Andrea Vavassori: “Coppia fissa con Margaroli alla conquista degli Slam. E non mollo il singolare.” L’esempio di Polasek come stella polare.
Andrea Vavassori intervistato da Luca Fiorino
I giorni di quarantena lavorando su fisico e mente
“Il mio preparatore atletico Marco Sesia mi ha dato un programma da seguire, e anche un programma mentale (preparatore mentale Gianfranco Santiglia NDR)”
Primi ricordi di Andrea con la racchetta
“Su un campo in asfalto dei miei nonni (nonno Arduino a Tetti Neirotti, un piccolo paese nel comune di Rivoli, dopo una vita di sacrifici aveva voluto costruire un campo, che poi è diventato un punto di riferimento per i bambini del paese, non solo per noi nipoti NDR) ed io ho cominciato lì a giocare., dove poi è stata messa dell’erba sintetica. Essendo mio papà Maestro a 3 o 4 anni avevo già la racchetta in mano e facevo sfide su sfide. Fin da piccolo il mio sogno era di giocare Wimbledon. Poi mio padre amava utilizzare e quindi invogliarmi a giocare le volee, lo slice e via discorrendo.”
Prima intervista tra me e Andrea al Viareggio Open 2015 con soli 3 punti ATP all’attivo
“Sì, non è stato un percorso usuale il mio, perché avevo deciso di finire prima il percorso di studi e questo non mi permetteva di girare come si deve per i tornei internazionali. A 18 anni ho provato a concentrarmi sul tennis, e all’inizio ho fatto un po’ di fatica perché i soldi non erano molti e non potevo investire tanto per viaggiare e chiaramente ho dovuto abituarmi al livello internazionale. Così facevo anche molta attività nei tornei Open, il che mi permetteva di guadagnare qualcosa da reinvestire e anche migliorare il mio livello di tennis. Viareggio che citi tu è stato un punto di svolta, perché ho vinto partite in serie: avevo sconfitto Capecchi, Campo in finale, Fanucci in semifinale, partite che mi hanno fatto capire di poterci stare almeno a livello Futures. Quell’anno ho chiuso più o meno con 15 punti ATP e quindi ho un bel ricordo di quel torneo.”
Ostacoli più insidiosi dei tornei Futures
“Sì i tornei Futures sono possibili sabbie mobili. Diciamo che chi riesce a portarsi un coach dietro è avvantaggiato, ma non è facile perché servono soldi e non tutti possono permetterselo. Se vai in giro da solo il processo di avvicinamento ai challenger può esser e un po’ più lungo, ma questo non ti preclude la possibilità di arrivare. A me è servito per imparare tante cose, farmi le ossa, capire come organizzarmi, per i viaggi e così via. Quando passi dal circuito Junior a quello Futures il salto è grande, perché trovi gente più esperta, con più soluzioni, che bada al sodo.”
Come nasce il soprannome “Wave”
“Penso che sia la storpiatura del cognome da “Vava”, e c’è il riferimento all’onda.E mi piace.”
Rapporto con i social
“Instagram mi piace, il tennis mi ha regalato tante amicizie e mi tengo in contatto attraverso i social. Mi piace anche documentare i viaggi, come negli USA o in Australia, come avete visto con la foto col Koala per dire.”
Passioni extra tennis
“Mi piace molto leggere, e pensare che durante la scuola non era una mia passione. Poi suono la chitarra, prendevo anche delle lezioni quando andavo alle medie. E quindi adesso che ho più tempo libero da autodidatta provo a suonare la chitarra elettrica. Quindi ascolto diversi stili di musica e mi piace tentare di replicarli con la mia chitarra. Poi gioco alla play.”
Quiz debutto pro: dove e contro chi
“Futures ad Aosta 2011 sulla terra, avevo avuto una Wild Card e presi una bella stesa da Garzelli.”
La tua vittoria più bella in singolare
“Forse la partita con Berloq, arrivata in un momento non facilissimo, poi da quel torneo lì a Vicenza, sono cresciuto tanto. Tra l’altro io me lo ricordavo bene perché quando facevo il raccattapalle a Torino lo avevo visto giocare tante volte, quindi per me emotivamente quella vittoria è stata una soddisfazione particolare. E’ stata la svolta della stagione ma anche forse simbolicamente ha significato la mia presenza reale in quel tennis di livello superiore. Tra l’altro mi aveva accompagnato un amico lì a Vicenza e ricordo un abbraccio con lui bellissimo dopo la vittoria.”
Bilancio primi due mesi del 2020
“L’inizio è stato molto positivo, mi ero preparato molto bene nella preparazione invernale, ho lavorato bene sia con mio padre sia nella parte fisica. Avevo deciso di affrontare questa trasferta australiana impegnativa, 1 Futures e 4 Challenger e ho fatto subito finale contro Saville e vinto il doppio con Margaroli. Poi dopo un viaggio assurdo da Noumea a Bendigo in Australia e partita dopo partita ho giocato sempre meglio: con Dzumhur ho vinto una partita bellissima.”
