ITF Femminili 2019, il Resoconto: L’Ucraina dominerà il tennis femminile del futuro? Tutte le migliori giocatrici partono da qui. Dubai il torneo più bello

Il circuito “secondario” delle ragazze, esattamente come per i maschietti, è propedeutico per l’ingresso nel tennis di più alto livello, quello WTA. A differenza dei maschi, tuttavia, il montepremi degli ITF femminili può essere molto più alto, perché non esiste la categoria Challenger. Abbiamo quindi tournaments da 100.000 dollari, o da 80mila e da 60mila, oltre i canonici 25 e 15mila dollari. Come nel circuito maschile, abbiamo tornei in ogni parte del mondo, con l’Italia in prima fila con Santa Margherita di Pula ma anche molti altre location, come Bagnatica, Barletta o Solarino.
Sollecitata dalla Women’s Tennis Association (WTA), nel 1984 la ITF si fece carico di sviluppare un circuito di tornei aventi un montepremi limitato a livello mondiale per le tenniste, in particolare le giovani, desiderose di guadagnare punti che permettessero loro di scalare le classifiche mondiali ed entrare nei tornei della WTA. In precedenza erano stati organizzati tornei analoghi dalla European Tennis Association (ETA) e dalla US Tennis Association (USTA), organismi locali di Europa e Stati Uniti. Nel 1983, la ETA aveva organizzato 26 tornei di questo tipo, la USTA 14, e gli unici altri 3 erano stati organizzati in Australia. Questi tornei avevano però regolamenti che differivano tra loro e e che erano difficili da capire per i non addetti ai lavori. Il primo impegno fu quindi quello di creare un regolamento unico che andasse bene per tutti questi tornei e non fu facile: nel 1985 vi furono continue discussioni su come procedere. La prima versione del regolamento entrò in vigore agli inizi del 1986 per tornei con montepremi compresi tra i 5.000 e i 10.000 $ e fu diramato in tutti i paesi membri della ITF.
Il primo contributo per creare i montepremi fu di 110.000 sterline offerto dal Torneo di Wimbledon, che nel 1986 portò all’istituzione del Grand Slam Trust Fund, organismo destinato a sviluppare il progetto, con il contributo degli US Open e dell’Open di Francia. Gli Australian Open si unirono in seguito, quando il torneo consolidò le proprie finanze dopo l’inaugurazione nel 1988 degli impianti di Melbourne Park. Nel 1986 furono creati 12 eventi in Sudamerica, su iniziativa del Grand Slam Trust Fund, che avevano un totale di montepremi di 60.000 $ e avrebbero portato alla maturazione delle talentuose giovani tenniste locali, nonché all’Istituzione di un circuito juniores da parte della Confederacion Sudamericana de Tenis (COSAT). In Asia fu creato un circuito di 15 tornei con montepremi totale di 115.000 $, mentre in Europa e negli USA nacquero nuovi tornei. Si venne a consolidare la possibilità per le giovani tenniste di tutto il mondo di scalare la classifica mondiale in ambito locale, prima di accedere ai tornei più importanti lontani da casa. Alla fine del 1986 il circuito comprendeva 108 tornei su scala mondiale con un montepremi totale di 1.075.000 $ e un montepremi massimo per ogni torneo di 25.000 $. Nel 2017 il montepremi minimo per un torneo ITF femminile è stato portato a 15.000 $.
Al Hatboor Tennis Challenge
In questi anni il miglior torneo ITF femminile universalmente riconosciuto è quello che si svolge a Dubai, il famoso Al Habtoor Tennis Challenge, che si svolge negli Emirati Arabi Uniti in dicembre e offre una ospitalità di livello altissimo, una vera eccezione nel panorama, ancora troppo povero, del circuito ITF. In questa stagione è stata la romena Ana Bogdan a trionfare, battendo in finale la sorprendente teen ager ucraina Daria Snigur, vera rivelazione della stagione. L’Ucraina si candida a dominare il tennis femminile del futuro, almeno quanto il Canada quello maschile. Dopo Lopatetska, Yastremska, Kostyuk, Zavatska, Kostenko, Dema, ora è il turno di Daria Snigur, una 2002, che si allena a Kiev alla International Tennis Academy con Larisa Savchenko , ex Coach della Kutznetsova. Si fa fatica a contarle le ragazze ucraine pronte a macinare Slam, è letteralmente incredibile questo movimento in una nazione comunque non ricca e con grandissime difficoltà sociali.
