Andrea Arnaboldi: “Mi sto divertendo ancora a giocare, nessun obiettivo in particolare, soltanto dare il massimo”
Intervista ad Andrea Arnaboldi di Luca Fiorino.
Come stai trascorrendo questi in giorni in casa?
“Sto bene, sono tranquillo in casa e devo dire che ho riscoperto il giardino, un po’ come quando ero piccolo. Tenerlo in ordine, due palleggi contro il muro, giocare un po’ a basket.”
Il primo ricordo da bambino col tennis
“Mi viene in mente la prima coppa che ho vinto, al tennis club Milano dove io mi allenavo: ero un under 10, arrivai in finale, persi, ma tengo ancora in casa quella coppetta che fu la primissima.”
Il rapporto con i social
“Potrei fare di più, però ultimamente avendo un po’ più di tempo pubblico qualcosina. Tipo un doppietto con mio cugino, mio padre e mio zio fatto in giardino.”
Consigli per bambini che iniziano a giocare al tennis
“Ciò che conta davvero è divertirsi. Quando diventi professionista poi è assolutamente continuare a divertirti, mentre sei serio in quel che fai. Godersi ogni singolo minuto quando sei in campo. E’ vero che il tennis poi può diventare il suo lavoro, ma se perdi il gusto di giocare, rischi di perderti. A me è successo in qualche momento, per cui so bene cosa significhi perdere il piacere di stare in campo a colpire palline.”
La chitarra: una grande passione
“Sì, ho una chitarra elettrica e una acustica, mi piace tantissimo suonare, ed è una passione che avrei voluto coltivare di più.”
Analisi dei primi due mesi nel 2020
“Sì, buoni risultati e anche buone prestazioni, perché penso di aver ritrovato, nei primi tornei dell’anno, il mio tennis. Ho ritrovato buone sensazioni, che avevo perso nel 2019. E di conseguenza sono arrivati anche i risultati: niente di eclatante ma c’è stato un miglioramento importante.”
L’approccio mentale e il condizionamento dai risultati
“E’ vero che l’aspetto mentale è legato anche ai risultati. Le due cose si fondono, bisogna riuscire a staccarsi dal risultato. C’è da fare il proprio meglio e se perdi pazienza, perché c’è anche l’avversario.”
Il bilancio delle semifinali a livello Challenger
“Mi sono sbloccato a Portorose, ho perso 17 semi su 18 e finalmente in Slovenia ho vinto una semifinale che ho vinto 7-6 7-5 dopo 3 ore di gioco. In realtà ci pensavo ma quando entravo in campo poi i pensieri andavano via. A fine partita sì.”
Ricordi il tuo primo match pro
“Mi ricordo benissimo, perché avevo poco meno di 14 anni, ero un bambino e in quel momento mi allenavo con Riccardo Piatti: ricevetti una Wild Card a Milano, al Challenger che si giocava sul veloce. Nelle quali ovviamente. Incontrai Pescosolido che era stato top 50, e che in quel momento era comunque entro la top 200. Mi diede una stesa come era prevedibile, ma alla fine ero anche contento perché giocai bene. In realtà a 13 anni non ero certo pronto per quel livello pazzesco. Fu una esperienza molto forte, che per un periodo mi ha segnato.”
Impressione dei giovani italiani
“Ci sono tanti ragazzi giovani con enormi qualità, oltre a Sinner. Li ho visti nei Challenger, gente come Musetti o Zeppieri possono sfondare.”
Fra i ragazzi giovani chi più ti ha stupito quando erano alle prime armi
“Direi Shapovalov, aveva una facilità di gioco che mi impressionò davvero, lo vidi giocare sulla terra verde in America. Ero sicuro che sarebbe venuto fuori, almeno top 10, e infatti ci è vicino. Gli manca ancora di mettere un po’ di ordine nel suo gioco, dopo di che sarà completo e competerà per le prime posizioni del ranking mondiale.”
