Julian Ocleppo:” Se sono un tennista professionista lo devo a papà Gianni. Vincere aiuta a vincere. Montecarlo l’emozione più forte”
Vorrei descrivere Julian Ocleppo tennista con le parole di suo papà Gianni, che ha mietuto successi negli anni 80, giocando in Davis, battendo Noah, Lendl, Wilander, Clerc, Cash e facendo partita pari con Borg, col quale si allenava a Montecarlo: “Fisicamente è meglio di me, tira e batte più forte, ha in assoluto maggior potenziale. Io alla sua età, 22 anni, ero maturato prima. Lui è già molto migliorato caratterialmente e di mentalità, diciamo che rispetto a me si può parlare di “late maturing”. Ma sa quel che fa, fa grandi sacrifici.” Julian oggi è numero 310 ATP, vale già assai di più ed è un ragazzo con tanti valori positivi, una simpatia innata e un “talento” tennistico che lascia immaginare una carriera interessante. Conosciamo il tennis e lo sport in generale: nulla è scritto, nulla è certo. Può non bastare il duro lavoro, ci sono mille variabili però mi sento di consigliare a tutti di seguire le partite di Julian.
Julian Ocleppo intervistato da Luca Fiorino
Il tempo a casa tra tennis, videogame, serie e imitazioni
“Stamattina ad esempio sono sceso in garage e ho cominciato a palleggiare al muro cercando di imitare gli stili dei miei colleghi amici, oppure gioco alla playstation, soprattutto FIFA. Poi TV, ascolto musica. Qualcuno gioca a Call Of Duty, mentre a Fifa siamo un bel gruppetto di giocatori forti. Ho guardato la quarta stagione de La Casa di Carta, praticamente divorata; ora mi hanno consigliato di vedere Vis a Vis e con mio padre mi sono gustato una serie TV davvero intrigante che si chiama Ozark”
La difficoltà nella programmazione degli allenamenti e le motivazioni
“Per quanto riguarda il tennis le strutture sono chiuse, si gioca contro il muro. Fisicamente posso allenarmi nel cortile di casa, ho spazio per fare ripetute, cose così. Poi ho allestito una piccola palestra dove posso fare pesi, e altri esercizi per tenermi in forma. E’ importante controllare l’alimentazione, perché stando così fermi, c’è il rischio di mangiare troppo o male e di dover poi ripartire da capo quando si riprenderà la stagione agonistica. La parte motivazionale è forse quella più difficile: io stavo andando bene, avevo fatto dei risultati importanti, e così senza sapere quando rientrare si fa fatica ad allenarsi a lungo e con intensità.”
Bilancio dei primi due mesi nel 2020. Semifinale in un 25mila, poi altra semi in un Challenger a Bangalore
“Vincere aiuta a vincere, questo è sicuro. Partita dopo partita, giocando bene e portando a casa i match, prendevo consapevolezza. In India si giocava in altura, mi sono adattato bene a condizioni particolari, su una superficie veloce ma non così tanto. Ho servito bene, e questo per il mio gioco è importante e l’altura mi ha aiutato in questo. Nel primo 25mila in Germania, sono andato avanti e ho perso in semifinale con Bemelmans, che certo non è un giocatore da Futures ma anzi ha un livello alto e quest’anno sta giocando benissimo e ha vinto 2 tornei in 3 mesi scarsi. Quella rivoluzione dell’anno passato a livello punti e ranking, ha alzato di molto la qualità e il campo di partecipazione dei Futures. In quel torneo ho battuto Setkic, Satral, gente forte.”
Una maggiore continuità di risultati e prestazioni
“Sì, credo che l’aspetto importante sia proprio questo, la continuità dimostrata come rendimento e come approccio ai match. Questo ti fa are il salto, anche come ranking.”
La consapevolezza di poter far match alla pari con tennisti più in alto classifica
“Già da tempo sapevo di poter giocare una partita ad alto livello, mi mancava forse come ho detto prima la consapevolezza di poterne portare a casa tanti di match così, anche con gente molto più alta nel ranking. E ci sono anche altri passai avanti da fare sul piano della fiducia. Questo credo sia il frutto di un modo di approcciare gli allenamenti molto positivo, con grinta, con continuità, tanta voglia.”