Daria Snigur
Forse Daria Snigur (nella foto) fra tutte queste campionesse mi sembra la meno attrezzata a livello atletico, ma è un punto di vista mio e può senza dubbio migliorare. Nata con un DNA meno caratterizzato da velocità, rapidità negli spostamenti, Daria compensa il tutto con un timing sulla palla davvero unico, e con una lettura delle situazioni che la rende competitiva ai massimi livelli anche con ragazze che si muovono meglio in campo. Snigur è andata a vincere il suo secondo titolo in carriera a soli 16 anni, dopo aver fatto finale agli Aus Open Juniores ed avendo già in questo momento il best ranking al numero 236 WTA!!! Io l’ho soprannominata “la boscaiola”, so che a lei non piace molto questo soprannome, e mi sono ripromesso di spiegare cosa intendo: vuole essere un complimento, senza tuttavia dimenticare la realtà, o almeno la mia opinione. Rispetto alle altre ragazze della sua nazione o della sua età Daria è senza dubbio più corpulenta. La natura l’ha dotata di un timing sulla palla pazzesco, impressionante. A tennis gioca divinamente e ha la grinta giusta. Tuttavia i suoi allenatori sanno bene, tanto che ci stanno lavorando quotidianamente, che gli spostamenti non sono il suo forte, sia per una massa notevole, sia per una mancanza di esplosività rispetto alle competitor. Se con questi limiti vince tutte le partite, io mi tolgo il cappello e chi mi conosce sa bene che potrebbe diventare il mio mito, più ancora di Lopatetska “pitonessa” su cui in questo momento sono accese le luci dei riflettori. Anche la “Modgudr Gigantessa Guerriera” Clara Tauson, anche lei incredibile, appare atleticamente di un altro livello, con una massa magra “originale” superiore. E’ ovvio che Gigantessa Guerriera o Pitonessa siano soprannomi forse più simpatici di “Boscaiola” però conoscendo Daria Snigur e anche vedendo il suo lato umano e caratteriale genuino, meno costruito, meno artificiale della altre due ragazze citate prima, l’appellativo mi appare centrato.
Veniamo ora alle migliori 10 tenniste che hanno fatto più punti nei tornei ITF del 2019:
Oana Georgeta Simion
1- Oana Georgeta Simion, romena, 23 anni, 666 punti. Lei è la diavolessa, e badate bene che 666 (il numero dei suoi punti nel 2019) è proprio il numero del diavolo! Tennista dotata di grinta pazzesca, molto seguita in Romania per alcune sue dichiarazioni “nazionaliste” la Simion (nella foto) in questa stagione ha conquistato ben 4 tornei ed è attualmente numero 436 WTA. Score stagionale di 48 vittorie e sole 19 sconfitte, tutte sulla sua superficie preferita che è la terra rossa.
2- Anastasia Kulikova, finlandese, 19 anni, 636 punti. Quattro titoli anche per la giovanissima finlandese di origine russa, Anastasia Kulikova, che a differenza della Simion ha trionfato maggiormente sul cemento. 51 vittorie in stagione a fronte di 20 sconfitte su diverse superfici, a dimostrazione di una maggiore adattabilità. Ben 21 tornei giocati con punti presi, molti per questo livello.
Seone Mendez
3- Seone Mendez, australiana, 20 anni, 615 punti. Forse è la mia preferita tra le giovanissime. Figlia dell’ex calciatore professionista Gabriel Mendez, con un fratello anch’esso calciatore che gioca in Brasile, Seone (nella foto) è una professionista esemplare, si allena duramente, ha davvero un bel fisico molto curato, e in passato è stata allenata anche dal vecchio campione australiano Willy Masur. Dietro le quinte si parla di una famiglia un po’ difficile da gestire, con un papà molto, forse troppo, ingombrante per quanto riguarda le questioni tecniche e tattiche della figlia, che comunque sta vincendo parecchio ultimamente. E’ al suo best ranking, al numero 287 del mondo, ha uno score stagionale di 57 vittorie e 18 sconfitte e ha vinto addirittura 7 titoli (tutti su terra) in questa stagione, portando così a 10 vittorie il suo record personale.
