Sara Errani, una vita in trincea: “Mi sono rimaste tante cicatrici oltre le vittorie. E voglio ancora competere al massimo”

Ascoltando l’intervista io noto una cosa in particolare. Ed arriva alla fine della chiacchierata piacevole ed interessante del sempre bravo “Nize”: le cicatrici. E’ ovvio che Sara si riferisca a fattori extracampo. Non per forza derivanti dalla nota vicenda doping che l’ha vista squalificata, ma sicuramente quella situazione ha influito non poco. In certi frangenti, in situazioni come quella del giudizio altrui (un processo vero, non solo mediatico), per uno sportivo abituato al fatto che sia il campo e solo quello a giudicarti è molto dura sopravvivere emotivamente. Chi è un grande combattente come è sempre stata Sara, nata senza le stimmate della campionessa (io non sono d’accordo ma lei stessa credeva così, anche perchè l’ambiente questo sosteneva, troppo bassa, non sa servire, solo grinta, senza colpi) finisce per pensare che la vita fuori dal terreno di gioco sia la stessa che dentro al campo. Se tiri dentro una palla più del tuo avversario vinci, questo è l’abito mentale che ti abitui a vestire. E diventa una pietra su cui fondi la tua esistenza. Ma la vita al di fuori non è così: ti arrivano giudizi superficiali ben più duri da digerire rispetto ad un nastro negativo sul match point, o una riga presa dal tuo avversario. Ci sono vicende più grandi di te. Un po’ come gli infortuni, che però attribuisci a Dio, ad Allah o a chi vuoi, alla sfiga e non alla cattiveria degli uomini. E se sei una grande campionessa come è Sara è ancora peggio, perchè finora i successi avevano lenito i dolori. Ora quelle cicatrici ci sono, piano piano è possibile che la pelle emotiva si rimargini, rileggendo lei stessa quel che le è capitato con altri occhi. E sarà una giocatrice migliore ancora, e soprattutto una donna più felice.

Sara Errani è  la tennista italiana più vincente di sempre, con 36 titoli conquistati (9 in singolare e 27 in doppio) ed è stata finalista al Roland Garros 2012 e semifinalista agli US Open dello stesso anno. È stata la seconda italiana di sempre (dopo Francesca Schiavone) a raggiungere la finale in un torneo del Grande Slam. Ex numero cinque del mondo in singolare nel maggio 2013, ha vinto in tutto 9 tornei WTA, guadagnando fino ad oggi montepremi superiori a 13 000 000 $. In carriera si è inoltre aggiudicata tre volte la Fed Cup con l’Italia nel 2009, 2010 e 2013.

In carriera ha battuto giocatrici come Venus Williams, Ana Ivanović, Victoria Azarenka, Caroline Wozniacki, Amélie Mauresmo, Jelena Janković (tutte ex numero uno del mondo), ma anche campionesse Slam come Samantha Stosur, Svetlana Kuznetsova, Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Marion Bartoli, Petra Kvitová, Angelique Kerber, Garbiñe Muguruza e Na Li.

Ottima doppista, è stata numero uno del mondo nella classifica di doppio, specialità nella quale, insieme a Roberta Vinci, si è aggiudicata 22 tornei WTA tra cui tutte le prove del Grande Slam, diventando così la prima coppia italiana ad aver completato il Career Grand Slam (ovvero la vittoria di tutti e quattro i tornei dello Slam almeno una volta) e la quinta coppia in assoluto ad aver vinto più Slam (5) nella storia del tennis femminile.

Intervista a Sara Errani di Alessandro Nizegorodcew per Sportface.it

Dove sei e come stai

Sto bene, sono a Valencia, un po’ mi alleno, cucino, serie tv, le solite cose.”

Annata fortissima la tua, con Verdiana Verardi che era quella che vinceva di più, c’era Giulia Gabba, Karin Knapp, Giulia Gatto.I tuoi ricordi

“Il primo raduno a Trento Under 12, in cui c’eravamo un po’ tutte. Non era facile a quell’età stare fuori casa, così piccole.”

L’inizio della tua carriera Pro

Vinsi il primo torneo proprio in Spagna a Melilla, su una superficie velocissima, in cui avevo vinto anche il doppio con la Maria Jose Martinez. C’era Pablo (Lozano, il suo coach storico NDR) che mi disse che avrebbe chiesto a questa ragazza spagnola di giocare il doppio, era già fortissima.”

Le prime volte di Roma

Erano sempre emozioni fortissime, mi ricordo che in una delle prime occasioni giocai in main draw contro la Hingis che mi diede una bella stesa e nel riscaldamento dopo una cinquantina di palleggi fermò la palla con la mano e la cambiò.”

Quali sono le immagini di quei tempi lì, 2007, semifinale ad Acapulco

Quello è stato il torneo più importante per prendere fiducia. Vinsi con la Garbin salvando match point: guardai Pablo gli chiesi cosa dovevo fare e lui mi disse: “lei gioca da Dio, tu gioca meglio.”.