Un anno fa di questi tempi la vittoria contro Mischa Zverev a Montecarlo
“Ero numero 600 del mondo in quel momento e battere Mischa Zverev ha rappresentato forse la soddisfazione più grande della mia vita, e non solo tennistica. Soprattutto per il prestigio che regala una vittoria sui campi del Country Club di Montercarlo, in un torneo storico così importante. Poi questo successo ha un valore aggiunto per il periodo in cui è arrivato: era da poco venuto a mancare mio nonno, avevo sugli spalti mio papà, la mia famiglia e i miei amici e quindi la vittoria a Montecarlo ha un sapore particolare. Ero molto nervoso prima del match, e infatti la partita con Zverev vinta con due tie break emotivamente molto pesanti, mi ha consumato parecchie energie nervose. Ero felicissimo di giocare quel match ma anche un po’ ansioso, anche perché a Montecarlo sono cresciuto quando ero piccolino, è il circolo in cui ho iniziato a giocare a tennis, un circolo bellissimo.”
Primi ricordi nel tennis
“Quando andavo a giocare lì nel pomeriggio a Montecarlo, e facevamo i punti sui campi in cemento: chi vinceva il punto riceveva una caramella.”
Quiz: primissima partita pro e prima partita Challenger in MD
“Forse nel 2012 (in realtà era 2011 NDR) con Shyla a Biella, mentre ad Andria in main draw nel Challenger nel 2015 contro Berrer (io c’ero e mi ricordo che era molto emozionato ma comunque mi colpì come qualità di gioco, soprattutto col servizio NDR)”
Attività juniores
“Vinsi un doppio ETA con Pellegrino, da ragazzini giocavamo spesso insieme e facevamo parte delle squadre nazionali della Federazione. Ma come Juniores c’era gente più avanti di me alla mia età, non sono mai stato tra i migliori. Lo stesso Pellegrino, Mosciatti, Merzetti (Nicolas e Sasha si allenavano nel circolo dove alleno anche io, Roman Sport City a Pomezia, col papà come supervisione e spesso sono stato in campo con loro, due fenomeni, un mistero il motivo per cui non siano usciti NDR) in quel momento esprimevano un tennis migliore. Credo che sono arrivato al massimo 101 del ranking Juniores, ho vinto solo un torneo o due. Quello più importante in Francia con Tomas Tenconi che mi seguiva, battendo in finale Aliassime. Tenconi era un coach davvero bravo, riusciva a motivarci anche nelle situazioni più difficili, mi trovavo bene con lui nei tempi in cui ci allenava con Fonio.”
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LE PAROLE DI TOMAS TENCONI SU JULIAN
“Julian è un ragazzo con sostanziali risorse cognitive, molto spontaneo e creativo. Ha una qualità fondamentale, quella imitativa. Coglie con profondità ed immediatezza i particolari sulle persone e sui suoi comportamenti. Come tutte le persone sensibili e con tante risorse, affronta maggiori difficoltà ad organizzarsi e seguire un sentiero cronologico e a categorizzare il proprio vissuto. Per questo motivo ha un compito più complesso che lo porta talvolta alla dispersione… Come tennista Julian è molto completo, con certe particolarità di eccelsa qualità prestativa.. Enorme velocità di palla con diritto e servizio, facilità e fluidità nel portare i colpi molto significative. Insomma è una persona, al di là del giocatore, molto interessante. Ci siamo divertiti molto insieme; non sono mancati di certo i contrasti, del resto i giovani adolescenti come era Julian allora attraversano un periodo particolare in cui consolidano le proprie convinzioni. Queste credenze non sono sempre utili per il viaggio interno necessario al fine di costruire se stesso. E’ stato interessante e stimolante conoscere Julian e vivere un percorso insieme: siamo entrambi due persone intense fondamentalmente. In un periodo relativamente breve, abbiamo sviluppato un rapporto basato su elementi che ci hanno svelato sentieri intimi di noi stessi, non banali. Senza saperlo aveva bisogno di tempo per e anche di distanza per capire se stesso. A volte, per non dire molto spesso, bisogna frenare per poi andare più veloci.”
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Il ricordo della sfida giovanile contro Auger Aliassime
“Mi ricordo che io avevo 17 o forse 18 anni, e lui aveva 14 anni ed era ancora fisicamente un ragazzino, non tanto alto, magrolino, e si vedeva che era davvero forte. Pensa che alla premiazione gli ho ricolto un complimento dicendogli che non avrebbe faticato a tornare e vincere quel torneo. In realtà poi è esploso a livelli anche superiori fin da subito.”
Posto più assurdo in cui tu abbia mai giocato
“Penso in Spagna, a Martos un Futures. Faceva un caldo assurdo, dopo un viaggio incredibile dopo aver giocato a Benevento nella competizione a squadre. Ero testa di serie lì in Spagna, e ho preso al primo turno Aragone.”
Riti scaramantici od oggetti portafortuna
“Prematch di solito cambio i grip a tutte le racchette e prendo gli integratori prima di scende in campo.”
Che musica ascolti (domanda di Claudio Fortuna, amico e collega di Julian)?