4- Thaisa Grana Pedretti, brasiliana, 20 anni, 598 punti. 47 partite vinte in stagione, 18 perse per la bella brasiliana di chiare origini italiane. Tifosa del Palmeiras e vera appassionata di tennis, non si perde una partita di Halep e Nadal, ed è molto amica di Bia Haddad Maia (alla quale auguro un 2020 migliore dell’anno appena terminato) e di Carolina Meligeni Alves. La Pedretti fa dela difesa e degli spostamenti la sua arma migliore, non è molto potente ma è intelligente in campo ed è cresciuta molto. Oggi è numero 400 del mondo, praticamente al suo massimo livello. Tre trofei conquistati in stagione, tutti a Cancun, in Messico, sul veloce.
5- Anastasia Zakharova, russa, 17 anni, 570 punti. 56 vittorie e 15 sconfitte per la teen ager russa, in soli 10 tornei giocati, di cui ben 5 vinti su 6 finali giocate. 303 WTA, la Zakharovaè attesa ad un 2020 di conferma e non sarà facile vista la giovane età.
6- Anna Turati, italiana, 22 anni, 527 punti. Sesto posto per la migliore azzurra nei tornei ITF, trasferitasi a studiare negli Stati Uniti da un paio d’anni, insieme alla sorella gemella Bianca, anche lei protagonista di una stagione molto positiva. 35 vittorie, sole 5 sconfitte nel 2019, andando a punti in 9 tornei, distribuiti quasi equamente tra cemento e terra. Numero 551 WTA, Anna Turati ha vinto ben 4 tornei, 3 a Tabarka e 1 negli USA.
7- Lou Brouleau, francese, 24 anni, 514 punti. La classifica di Lou Brouleau si spiega con un un numero di tornei e di partite molto superiore ad alcune delle sue avversarie, ben 72 partite giocate (51 vinte) con 10 tornei postivi. Ha girato il mondo la francese, dimostrando di voler provare sul serio a fare la professionista. Ha vinto 4 tornei a distanza di 4 anni dagli ultimi, ottenuti nel 2015. Ha trionfato in 3 continenti diversi: in Asia 2 volte a Hua Hin, in centroamerica a Cancun e a Monastir in Africa. E’ attualmente numero 364 del mondo.
8- Dasha Ivanova, statunitense, 23 anni, 503 punti. Numero 487 WTA, l’americana di origine russa, in questa stagione ha vinto 3 tornei, tutti 15mila dollari, facendo però fatica a livelli più alti.
9- Marcela Zacarias, messicana, 25 anni, 500 punti. La più “anziana” tra le prime 10 in classifica è la messicana Marcela Zacarias, 266 WTA, quindi alta in classifica mondiale rispetto alle contendenti, che ha sfruttato alla grande i tornei di Cancun, in Patria, vincendone ben 5. Tennista ben strutturata e completa, non appare una fuoriclasse ma nei prossimi anni può ambire ad una classifica migliore e a qualche torneo WTA, in particolare sul veloce, sua superficie preferita.
10- Darya Astakhova, russa, 17 anni, 482 punti. Come la Zakharova, anche la Astakhova ha 17 anni ed ha scelto la nazionalità della Grande Madre Russia, mentre da Junior giocava per il Kazakhstan. Numero 563 del mondo, la teen ager è il prodotto di una scuola incredibile che si avvantaggia anche di uno sviluppo fisico e di personalità più precoce rispetto alle ragazze occidentali, e anche rispetto a molte asiatiche. 2 trionfi per la Astakhova, entrambi sulla terra di Heraklion, in Grecia.

