Alessandro Giannessi:”Migliorato molto con Flavio Cipolla, punto a tornare in top 100 ATP”
Alessandro Giannessi, numero 160 ATP e best ranking al numero 84, mancino che trova la sua superficie preferita sulla terra rossa, intervistato da Luca Fiorino.
Come stai e come si stanno svolgendo le tue giornate.
“Svolgo le mie giornate in maniera normale, mi sto dedicando un po’ alla cucina, migliorando le mie qualità in tal senso, faccio le faccende domestiche e seguo il programma atletico che mi ha fornito il mio preparatore. Ogni 2 o 3 giorni gioco a tennis con Musetti, perché il suo Coach Tartarini ha un campo privato dove possiamo allenarci.”
Quanto è difficile programmarsi senza avere certezze sul rientro?
“Sì è difficile, trovare motivazioni e programmare con tutti questi dubbi sulla data di rientro alle competizioni. Con Lorenzo Musetti ci divertiamo però, facciamo allenamenti il più vari possibile con partitelle ad esempio. Temo che questo stop si prolungherà di parecchio perché il tennis è uno sport mondiale. Se si dovesse rientrare a settembre poi bisognerebbe vedere come si organizzerà l’ATP per il ranking, non è facile gestire questa cosa, forse rientrare direttamente nel 2021 potrebbe semplificare tutto.”
Il tuo primo ricordo del tennis da bambino.
“Io ho 2 fratelli maggiori che giocavano a tennis, e quindi credo di essere andato al circolo nella mia città, La Spezia, a pochi mesi. Ricordo che da piccolino giocavo contro il muro per ore. Il primo corso di tennis è stato a 8 anni però, quindi relativamente tardi rispetto ad alcuni standard, ma mi è piaciuto tantissimo e non ho mai smesso.”
La tua carriera Juniores.
“La mia carriera Juniores è stata lunghissima. Ero già in Nazionale under 12. A 16 anni il mio primo exploit diventando campione europeo. Poi ho giocato gli slam, sono stato intorno alla posizione numero 30 del ranking ITF. Rispetto ad oggi si dava maggiore rilievo all’attività Junior, e si ritardava sia il tentativo di maturazione sia l’ingresso tra i professionisti. Si davano importanza ai risultati e si guardava meno al miglioramento del giocatore. Col senno di poi avrei forse curato di più alcuni aspetti della preparazione atletica già a quei tempi, rispetto alla ricerca del risultato da giovanissimo. Oggi mi pare che ci sia una controtendenza o almeno più equilibrio.”
Primo torneo PRO.
“Wild Card, aprile 2006, un Futures a Cremona sul veloce, presi una stesa pazzesca da Bachinger 6-1 6-1, con mio papà sugli spalti.”
Semifinale di Umago 2017.
“Grande torneo e grandi sensazioni. Sono partito giocando con l’australiano Polmans che è un bel lottatore, poi mi sono adattato bene alle condizioni, campi pesanti, fino alla semifinale contro Paolino Lorenzi. Poi in quell’anno ho esordito in Davis e ho fatto best ranking al numero 84 ATP. Ricordo che ero a Sophia Antipolis che mi stavo allenando con Fucsovics quando mi è arrivata la telefonata di Corrado Barazzutti che mi comunicava il forfait di Fabio Fognini e di conseguenza la mia convocazione in Nazionale. Ed è stata una emozione pazzesca.”
L’ATP Cup, che tipo di esperienza è?
“Il mio allenatore Flavio Cipolla era in contatto con Matteo Berrettini che gli ha confermato che non ce la faceva a giocare, e quindi io sarei entrato. E’ una competizione nuova e per quel che mi riguarda è una competizione positiva. Trovo che sia una competizione molto bella sia perché si veste la maglia del proprio Paese, sia perché si prendono soldi e punti importanti.”
Il tuo rapporto con il coach Flavio Cipolla.
“Innanzitutto Flavio è un ragazzo davvero molto intelligente. Anche se è alla prima esperienza è stato con me in grado di trasmettermi tanto, sia a livello tecnico che umano e personale. Sono fiducioso per il futuro, perché il mio tennis lo vedo migliorato parecchio.”
Il tuo bilancio del 2020, con i problemi fisici.
“Ho problemi che mi porto dietro alla schiena, e dopo Buenos Aires ho fatto una risonanza perché ho sentito una scossa che arrivava fino alla gamba e questa risonanza ha certificato delle problematiche di cui tenere conto. Così mi sono preso 18 giorni di pausa con una ozonoterapia, una terapia mirata e mi sono ripreso bene ma non ho potuto giocare per i noti problemi del virus. Negli Usa per Indian Wells ero anche pronto, stavo giocando bene in allenamento ma ci hanno detto che non si sarebbe giocato da un giorno all’altro, e non si aveva la percezione che ci fossero particolari problemi. Ci hanno fatto stare lì una settimana in cui la vita quotidiana era assolutamente normale, era tutto aperto, si mangiava al ristorante, c’erano centinaia di persone, ci si poteva allenare.”