“La domanda credo nasca da un aneddoto che riguarda me e Fortuna. Eravamo a Perugia lo scorso anno per il Challenger e alla festa del torneo chiediamo al DJ di mettere un pezzo. Ma non ci ha filati nemmeno di striscio, e quindi ci ridiamo su da allora, avevamo chiesto un reggaeton per ballare un po’ ma la richiesta non è stata presa troppo bene e siamo tornati al tavolo a mangiare e bere.”
Tornerai a giocare in doppio con Vavassori? Qual è il motivo della separazione?
“La separazione è arrivata perché i nostri obiettivi erano cambiati. Lui era arrivato 115 in doppio e voleva considerare l’idea di dedicarcisi come obiettivo primario o comunque non secondario: entrando nei 100 poteva giocare qualche Slam; io mi sono tirato indietro perché non giocando praticamente più il singolo stavo perdendo la classifica e invece volevo provare a tornar su. Abbiam fatto Francavilla e Ostrava e poi abbiamo deciso di fermare almeno per il momento la nostra coppia. E’ rimasto un ottimo rapporto. Ora è andato bene anche in singolo, e quindi Andrea adesso si trova in ottima posizione in entrambe le specialità.”
Hai mai pensato di andare ad allenarti fuori dall’Italia? (domanda non presente nell’intervista in onda)
“L’unico posto che mi viene in mente è Montecarlo. In realtà tra Italia e altre parti del mondo non ci sono differenze grandi, perchè il tennis non è una scienza pazzesca. Le esercitazioni son quelle. Tutto dipende dal giocatore, quindi il coach, italiano o straniero, deve adattarsi al tennista che segue, in Italia o all’estero. Poi mi trovo benissimo con chi mi segue ora, e faccio sempre tante domande sul piano soprattutto fisico, per cercare di essere più informato possibile e preparato al meglio.”
Superficie preferita
“Sull’erba non ho mai giocato. Per il resto non ho preferenze particolari tra cemento e terra. Non mi piace tanto quando è veramente veloce, tipo indoor “ghiaccio”. Il mio tennis si adatta bene un po’ su tutto.”
Dove pensi di dover migliorare per entrare in top 100
“Penso che dovrò lavorare veramente su tutto, non c’è qualcosa di particolare. Ognuno ha il suo percorso di maturazione: c’è chi come Shapovalov o Aliassime maturano prima, e chi come Lorenzi ha raggiunto il suo top più tardi. Gianluca Mager oggi a 25 anni è riuscito a fare la sua prima finale ATP.”
Il rapporto con papà Gianni
“Mio papà mi aiutato tanto e se sono a questo livello lo devo a lui. Mi ha sempre appoggiato nelle mie scelte, sia nel tennis sia nella vita al di fuori del campo. Anche in questo periodo mi aiuta, ci svegliamo insieme la mattina, mi fa da coach nell’allenamento mattutino seguendomi negli esercizi prima di andare a lavorare. Anche nei momenti più bui, che sono stato 6 o 7 mesi senza vincere una partita ho sempre sentito mio papà vicino, ho percepito il suo amore e la sua stima.”
La crisi vissuta in passato con 17 sconfitte consecutive e la fiducia ritrovata
“L’anno prima avevo cominciato a giocare a livello Challenger ma pur facendo match, insomma giocandomela, perdevo sempre. Questo mi aveva mandato un po’ giù di morale, e dovevo ritrovare un po’ di fiducia. Per questo ho usato anche il doppio per questo obiettivo. Avevo bisogno di finire un match gioendo e non recriminando. Certo non era la stessa cosa, perché emotivamente puoi farti forza con il compagno, tuttavia un po’ è servito. In quel momento lavoravo con Michele Longo e Dmitry Morolev e abbiam deciso davvero di ricominciare daccapo, provando a fare i 15mila e se serviva anche le qualificazioni. Con umiltà. Sono andato in Lettona a fare dei 15mila, ho fatto semifinale e da lì la fiducia è pian piano tornata ed è stato più facile fino a fine anno. Era il 2018: ho fatto poi a Monastir altre due semifinali, e giocato sempre meglio.”
Studi il tabellone quando esce?
“I risultati me li ricordo abbastanza, il tabellone lo guardo, vedo con chi gioco io e basta. Non sto lì a studiare.”