Ci sono tuttavia altri talenti che vale la pena di menzionare e che si sono messi in evidenza in questa stagione. Per prima la classificata al numero 11, l’egiziana Maiar Sherif Ahmed Abdelaziz, che per altro si è anche laureata alla Pepperdine University e si propone come punto di riferimento per le moltissime ragazze egiziane che giocano a tennis e bisogna sottolineare che il movimento del Paese del Nilo è davvero florido come dimostra anche Sandra Samir, numero 13 ITF. La 2000 Elena Maligyna, estone, è un altro talento da tenere d’occhio, così come la 2001 Carole Monnet, francesina tutto pepe e considerata una predestinata dalla potente Federazione Francese. Della lussemburghese di origini italiane Eleonora Molinaro si parla da tempo, e pian piano sta facendo i progressi sperati anche se forse ci si aspettava una maturazione più veloce, per quello che da juniores aveva fatto vedere. Tra le asiatiche chi mi ha davvero impressionato è stata Yuki Naito, giapponese classe 2001 già molto matura sul piano tattico e pronta per palcoscenici ancora più prestigiosi. Al 40esimo posto in classifica ITF troviamo una 2003 incredibile, la russa Daria Kudashova, che sta bruciando le tappe e ha vinto in questa stagione ben 2 titoli, bissando tra l’altro il trionfo a Batumi, in Georgia, ottenuto lo scorso anni a soli 15 anni! Tra le sudamericane citiamo l’argentina Jazmin Ortenzi che si è messa in luce nei tornei in Argentina e Paesi limitrofi. La nostra Federica Arcidiacono si trova al 48esimo posto della classifica ITF e la sua proverbiale grinta può portarla anche più in alto.
Elizabeth Mandlik
Elisabeth Mandlik (nella foto), americana di 18 anni ha una storia interessante ed è sicuramente tra le più papabili future campionesse: Proveniente da Boca Raton, Elizabeth è la figlia di Hana Mandlikova, campionessa Slam trentaquattro anni fa agli Us Open. Elizabeth ha una storia particolare, perché è stata concepita in maniera naturale, ma grazie all’aiuto di un maschio che è sempre rimasto nell’ombra. Il suo papà e la sua mamma sono stati solo e soltanto Hana Mandlikova, con l’ausilio delle compagne, visto che la ex tennista cecoslovacca, ora cittadina australiana, è omosessuale. La Mandlikova ha 2 figli, “Elli” appunto come chiama la sua Elizabeth e Mark, sono gemelli e lei non li ha mai forzati a giocare a tennis. Anzi, ha fatto ancora di meglio: quando loro hanno manifestato la voglia di migliorare con la racchetta in mano li ha affidati alle cure di Coach Gabriel Trifu. Elizabeth ha vinto nel 2019 a Barletta il suo secondo titolo da pro, senza perdere un set e alla fine del match di finale ha dichiarato: “Mia madre non mi ha mai messo pressione, anzi per me è una risorsa perché sa come ci si sente in certi momenti e può capirmi. Lei mi dà sempre buoni consigli.” La ragazzina ci sa fare, tira forte, non si risparmia, rischia il giusto, serve molto bene. In altre parole ha un gioco molto americano, con una personalità chiara ed una identità di gioco da chiara attaccante da fondo. Sa anche variare tuttavia. Dichiara di non aver mai sofferto per l’orientamento sessuale di sua mamma, che ormai è pubblico. In realtà Hana si sposò con un maschio, un imprenditore nel campo della ristorazione, l’australiano Jan Sedlak. Hana rimase incinta, ma come successe a Chris Evert, decise di non proseguire la gravidanza. La voglia di maternità però si manifestò anni dopo, e la vicenda assume tratti molto particolari. Così li racconta la Mandlikova stessa:La gente può dire quello che vuole, ma i bambini, tutti i bambini, hanno il diritto di essere amati e questo è l’importante. Non rivelerò nè ora né mai il nome del padre dei miei figli, Elizabeth e Mark, due gemelli. Saremo amici tutta la vita anche se non vedrà mai i suoi figli. C’è un patto tra noi, lui sapeva che volevo diventare madre e ha deciso di aiutarmi, ma poi di ritirarsi nell’ombra.” All’inizio la Mandlikova crebbe i due ragazzi con la compagna di allora, Liz Resseguie, una personal trainer newyorkese, poi la loro storia è terminata ed ora la ex campionessa vive con Sidney Billier, curiosamente anche lei una personal trainer.
