Francesco Aldi, quella partita con Ferrer e un coach in rampa di lancio
Il Coach siciliano, ex numero 111 del mondo come giocatore si racconta ai microfoni di Alessandro Nizegorodcew per Sportface.it; Aldi è un tecnico che stimo molto, parlano i risultati per lui, come possiamo vedere con la splendida stagione che stava facendo Bobby Marcora prima dello stop forzato del tennis e dello sport universale. Come ha anche osservato il “Nize” (uno dei giornalisti più preparati al mondo in tema di tennis) alcune caratteristiche di Francesco Aldi lo rendono particolarmente capace di cercare soluzioni, e lo conferma anche lui in una parte molto interessante della intervista che vi consiglio di ascoltare e anche di rileggere per fermare nella vostra mente alcuni concetti. La consiglio sia a chi vuole divertirsi un po’ in questo momento di pseudo-noia imposta, sia a chi voglia approfondire per migliorare il proprio lavoro o la propria conoscenza nel tennis. Francesco racconta le sue esperienze di giocatore e allenatore: ricordiamo che Aldi, dopo aver smesso di giocare per problemi fisici, è entrato in contatto con Marco Cecchinato, delle cui qualità quindi è stato un coltivatore attento, visti gli ottimi risultati che poi Marco ha ottenuto. A quel punto altri tennisti siciliani si sono aggiunti ed è stato protagonista della scalata in top 300 di Omar Giacalone che in quel momento ha avuto i migliori risultati della carriera. Nella primavera del 2016 fu visto al box della tedesca Annika Beck, che seguì per alcune settimane. Fino a quel momento Francesco aveva allenato solo uomini e l’esperienza gli è senza dubbio servita anche per il futuro, magari per lavorare con caratteri di ragazzi maschi più sensibili o comunque con altre soft skills. La Beck toccò il numero 37 della WTA, migliorò parecchio il suo gioco, lavorando a Palermo per qualche settimana prima di chiedere ad Aldi di trasferirsi a Stoccarda per seguirla full time. Il problema è che Aldi aveva già in programma l’apertura di una Academy in Sicilia insieme a Francesco Cinà, lo storico coach di Roberta Vinci. Pian piano il nome di Francesco Aldi si è fatto conoscere positivamente nel passaparola del sottobosco degli addetti ai lavori: girando Challenger e Futures nel 2015, 2016 e 2017 ho potuto rendermi conto di come molti osservassero (io per primo) i tennisti allenati dal siciliano, i loro progressi e l’atteggiamento positivo e vincente di Aldi stesso. Fino ai giorni nostri.
Le parole di Aldi
“Sto bene e mi trovo a Roma. Resto a casa. Gran parte della giornata me la occupa mio figlio. Riordino, oggi era la volta del garage e provo anche ad allenarmi un pochino fisicamente, per quel che si può.”
Junior
“Da piccolo ho battuto Andy Roddick a Melbourne, poi ho perso da Pless che da Junior era davvero un fenomeno. Io ho sempre amato l’Australia e con Roddick ci giocai ai quarti ed ero molto giovane quindi non conoscevo bene l’americano ma già se ne parlava molto bene. Ricordo che servizio e diritto erano già molto buoni, mentre il rovescio era meno solido e non si muoveva benissimo: per cui le mie scelte tattiche erano rivolte a farlo muovere parecchio e attaccarlo sul rovescio. Come partita è andata bene poi lui ha avuto una supercarriera.”
Primi anni nel circuito
“Sono classe ’81, una annata strepitosa con tanti giocatori forti. Dopo il percorso Juniores sono stato a cavallo tra i Satellite e i Challenger. Quei tornei Satellite erano abbastanza tosti: dovevi stare 4 settimane nello stesso posto, giocare 3 tornei che consentivano poi di fare un Master nella quarta settimana che dava parecchi punti. Però ci sono stato poco in questo “limbo” perché poi la riforma del sistema tennis internazionale ha portato alla creazione di Futures che più o meno è quello che vediamo oggi. All’inizio giravo un po’ con la Federazione, poi una situazione ibrida con Zugarelli che mi allenava per conto della Federazione e poi anche come tecnico privato. Il primo punto lo presi al CT Eur contro Francesco Piccari: eravamo due Wild Card e il sorteggio ci mise contro al primo turno.”
Le sfide con Volandri
“Con Filo sono 0-7 sotto, aspettavo l’ottava sfida per batterlo. A parte gli scherzi, dall’Under 16 in poi lui ha cominciato a giocare molto bene e ho sofferto sempre contro di lui. Ho cambiato spesso anche strategia ma non ne venivo fuori, è stato un avversario tosto.”
I trionfi Challenger
“Sì quelli sono stati anni intensi, che mi hanno portato al numero 111 ATP. Ho anche avuto modo di affrontare Djokovic nella finale di Sanremo nel 2005: non lo avevo visto nei turni precedenti e l’impressione fu quella di avere di fronte un tennista con grande facilità di gioco e una qualità atletica allucinante, e aveva solo 17 anni il serbo. Mi ricordo che si massacrava di stretching, prima e dopo la partita che in sostanza fu una partita alla pari perché persi 6-4 7-5. Era molto grintoso, solido, si capiva che sarebbe diventato forte forte. Poi l’ho ritrovato al Foro Italico qualche anno dopo ma io non ero in buone condizioni fisiche, venivo da un infortunio alla spalla, non ho potuto esprimermi al massimo. Ho conquistato il mio best ranking in occasione del Challenger di Rimini nel 2005, e quell’anno l’ho finito bene, poi però l’anno successivo sono cominciati i problemi alla spalla al rientro dalla trasferta a Noumea e in Australia. E queste difficoltà fisiche me le sono trascinate per un po’ di tempo, prima affrettando troppo il rientro, poi facendo forse gestendo male il percorso fisioterapico.”