Quando arriverà la prima partita ATP? Ti senti pronto?
“Speriamo presto, l’obiettivo del team era quello di raggiungere le quali del Roland Garros, mi mancavano una 60ina di punti per entrare.”
Prize Money Challenger
“Il problema del circuito Challenger per i giocatori è che i prize money sono ancora troppo bassi. Mentre se entri nelle quali slam, anche se perdi al primo turno prendi circa 10mila euro. Io a Bendigo ho preso una miseria in confronto e ho battuto 4 giocatori di livello altissimo.”
Il gruppo Italia e il messaggio di Napolitano
“Mi ha fatto molto piacere ascoltare le parole di Napolitano (qui l’intervista) che mi ha citato come un giocatore di livello.”
Giocatore a livello Challenger più sottovalutato
“Ce ne sono tanti di livello alto che girano i Challenger, molti possono fare il salto. Ad esempio Lukas Klein, a Portorose, mi è sembrato un tennista pronto ad esplodere.”
Episodio lancio della racchetta all’Harbour a Milano dove per poco non colpisci una signora
“E’ uno degli episodi di cui vado meno fiero. A mia discolpa dico che non conoscevo il circolo, era la prima volta che ci andavo e non sapevo ci fosse la piscina dietro. Avevo avuto due match point e ho avuto un attimo di follia, che onestamente non mi rispecchia per nulla. Mi è servito comunque tanto per riflettere. Alla fine quell’episodio mi è servito per capire come gestire certe emozioni.”
Il saluto di Simone Cappelli e il Challenger di San Benedetto
“Avevo vinto l’ultimo turno di quali contro Fonio e ho fatto una bella intervista.”
Hai più stimoli in singolare o in doppio?
“Se questa domanda me l’avessi posta 2 anni fa, prima dei buoni risultati in singolo, ti avrei risposto certamente il doppio. Il fatto di giocare con un compagno, con un amico, mi dava più tranquillità: ho sempre amato gli sport di squadra, le competizioni a squadre. Adesso però sono stimolato sia in singolo che in doppio, e spero di fare bene in entrambe. C’era un momento in cui la classifica di singolare era indietro rispetto al doppio, e mio padre mi consigliò proprio di continuare ad insistere sul doppio perché mi avrebbe dato quella fiducia che mi mancava nel singolare. E questo è successo proprio lo scorso anno. Perché attraverso il doppio giri tutto l’anno con giocatori di livello alto, e questo ti aiuta a prendere consapevolezza.”
Credi di esser più forte in singolare o in doppio?
“Direi 55% in doppio, dove sento già di valere la top 100, e 45% in singolo.”
Com’è nata la partnership con Luca Margaroli
“Siamo diventati molto amici, Luca è una persona speciale, è molto divertente e andiamo molto d’accordo. Girare insieme ad un amico aiuta ad esprimerti dentro al campo e poi a gustarti i momenti fuori dal campo. Gli avevo chiesto anche a supportarmi durante i tornei per il singolare e non si è mai tirato indietro, anzi è stato una risorsa per me. A fine dell’anno scorso abbiamo fatto un progetto di coppia, siamo andati insieme in America e poi abbiamo fatto una settimana di allenamento insieme qui da me. Ora la programmazione mirata a salire il più possibile e ci stiamo trovando bene, per raggiungere la top 100 insieme.”
Top 3 dei partner di doppio con cui è stato più in sintonia
“Julian Ocleppo, che è stato il primo partner con cui ho fatto tanti risultati, abbiamo vinto 3 tornei Challenger, abbiamo vinto la Wild Card per Roma in doppio. Poi Luca Margaroli ovviamente con cui sto giocando adesso, e abbiamo fatto buoni risultati anche con Vega Hernandez, vincendo un torneo insieme a Poznan.”
Motivo della separazione con Vega Hernandez
“Abbiamo cominciato a giocare insieme in Tunisia, e ci siamo resi conto che potevamo giocare bene insieme. Lui risponde molto bene e da fondo è molto solido, io sono più offensivo come atteggiamento tattico e ci completavamo molto bene. Volevamo fare un progetto di coppia. Lui era molto vicino alla top 100 e io volevo anche giocare in singolo. Lui quindi ha voluto stoppare questa collaborazione, e mi ha chiesto di fermarci come tornei insieme. Io sono rimasto così senza compagno per Genova e ci sono rimasto male. In realtà poi siamo tornati a giocare insieme a Brest e abbiamo anche fatto finale.”
Il sogno Coppa Davis in doppio
“Come ho detto prima sono stato sempre un appassionato delle competizioni a squadre. Quindi giocare a Wimbledon e fare parte della Nazionale sono i miei sogni.”
