Challenger sono 4, invece che 32, impossibile entrare per me al momento.”
8 titoli Futures per Walter Trusendi in carriera, 7 in Italia, 1 in Austria.
“L’ultimo giocato ad Albinea, venivo da un lungo stop, c’erano 40 gradi, un gran caldo e ho un ricordo molto bello di quella settimana. Parecchi dei miei titoli li ho vinti al Forte Village, dove mi sono trovato sempre bene come condizioni. Poi uno in Austria, dove ero con Gabrio Castrichella che mi ha seguito per circa tre mesi e col quale avevo stabilito un bellissimo rapporto e infatti un quel periodo giocai davvero bene con altri risultati di spicco.”
Finale del Challenger di Rimini nel 2008, Diego Junqueira- Walter Trusendi.
“Sì forse quella è stata la mia miglior settimana in carriera. Ero partito dalle qualificazioni e fisicamente stavo in ottima forma, mi sentivo benissimo. Feci lotte vincenti di 4 ore con Menendez e Di Mauro e questo mi diede molta fiducia e forza interiore. Location bellissima a Rimini, pieno di gente, spesso si giocava la sera, amavo quel torneo.”
Primo Main Draw di un ATP a Umago.
“Di Umago ricordo che arrivai lì e c’era un caldo atroce con umidità incredibile. Partii anche lì dalle qualificazioni. Vinsi il primo turno con un ragazzo croato senza giocare bene, e nel secondo turno sconfissi Dzumhur giocando invece un gran tennis rispetto al giorno prima e mi riempii di fiducia. Fui fortunato perché nel turno successivo incontrai Trinker che era cotto dopo la battaglia del giorno precedente contro Vagnozzi. Nel primo turno del Main Draw dovetti affrontare Brands che è un tipo di giocatore che a me dà fastidio. Non ti dà ritmo, non riesci a scambiare e infatti il primo set andò via veloce in suo favore. Nel secondo ero sotto 3-0 però poi mi sono ripreso e ho raggiunto il tie break, perso con rammarico visto che ho sprecato anche due set point. Le mie occasioni me le ero create, ho perso il tie break 10-8, magari se avessi vinto il secondo set la potevo portare a casa. Mi ricordo che c’era il papà di Fognini che mi faceva un tifo sfegatato, cercavo il supporto del pubblico, peccato non aver giocato il terzo.”
Walter Trusendi bandiera del Tennis Club Italia, di Forte dei Marmi, due vittorie tricolori nel 2012 e nel 2015.
“Beh la prima volta non si può scordare. Festeggiare uno scudetto ti dà delle emozioni bellissime. Eravamo arrivati in finale anche l’anno prima nel 2011, perdendo solo al doppio di spareggio. Il 2015 invece con Matteo Marrai vinsi il doppio decisivo e anche lì grande emozione.”
Qualche aneddoto col tuo amico Matteo Marrai.
“Abbiamo fatto 5 anni insieme in cui giravamo con la sua Volvo il circuito. Ne abbiamo passate tante e fatte di cotte e di crude. Ricordo una volta in cui Matteo giocò in Colombia contro Koellerer ed era nettamente sopra nel primo quando Koellerer cominciò a punzecchiarlo, a provocarlo. Koelleler vinse il primo set 7-5 e al cambio di campo l’austriaco andò a sedersi sulla panchina di Matteo con l’arbitro che lo guardava incredulo. Koellerer continuò il suo show, abbracciò Matteo e non so cosa gli disse, a quel punto io gli feci una foto perché una roba del genere non l’avevo mai vista. Matteo perse 6-1 il secondo set e alla fine del match dire che era arrabbiato è dire poco.”
Walter Trusendi e il Foro Italico: il match contro Stefano Napolitano e le altre esperienze alla prequali.
“Ero molto carico grazie all’atmosfera magica di quei campi. Il Pietrangeli per noi italiani credo sia un tempio. Peccato quel match con Napolitano che mai avrebbe spianato la strada verso le quali di un Mater1000, e credo che avrei meritato di vincerlo per il gioco espresso. Ma questo sport lo conosciamo bene, lui giocò in modo intelligente e lucido i punti decisivi, si salvò in varie occasioni col servizio e andò così. Io a Roma vengo sempre molto volentieri, è un palcoscenico importante e una bella occasione per noi italiani attraverso le prequali per ritagliarci uno spazio e un sogno. Anche lo scorso anni persi una partita lottatissima contro Andrea Basso, che poi vinse il torneo guadagnandosi la Wild Card: persi 6-4 al terzo.”
Un bilancio della carriera di Walter Trusendi, 299 ATP come best ranking nel 2011 e oggi hai 35 anni.
“Non cambierei niente della mia carriera, non ho particolari rimpianti in linea generale. Ho dato sempre il massimo, ho molti amici nel circuito, ho passato bellissime settimane. L’unico rammarico forse è il non aver avuto mai un allenatore che mi seguisse nei tornei, non perché non lo volessi ma perché come sappiamo bene costa parecchio. Non era facile per me investire su un allenatore che mi seguisse sia negli allenamenti sia nei tornei. Tutti i giocatori di vertice ce l’hanno, anche Federer che non sembrerebbe averne bisogno per come gioca. Magari con un allenatore di livello il best ranking sarebbe stato migliore, almeno credo. Ho fatto quasi sempre tutto da solo, vedevo gli altri con i loro allenatori, i preparatori atletici, i fisioterapisti, insomma uno staff che io non ho davvero mai avuto.”
Il sogno nel cassetto a livello professionale di Walter Trusendi.
“Mi piacerebbe come Coach dare la possibilità a qualche giovane di avere ciò che io non ho avuto. Proprio partendo dalla mia esperienza poter condurre un ragazzo dotato di volontà a qualche buon traguardo. Credo che avere a fianco un allenatore in allenamento e nei tornei sia molto importante, decisivo, per cui quella è una strada che mi piacerebbe percorrere a fine carriera. Intanto gioco qualche Open, perché mi diverto, ma in futuro credo che allenerò.”
Alessandro Zijno