Altro fenomeno è Clara Tauson, probabilmente la futura numero 1 del mondo a sentire moltissimi Coach che l’hanno vista giocare: danese di 17 anni, è già top 300 WTA, fisico incredibile tanto che l’ho soprannominata “LA FURIA GUERRIERA MODGUDR” della mitologia scandinava, e mi pare un accostamento azzeccato. Come detto in altre occasioni la precocità è un gran bel vantaggio, ma anche un possibile rischio di una forte demotivazione quando all’arrivo in WTA i risultati non saranno certo finali o vittorie, ma più spesso primi turni con cocenti sconfitte. Qui la strutturazione della sfera emotiva e la gestione della vita fuori dal campo con il susseguente allenamento diventano prioritari persino rispetto alla crescita tecnico-tattica. L’ex numero 1 del mondo da junior, la sedicenne danese Clara Tauson (ora 17 anni, sarebbe ancora in età da Juniores), vince nel 2019 ben 4 tornei PRO (il primo lo aveva vinto a 14 anni a Stoccolma!) e mostra al mondo di che pasta è fatta: “Sono orgogliosa di quanto sto facendo, non perché vinco ma perché sto dando il meglio di me, ogni giorno, in allenamento e in competizione. Con il mio staff abbiamo lavorato tantissimo sulle mie qualità coordinative, e anche su resistenza e velocità, al fine di migliorare il mio tennis. Il lavoro sta pagando, e anche il gioco ne prende benefici. L’obiettivo è quello di poter competere indifferentemente su superfici lente o veloci con lo stesso rendimento. Le sensazioni alla fine sono la cosa più importante e io mi sento bene, soddisfatta e sempre con maggiore voglia di allenarmi e girare il mondo a fare partite di tennis. Ho iniziato a giocare a tennis intorno ai 4 anni, all’inizio solo per divertirmi poche volte alla settimana poi i miei si sono resi conto che giocavo bene e hanno deciso di farmi dedicare più tempo a questo sport. Sempre senza grosse pressioni. In realtà è ciò che ho sempre voluto, pensate che non facevo altro che vedere partite di tennis, immaginando un giorno di essere in tv come protagonista. Posso senz’altro dire che giocare Tennis Europe mi ha aiutato a maturare, e ad essere pronta per i tornei ITF, e ora quelli Pro. La Wozniacki è sempre stata di grande ispirazione per me, la vedevo giocare quando ero una bimbetta e ho sempre sognato di essere forte come lei un giorno. Stimo davvero tanto la sua forza mentale e fisica. Entrambe veniamo da famiglie che hanno sempre messo lo sport in primo piano nelle loro vite e questo ci unisce. Il mio obiettivo della stagione è quello solo di incrementare le mie competenze, fisiche, psicologiche e tecnico-tattiche, senza guardare al ranking né quello giovanile né quello assoluto. Certo competere e vincere uno Slam Juniores come ho fatto agli Aus Open è stato importante e di grande soddisfazione e ovviamente vorrei ripetermi negli altri Slam giovanili, anche se poi il tennis vero è quello a livello WTA, ed è lì che mi sto confrontando. Con mio padre Soren che è il capo di uno staff magnifico con Lars Christensen, non posso che fare bene”.
Dasha Lopatetska, ucraina anche lei, soli 16 anni, è un’altra candidata a diventare la star acclamata in tutto il mondo: determinata al massimo, l’ho soprannominata “la pitonessa” perché ha un gioco che strangola piano piano le avversarie a suon di lobboni sapientemente alternati a colpi più incisivi. E’ rientrata a fine 2019 dopo un infortunio, è attualmente numero 279 WTA ed è pronta per stupire.