Prima partita vinta in uno Slam, a New York contro Voracova

Nelle quali non avevo mai vinto, e quindi altra grande emozioni.”

Il titolo che ti è rimasto di più nel cuore

“Ad Acapulco un anno, arrivai dopo un viaggio estenuante da Dubai dove avevo fatto finale. Primo turno mi faccio male all’adduttore durante la partita, però vinco non so come e poi alla fine vinco il torneo in finale contro la Suarez, bendata su tutte e due le cosce. Quella fu una soddisfazione enorme. Poi un altro torneo a Budapest, in finale contro la Vesnina: ero distrutta la sera prima stavo male, dicevo a Pablo che non ce l’avrei fatta, non mi reggevo in piedi e invece vinsi anche quella volta.”

Quando è arrivata la consapevolezza di essere forte da prime del mondo e quanto ti sentivi tra le migliori in quegli anni tra il 2011 e il 2016

Ero abbastanza incosciente all’inizio, ero in fiducia, le cose mi venivano facile, naturali. Stavo bene, mi divertivo, giocavo un miliardo di partite tra singolo e doppio.”

Parlando della finale di Parigi che tutti ricordano. Il match con la Ivanovic

Quello è stato un po’ il mio click, quando giocavo con giocatrici fortissime mi mancava quella sicurezza. Invece quella partita, dopo il primo set 6-1 con Pablo che mi dice “vai in bagno e non tornare”.

Come è nato e poi cambiato il tuo rapporto con Pablo Lozano

Pablo ha sempre avuto una grande fiducia in me, persino più di quanta ne avessi io stessa in molti frangenti. Lui ci credeva, mi vedeva fortissima. Certe volte cercava di tranquillizzarmi e non mettermi pressione dicendo delle mie avversarie: “Sara, lei tira più forte di te, serve meglio, ha un diritto e un rovescio migliori, cosa vuoi fare.” E funzionava, perché allo stesso tempo aveva una fiducia incrollabile che avremmo migliorato il nostro gioco e avremmo raggiunto il livello delle più forti.”

C’è stato un giorno che hai provato lo stato di flow? In cui funziona tutto quasi per magia?

“A Roma con Li Na e con la Jankovic, quarti e semifinale. Belle perché a Roma sul centrale con un pubblico meraviglioso.”

Il tuo grande rammarico della carriera?

Certo il potermela giocare al massimo contro Serena sarebbe stato molto più soddisfacente, pur se avessi perso ugualmente come probabile. Sono rimasta in campo fino alla fine proprio per onorare quell’impegno, poi per altro avevo anche la finale del doppio, e non riuscivo praticamente a camminare. Però se mi volto indietro guardando il mio palmares mi chiedo se sono stata davvero io a fare certi risultati.”

FED CUP 47 partite, e sei stata la giovane del gruppo e poi la ragazza d’esperienza.

Ricordo la prima partita che contava, giocavamo ad Olbia, che vinsi contro la Bondarenko. Sono state tutte emozioni fortissime. E anche tanti momenti coinvolgenti, con le partite a Burraco io e Roby contro la Schiavo e Flavia, passavamo tanti momenti assieme, eravamo una squadra pazzesca, forte, tutte competitive, e ci divertivamo, stavamo bene assieme.”

Tu hai dichiarato che il tuo obiettivo oltre al ranking è quello di superare i tuoi limiti.

Ho deciso di rimettermi in gioco dopo tante difficoltà e quest’anno stava andando meglio perché mi riusciva di essere più tranquilla in campo e di giocarmela di più Stavo dando il massimo e questo era il mio obiettivo, senza troppi blocchi. Io sto bene nella competizione, quindi cercavo di rientrare ad un livello soddisfacente e comunque stavo lottando.”

Nel torneo di Acapulco sei tornata a vincere un match a livello WTA contro la Sorribes, e c’era Giulia Gabba che ti seguiva col ruolo di Coach

Avere Giulia con me mi ha dato una carica e una tranquillità pazzesche allo stesso tempo. Avere una persona “esterna” dal rapporto tra me e Pablo, mi ha aiutato molto e anche è grazie a lei che ho fatto quel risultato.”

Cosa vuol dire scacciare i propri fantasmi

Bisogna più imparare a conviverci, piuttosto che eliminarli. Saperli gestire.”

Come sei cambiata umanamente dopo tutte le cose che ti sono successe

Io penso di essere cambiata tantissimo. Ho avuto tante esperienze negative, con tante cicatrici. All’inizio da giovane avevo meno problemi, ero più spensierata. Poi mi sono capitate tante esperienze difficili, la squalifica, il rapporto con tanti giornalisti che hanno scritto sciocchezze e sono cambiata tanto. Sono meno spontanea. E’ vero che ho sempre reagito, mi sono sempre rialzata, ma alcuni segni mi sono rimasti. La mia famiglia è stata fondamentale in tutta questa situazione, perché mi è stata vicina. Adesso al rientro avrò almeno il vantaggio di sapere, conoscendo me stessa e le reazioni mie, cosa si prova a stare ferma tanti mesi e a riprendere poi. ”

Alessandro Zijno