La più grande aspirazione sia in singolare che in doppio
“La vittoria di uno Slam in doppio è il mio sogno, e in singolare la top100.”
I trascorsi con Julian Ocleppo
“Avevamo fatto un progetto sui Challenger, dopo ottimi risultati nei Futures. Mi ricordo che la prima volta che abbiamo giocato insieme, a Padova, avevamo vinto quel Futures, e non ci conoscevamo benissimo l’uno con l’altro. Poi ci avevano dato una Wild Card a Recanati e avevamo fatto finale vincendo contro coppie molto quotate. E abbiamo costruito una amicizia che va oltre al campo da tennis, quindi non eslcudo che possiamo rigiocare insieme in futuro, anche perché abbiamo un bel feeling dentro al campo come abbiamo già visto.”
Giocatore più antipatico e simpatico del circuito
“Antipatico posso dirti che Maxime Hamou, è stato insopportabile: ho battuto il francese e sono stato contento anche per il suo comportamento che non è stato molto elegante. Mi faceva continuamente i pugnetti in faccia, e mi diceva qualche parola poco gradita in francese. Simpatico? Io mi trovo molto bene con Pellegrino, abbiamo giocato contro tante volte, ci siamo allenati insieme tante volte. Lui è molto corretto e mi trovo benissimo.”
Il rapporto d’amicizia con Pellegrino
“Andrea è uno dei miei migliori amici, eravamo in camera insieme a Tirrenia, quindi abbiamo convissuto per 2 anni, giravamo con Gabrio Castrichella tuti i tornei. Per cui il rapporto è forte.”
Giocatore più forte in singolare e coppia più forte in doppio
“Steve Johnson mi ha impressionato, sia per il servizio che la mette dove vuole, sia per il diritto. In particolare davvero incredibile come riesca a giocare il suo diritto da ogni parte del campo! Io provavo a giocargli in slice sul rovescio, ma lui riusciva comunque velocemente a spostarsi e farmi male col diritto con cui tirava mazzate. A fine partita con mio padre avevamo analizzato il match e eravamo d’accordo forse sul provare comunque a spingere sul suo diritto per poi aprire sul rovescio, e comunque comandare il gioco. Per quanto riguarda il doppio, a Francavilla nel 2018 c’era un mucchio di coppie che poi hanno fatto benissimo e noi abbiamo vinto il torneo: c’erano Krawietz7Mies che hanno vinto il Roland Garros, c’era Salisbury che ha fatto top ten, davvero livello enorme e questo capita spesso nei Challenger. Forse quello che mi ha impressionato di più è Polasek, servizio pesante, una risposta incredibile, a rete si posiziona molto bene. Infatti lo scorso anno ha fatto una annata favolosa, si è prima legato a Oswald e ha vinto tanti ATP, poi con Dodig è riuscito a fare quella scalata che l’ha portato fino al Master di fine anno.”
Quanto è difficile coniugare l’attività tra singolo e doppio
“La cosa più impegnativa è riuscire a portare avanti le due classifiche contemporaneamente. Io per fortuna adesso sono riuscito a poter entrare anche nel singolare nei Challenger, mentre l’anno scorso era molto più complicato per me. Il mio obiettivo appena si tornerà a giocare è raggiungere le quali slam, 240 in singolare e la top 100 in doppio per agganciarsi a qualcuno ed entrare nel tabellone principale.”
L’esempio di Polasek e la sua frase profetica
“Polasek si era ritirato, poi è rientrato e ha fatto top ten e risultati clamorosi. Lui mi ha impressionato per essere una persona molto determinata, ricordo che rientrando mi aveva colpito il suo atteggiamento, il self control. Non aveva classifica e lo sentii dire: “dammi tempo e divento 40 del mondo.” Questo mi dà fiducia, perché molti di giocatori che ho battuto in doppio sono diventati top player. La svolta è agganciarti ai giocatori che giocano ATP, perché il livello non è così differente rispetto ai Challenger e invece punti e soldi sì.”
La questione punti congelati
“E’ complicato districarsi. Da una parte è giusto congelarli, dall’altra non si può fare per tropppo tempo per non favorire qualcuno a danno di altri. Non so come faranno.”
Il tie-break e la gestione
“Nel singolare direi di no, però in doppio è vero alcuni supertiebrak li ho persi. A volte sono dei terni a lotto. E’ vero che dipende anche dalla forza mentale che ti sei costruito, però in altre occasioni entra anche la sorte.”
Estensione del calendario
“Io penso che siamo in alto mare, non si sa, ci sono tanti problemi, uno su tutti anche gli sponsor bisogna vedere come risponderanno. I tennisti credo che daranno il loro ok per giocare anche a dicembre.”
Alessandro Zijno