Il conflitto interno ITF/ATP per quanto tempo andrà avanti?
“Dovranno cercare di trovare delle soluzioni per appiattire le problematiche e i contrasti, perché ci rimettono i giocatori per primi.”
Agli Australian Open 2020 hai subito un torto grande.
“Tie Break del terzo set, crampo per il mio avversario, coreano Duckhee Lee, al quale sono stati concessi vari minuti per riprendersi. Ho subito questo torto, mi è stato chiesto chiusa e si va avanti.”
Finale a San Benedetto 2019
“Quel torneo lì è stato un altro torneo durissimo: primo turno contro l’australiano O’Connell, che era 500 ma già valeva quasi la top 100 infatti ha chiuso l’anno molto alto; poi due battaglie con Arnaboldi e Andrej Martin, e ho perso la finale per due punti. Le condizioni di San Benedetto sono sempre molto complesse, io mi ci trovo bene, feci un’altra finale anni prima, perdendo con Ramos.”
Quali dei tre Challenger (Stettino, Banja Luka e Vicenza) vinti ti ha dato più soddisfazione?
“Beh il primo fu il migliore, era un 125K, e non ho perso nemmeno un set. In Polonia.”
Sconfitti in passato Zverev, Tsitsipas e Rublev: su chi avresti puntato un caffé per il futuro?
“Ho vinto con tutti e tre, ma mi sono reso conto che erano davvero forti.
Un domani ti vedi come coach?
“Hai voglia a giocare. Ogni tanto comunque ci rifletto sopra, mi chiedo cosa farò quando smetterò? Penso che mi piacerà tantissimo trasmettere ai più giovani le mie esperienze.”
Aspetto del tennis che ti piace meno.
“Sì forse la cosa che pesa di più sia il viaggiare così tanto. Fare e disfare la valigia, stare tante ore su un aereo, forse è questo.”
Pensi di rientrare in top 100?
“Io ci credo, sennò non sarei ancora a investire su me stesso e a provare. Io ho 29 anni, e nel tennis moderno bisogna azzeccare una o due settimane in cui giochi bene, e trovare il best ranking. Il livello Challenger è davvero duro, e uscire da lì non è semplice ma questa possibilità c’è.”
Ottobre 2011 nel Challenger di Napoli: come ti immaginavi allora il futuro?
“Mi ricordo quel periodo lì molto particolare. Entravo in campo con una spensieratezza che mi aiutava. In quel torneo ogni volta che toccavo il diritto facevo punto, ero in un momento super, dove ho espresso un tennis di altissimo livello. Non pensavo al futuro, ma solo al presente.”
Giocatore meno simpatico straniero.
“Davidovich Fokina, come atteggiamento in campo, ma credo che la poca simpatia sia reciproca.”
Cosa accadrà una volta terminata l’era dei tre mostri sacri?
“Siamo stati fortunati ad avere questi 3 fenomeni, e quando smetteranno presumo che ci sarà più bagarre per le prime posizioni del ranking. I Wawrinka, Cilic, Del Potro, sono stati sfortunati perché in un’altra era sarebbero stati al numero 1 del mondo.”
L’esperienza con Nalbandian in Argentina.
“Io ogni anno andavo in Argentina ad allenarmi anche per la pre-temporada, e una volta Chela, con cui mi allenavo di solito, mi disse che c’era Nalbandian che voleva allenarsi. Una palla pazzesca quella di Nalbandian, sono rimasto scioccato, ero anche un ragazzino. Il suo rovescio era così fenomenale che è difficile da definire. Lui era il giocatore che mi piaceva di più in assoluto come tennis.”
Il movimento tennistico italiano e il suo stato di salute, lo scorso anno ben 10 tennisti azzurri che hanno vinto 15 Challenger, e i Fognini, Berrettini che fanno da traino.
“Il movimento italiano è molto di più che in salute. Tutti ci motiviamo l’uno con l’altro, e questo fa bene sia ai migliori sia a chi viene dalle retrovie.”
Un parere sui giovani azzurri: Sinner, Musetti e Nardi
“C’è tanta carne al fuoco, tutti parlano bene anche di Nardi, mentre Musetti e Sinner sono più avanti. Con Lorenzo mi alleno spesso e lo conosco più di tutti e anche lui diventerà molto forte.”
Alessandro Zijno