Susan Bandecchi
Chi ha fatto passi da gigante è la svizzera italiana 21enne Susan Bandecchi (nella foto), salita già in top 300 WTA e di cui mi parlò per prima Laura Golarsa che l’ha introdotta al professionismo. Dopo che le strade di Susan e Laura si sono divise, la svizzera ha continuato a crescere, in questa stagione ha vinto il suo primo 25mila$ in Israele e ha ottenuto 32 vittorie contro 25 sconfitte, alzando il livello di difficoltà. L’energia che trasmette questa ragazza è fenomenale. Per chi non la conosce basta cercare su youtube i suoi video, o anche le interviste fatte per la tv ticinese ad esempio. Ha tutto per diventare una campionessa, e probabilmente lo è già fuori dal campo. ragazza meravigliosa: un viso affascinante, un corpicino niente male che piace molto anche agli appassionati di sesso maschile, e se ci parli ti si apre un mondo, perché è una ragazza mai banale, con tante idee e la voglia di approfondire le questioni. Non è casuale che la sua crescita in classifica (oggi è best ranking al numero 315 WTA) sia venuta contemporaneamente al suo sbocciare come donna, consapevole e matura nonostante sia ancora giovanissima, dovendo compiere 21 anni a luglio. Ha vinto il secondo titolo della sua carriera, dopo quello di Sion nel 2017 e Susan (qui la sua recente intervista su alessandrozijno.it) ha già trionfato su due superfici diverse. Laura Golarsa me ne parlò a Mestre qualche anno fa, e le altre ragazze del circuito mi ha sempre detto di invidiare il gioco da fondo di questa svizzera simpatica e serena, con un amore vero per questo sport: ”Fino a fine aprile non era stato un buon periodo, poi un buon risultato in Spagna vincendo partite anche difficili e piano piano ho ripreso fiducia. Ho deciso di concentrarmi sul cemento, che sento come superficie preferita. Il grosso del lavoro, oltre ovviamente a non trascurare nulla sul piano tecnico e atletico, lo sto facendo sul piano mentale. Se sto bene di testa anche il mio tennis ne viene influenzato positivamente. Curiamo anche i dettagli, ogni piccolo aspetto, del resto anche Roger ha lavorato sul suo rovescio dopo i trenta anni. Ora questo titolo, anche inaspettato per certi versi, mi rende molto felice, perché so quanto ho lavorato duramente in questi mesi, e quando è complicato il nostro sport. Poi ho preso la decisione di allenarmi al “Bonacossa” a Milano con Alberta Brianti. Ho giocato a Bagnatica e pur perdendo 6-4 al terzo contro la Perrin ho avuto buone sensazioni e ciò mi ha dato fiducia anche per il torneo di Trieste. In più ho giocato il doppio su consiglio di Alberta, e di solito non lo facevo. Sono andata avanti anche nel tabellone di doppio e anche questo mi ha dato fiducia. Oltretutto a Bagnatica sono rimasta anche ad allenarmi lì nel torneo proprio perché ero in gara nel doppio. Con Alberta mi trovo benissimo, mi piace un sacco perché mi dice le cose chiare, è diretta e senza fronzoli. Mi ha aiutata finora sia a livello mentale sia come gioco. Mi ricorda di usare le mie armi e mi spinge ad essere convinta: il mio diritto e il servizio sono le mie frecce e devo usarle nel modo giusto. In più stiamo lavorando anche sul rovescio che è già migliorato molto per non perdere campo da quel lato. Lavoriamo molto e lo faremo ancora di più atleticamente e anche sul piano tattico per essere più aggressiva e prendermi qualche punto a rete, sia con le volèè sia con lo schiaffo al volo. Il doppio funziona anche per questo. Il fatto di avere ancora margini importanti di miglioramento mi spinge a dare il meglio di me, sento di non essere ancora al massimo e sento di poter salire molto. Per l’atletica al momento lavoro con Alessandro Buson e in campo collaboro con il Maestro Matteo Cecchetti. Nel 2020 sarebbe bellissimo riuscire a giocare le quali di uno Slam. Come programmazione conto di giocare il primo torneo ad inizio febbraio, credo in Europa.”
Alessandro Zijno