Il cambio di coach dopo un lungo sodalizio con Albani
“Verso la fine di ottobre 2019 ho iniziato a lavorare con Giorgio Mesanzani, dopo 7 anni con Fabrizio Albani. E’ accaduto per caso, un giorno avevo voglia di giocare a Padel e sapevo che Giorgio giocava, così ci siamo rivisti. Lui poi mi ha dato una mano a organizzare gli allenamenti e da cosa nasce cosa. Così abbiamo deciso di ricominciare insieme, lui è stato uno dei miei primi Maestri, avevo voglia di stare vicino casa qui a Cantù e il mio rapporto con Fabrizio Albani sembrava un po’ ristagnare come può succedere dopo tanti anni. Ero io che avevo bisogno di una svolta, per ritrovare quello slancio di entusiasmo. Sono contento di lavorare con Giorgio, ho anche trovato un ottimo preparatore, Stefano Viganò, col quale mi alleno benissimo.”
Il tuo sogno nel cassetto a questo punto della carriera
“Sono stato 153 ATP in singolare qualche anno fa e il sogno è abbattere il muro della top 100.”
Non un problema di livello ma di continuità
“Sì, ho fatto anche quarti a Bastad, ho ottenuto buoni risultati negli Slam, e anche in altri ATP, quindi sì, per il discorso del ranking sicuramente è mancata quella continuità. Speriamo che adesso con un po’ di maturità questo possa cambiare.”
Un pensiero al doppio un domani?
“Mi piace giocare il doppio e credo di poterlo giocare bene, perché a rete posso dire la mia. Non è la priorità in questo momento, ma è qualcosa che per il futuro potrei valutarla come possibilità. Adesso sto bene fisicamente e voglio ancora concentrami sul singolo.”
Nel tennis moderno l’età media si è alzata
“Assolutamente sì. Una volta dopo i 30 anni i tennisti cominciavano ad avere una flessione, oggi invece grazie ad allenamenti migliori, al fisioterapista, all’alimentazione puoi tranquillamente avere un gran rendimento anche dopo i 35 anni. Tutto dipende da quanta voglia hai, dai tuoi stimoli. Certo devi avere voglia di viaggiare, di metterti ancora in gioco.”
Aspetto del tennis che ti piace meno
“Viaggiare in sé a me piace. Forse oggi mi manca un po’ di avere stabilità, di continuità nello stare a casa. Ecco questo periodo ha tanti lati negativi, ma di positivo c’è che puoi stare in famiglia, organizzarti meglio le cose.”
Luogo che ti è rimasto più nel cuore
“Sicuramente il primo luogo che mi viene in mente è l’Australia, già solo per la distanza l’Australia è affascinante, speciale.”
L’emozioni del Roland Garros 2015
“Battaglie pazzesche. Ad oggi per me è il ricordo migliore della mia carriera. Fin dal primo turno di quali dove ero sotto set e break, fino al secondo turno del main draw, sono state tutte partite incredibili, lotte interminabili. Ero quasi sempre sotto, poi ho rimontato tutte le volte. Mi hanno soprannominato “Marathonman” che è diventato quasi un marchio, un simbolo.”
La partita assurda con Herbert a Parigi vinta 27-25 al terzo set
“Partita interminabile, incredibile, la partita è durata due giorni. Il secondo giorno, nel quinto set, io ho avuto il vantaggio di servire sul pari, e lui era sempre in rincorsa. L’ultimo turno di quali è stato ancora più incredibile forse, con Trungelliti.”
La vittoria con Trungelliti sotto di un set e due break
“Ero sotto 75- 5-2, doppio break, e ho rimontato vincendo 7-5 6-3 al terzo, giocando completamente libero, a braccio sciolto.”
Il successo al quinto con Duckworth per 6-0
“Teoricamente dovevo essere io ad avere meno energie, dopo tutte quelle battaglie precedenti. Invece sono andato 2 set sotto e ho annullato match point al terzo set con un diritto a sventaglio sulla riga. Incredibile. Tra l’altro il mio sogno era sempre stato quello di vincere una partita al Roland Garros al quinto set dopo aver rimontato da 0-2. E infatti la prima cosa che feci dopo il match fu di chiedere a Fabrizio Albani e Roberto Cadonati se si ricordavano che io lo dicevo sempre che questo era il mio sogno.”
Quale colpo ti avrebbe aiutato di più?
“Premesso che sono abbastanza contento di quel che ho, ma forse un servizio più potente mi avrebbe aiutato a vincere qualche punto più semplicemente. Servire a 220 o 230 mi avrebbe permesso forse di correre un po’ di meno su qualche punto.”