Il torneo di Palermo e la vittoria su Ferrer
“Ferrer era testa di serie numero 1 del torneo, e Palermo è il mio torneo casalingo, il mio circolo, la mia città: ogni anno ero sfortunato nei sorteggi. Quando seppi dell’uscita del tabellone ero a cena con amici e cavolo, avevo di novo pescato la testa di serie numero 1, e Ferrer era numero 13 del mondo! Però stavo in un buon momento di forma, venivo da un periodo positivo. Lui tornava dalla Coppa Davis e quindi ci fecero giocare di mercoledì: a lui giravano un po’ le scatole di non poter vedere il suo Barcellona in Champions perché giocavamo la sera in contemporanea. Quindi li era entrato in campo già un po’ nervoso, forse mi sottovalutò un pochettino, mentre io ero molto carico e volevo giocarmi palla su palla, cosa che mi riuscì benissimo quella sera. Racconto un aneddoto: io in quella partita mi veniva di esultare in spagnolo quando facevo i punti e ad un cambio di campo Ferrer mi si avvicina e mi dice di parlare nella mia lingua, un po’ risentito. Io gli dico di sì, ma per tutta risposta al primo punto successivo esulto ancora in spagnolo, in piena trans agonistica. Questo stato magico è proseguito anche nel turno successivo contro Andreev che quell’anno era fortissimo: un set meraviglioso e alcune mie risposte al suo kick di rovescio formidabile me le ricordo ancora perché in quel momento stesso mi meravigliavo di me stesso.”
Poi dopo l’infortunio la risalita e alcune vittorie importanti
“Ad uno dei miei tornei preferiti, a Sanremo, dopo aver ricevuto una Wild Card,vinsi il mio primo Challenger vincendo partite difficili in modo invece facile perché stavo bene. Poi affrontai Fognini in finale: lo conoscevo perché ci eravamo già affrontati e a volte allenati insieme anche se in allenamento le situazioni sono diverse e lui non si impegnava al massimo. Invece poi in partita ti lasciava fermo col diritto da tutte le posizioni, tirava fuori delle giocate incredibili, forse non era molto costante nel rendimento durante la gara però ho fatto una fatica tremenda per batterlo. E sono stato contento perché era il mio primo Challenger.”
Il bilancio della tua carriera da giocatore
“Rammarico è quello di aver preferito spesso giocare Challenger, perché mi sentivo più a mio agio in quelle vesti, rispetto a provare qualificazioni ATP. Forse avrei potuto arrischiarmi di più ad alzare il livello. Magari non pensando troppo ai punti e al ranking ma preferendo un tentativo più ambizioso. Un altro rammarico è non aver mai giocato in un main draw degli Slam, anche se ho provato spesso e volentieri le qualificazioni senza mai riuscire a vincerle. Comunque mi sono giocato le mie carte. Ora il vantaggio dei giovani rispetto ai nostri tempi è che i ragazzi di oggi hanno spesso allenatori al loro seguito e quindi ad esempio nelle decisioni sono coadiuvati. Nel mio caso nella gestione degli infortuni ho un po’ improvvisato da solo e anche in altre scelte.”
I tuoi allenatori
“Ho sempre avuto la qualità del buon ascoltatore, cercando di prendere il buono da tutti gli allenatori che ho avuto che ovviamente erano tutti diversi per formazione e atteggiamento. Tutti, quindi, hanno lasciato qualcosa. Zugarelli è stato il primo post-juniores, avevamo costruito un gruppettino di lavoro con Giorgini, Starace a Trevignano. Poi a Palermo con Francesco Cinà, col quale ho vissuto il periodo del mio best ranking e con cui mi sono trovato molto bene a livello personale. Credo di non aver mai fatto un allenamento svogliato ai tempi di Cinà: in qualsiasi occasione, allenamento o gara il coach Cinà riusciva a farmi rendere. E poi Fabio Rizzo, molto bravo tecnicamente, mi ha lasciato tanto proprio sul piano dell’insegnamento della tecnica.”
Francesco Aldi Allenatore e il rapporto con Cipolla e Vagnozzi
“Con Cipolla e Vagnozzi ci sentiamo spesso, in effetti essendo ex giocatori che per vari motivi hanno dovuto trovare soluzioni alternative alla sola potenza, si può dire che tutti e tre abbiamo sviluppato delle qualità che ci portano a fare i Coach con buone possibilità. Trovare soluzioni è il succo del tennis. Il movimento tennistico in Italia comunque offre un bel panorama di tecnici tutti molto preparati e questo ci sprona l’un l’altro. “
Il tuo gruppo di lavoro attuale
“Bega, Pellegrino, Marcora, un gruppo bellissimo con Bobby (Marcora ndr) che è il veterano. Marcora ha fatto un salto in avanti nella disponibilità al lavoro che è cresciuta e questo gli ha portato risultati. Abbiamo svolto qualità importante nel lavoro. Per dire a Noumea pur con un vento fastidioso che lui sopporta poco, ha giocato benissimo senza lasciarsi condizionare. Abbiamo anche fatto una preparazione invernale molto positiva anche con Federico Gaio e il suo coach Daniele Silvestre. Anche a Cherbourg Marcora ha giocato benissimo, e ripeto la sua disponibilità è stata fondamentale.”
Alessandro Zijno
Salve sono un maestro tcvallejato Partinico (PA) ricordo con grande affetto questo ragazzino da quando lo portavo in giro per la Sicilia under 12 comunque Francesco mi rimane sempre nel cuore assieme alla sua amata famiglia ciao Francesco ed un in bocca al lupo peril tuo futuro
grazie Maestro Luigi, riporterò questo messaggio a Francesco se non l’ha letto.