La figura di coach Ale Motti
“Con lui è iniziata in modo particolare. Giocava il torneo di doppio e ci siamo conosciuti in occasioni dei Challenger. A fine 2018 ad Andria, quando lui ha fatto la sua ultima partita, abbiamo giocato contro e mi ha battuto nell’unica partita che abbiamo fatto. E’ uno dei più preparati, sta nel circuito da una vita, conosce tutti i giocatori, ti sa dare i consigli giusti, anche come programmazione organizzativa probabilmente è il migliore. Conosce qualsiasi cosa riguardi il circuito. Anche quando ci alleniamo in campo sento di essere migliorato tanto con lui, anche a livello tecnico-tattico: è riuscito a mettere ordine nel mio gioco, che era qualcosa di cui avevo forte bisogno. Non escludiamo di divertirci anche a fare coppia insieme in doppio, visto che lui potrà usare il ranking protetto e potremmo entrare nei Challenger.”
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LE PAROLE DI ALESSANDRO MOTTI
“Julian ha tanti pregi, può vincere contro chiunque già adesso su qualsiasi superficie, e si adatta rapidamente: un gran bel vantaggio nel tennis di oggi. Di lui mi piace che è un gran lavoratore, anche se a volte può borbottare: non si tira mai indietro ed è un gran “partitaro”. A volte mi fa anche arrabbiare, quando gli si chiude la testa e dentro di lui si infilano pensieri negativi: in quelle occasioni qualsiasi cosa gli si dica non viene recepita nella maniera corretta. Però in questa stagione stava dimostrando fin dall’inizio di aver fatto miglioramenti anche sotto questo punto di vista, e se continua così, ad essere costante sia in allenamento che in performance, beh, si può togliere molte soddisfazioni. Può farcela ad entrare nella top 100 ATP, certo.“
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Il partner fisso e le difficoltà di conciliare singolare e doppio
“Sicuramente giocare con un compagno fisso, sempre lo stesso, è più facile. I meccanismi diventano automatici, ti capisci al volo e il feeling aiuta. Però è difficile trovare un compagno fisso, ogni tennista ha le sue esigenze, i doppisti classici si tengono stretti tra loro. Ultimamente io mi sono adeguato in base alle occasioni, alle opportunità torneo dopo torneo.”
L’allenamento per le imitazioni
“Sì in realtà so imitare sia i gesti e anche i dialetti e le caratteristiche dei miei amici: è una cosa innata. Mi viene bene, non c’è un metodo, un allenamento, è una capacità naturale.”
Le imitazioni in diretta FB e una piccola imitazione al volo di Cutuli
“Con Mirko Cutuli siamo come fratelli, siamo stati un mese insieme condividendo la camera in Egitto, per cui è più semplice. (imitazione da sentire assolutamente, top player qui NDR). Lui ama la competizione, sui go-kart ci siamo divertiti un casino.”
La domanda di Salvo Caruso: Rai 1 o Rai 2?
“Fin quando non risponde lui, io non posso rispondere (e ride NDR). E’ nato tutto a Siviglia durante il pranzo del torneo, quando ci siamo trovati a chiacchierare dei…canali televisivi…”
Rosso, nero, pari o dispari: la domanda di Giallo Naso
“Io Fonio, Rondoni e Pellegrino in Croazia siamo andati un paio di volte al Casinò: io giocavo sui colori, ecco il perché della domanda e ci siamo divertiti un sacco.”
L’amicizia fra gli italiani e il valore di un tennista
“Sì, ho tanti amici, credo che l’empatia tra noi arrivi anche dal fatto che condividiamo questo sport così difficile sul piano delle emozioni: sei solo in campo, è assai più complesso che per chi fa uno sport di squadra. Ed è davvero così difficile anche salire il ranking, dover essere performanti ogni settimana che questo ci unisce. I sacrifici, le rinunce per poter sognare di diventare un tennista migliore, questo unisce tutti noi che frequentiamo questo mondo e fuori dal campo trovare empatia quindi non è difficile. Chi non segue da vicino il tennis, l’appassionato classico di calcio per dire, non può sapere quanto sia difficile anche solo avere una classifica internazionale. Il 300 del mondo è un fenomeno. Eppure a volte siamo lì a lottare in un Futures per pochi soldi, anzi zero perché è quasi impossibile andare in attivo facendo Futures; anche i punti che danno i Futures poi sono pochissimi e questo sul piano mentale è un fardello pesante.”
Il tennista più antipatico sul campo
“Beh in Portogallo quando sono stato squalificato, dopo aver vinto il match, sono stato provocato dal mio avversario Bensoussan per tutto il match, un comportamento davvero squallido. Certamente non sono il primo a lamentarmi della condotta antisportiva di Bensoussan.”
Finale Us Open: tra i tre mostri sacri chi preferiresti incontrare (la mia domanda NDR)?
“Preferirei che perdessero tutti e tre prima. Dovessi sceglierne uno escludere Djokovic sicuro. Forse Nadal, anche Federer se avrà più di 40 anni (e ride NDR).”
Alessandro Zijno