La domanda di Congy e il backgammon
“Trasferta in Grecia e a Cipro, eravamo io, Fabio Colangelo e Stefano Ianni, due Futures nei primi anni della carriera. Pioveva spesso e non si giocava, per cui prendemmo una tavola di Backgammon e cominciammo a giocare. Io ricordo quella trasferta come bellissima e con Congy ne parliamo quando ci incontriamo. E’ stato un inizio per me, io ero giovanissimo e loro erano più grandi.”
La compattezza del gruppo fra italiani
“C’è unione tra noi colleghi adesso come c’era prima. La differenza è che forse adesso i ragazzi giovani sono subito dei professionisti molto attenti, mentre prima si era meno professionali da ragazzini. Mi spiego meglio: oggi c’è il coach privato, lo staff, fin da subito per i giovani, mentre prima ci si aggregava agli anziani, era una organizzazione più superficiale forse. In quella trasferta lì ad esempio io mi aggregai a Congy e Ianni, piuttosto che altre trasferte con altri. Diciamo che anni fa si andava più all’avventura, rispetto all’organizzazione di oggi.”
L’episodio più incredibile che ti sia capitato su un campo da tennis
“La prima cosa che mi viene in mente sono le situazioni viste con protagonista Daniel Koellerer, quando giocava. Era davvero una testa molto matta.”
Il rammarico della partita assurda persa con Lacko
“Sì, c’è stato parecchio rammarico perché ho perso il primo set in quel torneo in Francia a Quimper dopo aver sprecato un sacco di set point e per altro su uno di questi Lacko aveva fatto un doppio fallo: il giudice di linea aveva chiamato out, quindi avevo vinto il set, invece il giudice di sedia chiama un overrulle menre io stavo già andando al cambio campo. Nonostante quello ho avuto 5 o 6 altri set point, non sono riuscito a vincere il set. Ho vinto poi il secondo ma il terzo l’ha portato a casa Lacko.”
Il personaggio Lacko
“Lui in campo in genere non dimostra emozioni, però è uno che da un momento all’altro può perdere la brocca. Lacko colpisce la palla come pochi, ha un grande timing, forse non è uno che si è allenato molto, ha fatto affidamento più sulla mano, sulla tecnica che sulla parte atletica. Altrimenti avrebbe potuto fare molto di più.”
Giocatore versatile da ogni superficie
“A me piace giocare sulla terra e anche sul cemento. Diciamo che non mi piace tanto quando la terra è molto pesante. Oggi ci sono dei cementi che sono molto lenti, quelli nemmeno mi piacciono troppo. Però sono uno che si abitua, prova ad adattarsi.”
Tennista che ha raccolto meno di quanto tanti si aspettavano
“Tomic ha fatto quarti a Wimbledon, vinto titoli, però come continuità di risultati poteva fare molto di più”
Per quanti anni hai intenzione ancora di giocare?
“Il più possibile, se mi diverto e riesco a mantenermi ad alto livello, vorrei andare avanti per molti anni. Obiettivi come detto primi 100, però voglio giocare senza pormi dei traguardi precisi, voglio esprimere il mio gioco e fare il massimo torneo dopo torneo. Importante star bene fisicamente, e riuscire a giocare un buon tennis.”
Tra mille anni ti ci vedi come coach?
“Tra mille anni direi di sì. Credo di avere quelle caratteristiche adatte ad insegnare, e ovviamente anche l’esperienza maturata in questi anni è molta e la metterò a disposizione dei miei allievi.”
Che differenze ci sono tra Giorgio Mesanzani e Fabrizio Albani?
“Non direi troppe differenze, entrambi lavorano sulle sensazioni, sul cercare di stare bene, di vivere l’allenamento in modo positivo affinchè sia proficuo. In questo momento come dicevo prima, mi sento carico e sento di nuovo quella voglia di giocare e impegnarmi.”
Tuo cugino Federico Arnaboldi promette molto bene, vero?
“Sì, è molto promettente, ha qualità, ed è un ragazzo serio, quindi ha tutte le carte in regola per fare molto bene. Come sai la strada è lunga e tortuosa, è difficile per tutti ma il suo percorso è incoraggiante.”
Alessandro Zijno
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