Mikael Ymer, il migliore nei Challenger del 2019. Il Resoconto di un anno che resterà nella storia dell’ATP. Tra gli azzurri spiccano Sinner, Travaglia, Mager e Caruso
Il circuito Challenger è una sorta di finestra che consente di costruirsi una classifica a quei tennisti che non hanno il ranking sufficiente ad entrare nei tabelloni dei tornei maggiori, attraverso i punti, non pochi, che il circuito stesso mette a disposizione con i suoi tornei. Ora che l’ospitalità è diventata obbligatoria per tutti i tornei, per i giocatori c’è anche la possibilità di metter da parte qualche soldo, in altre parole di andare in attivo a partire almeno dai quarti di finale. Tra le novità della stagione c’è sicuramente quella delle qualificazioni che si sono ridotte ad un tabellone di 4 tennisti con due qualificati e il main draw che è diventato di 48 giocatori (56 in qualche rarissima eccezione), con le teste di serie sono esentate dal primo turno, usufruendo di un bye. Questo ha permesso lo svolgimento dell’intera manifestazione di un singolo Challenger nell’arco di una settimana, dal lunedi alla domenica, giorno della finale: meno spese per gli organizzatori, programma intenso durante i primi giorni ma anche possibilità per i tennisti di viaggiare con più facilità organizzative. Ai vincitori dei vari tornei sono andati dai 6mila dollari circa dei tornei più piccoli (i CH Tour 80) fino ai 20mila dollari circa per i CH Tour 125, quelli col montepremi più alto. Per questo dicevamo della possibilità aumentata per i tennisti di costruirsi un gruzzolo per girare il circuito finalmente anche grazie ai Challenger. Per fare un esempio in un Challenger medio (un CH Tour 90 ad esempio) un tennista incassa circa 2mila euro (parliamo sempre di lordo) ma con l’ospitalità garantita fino al giorno successivo all’eliminazione c’è un margine di guadagno, cosa che fino agli scorsi anni non accadeva. Oggi fare semifinale o finale in un Challenger significa poter da una parte garantirsi altri due o tre tornei tra spostamenti e spese varie, dall’altra provare ad entrare nella top 100 ATP che è il vero spartiacque tra il solo sopravvivere di tennis e invece una vita agiata economicamente attraverso la propria passione. Questo perché il solo essere tra i primi 100 giocatori del ranking mondiale consente l’ingresso nei tabelloni degli slam che da soli valgono circa 160mila dollari: anche uscendo sempre al primo turno da AUS Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open, un tennista ha una stagione più o meno pagata per quanto riguarda viaggi e allenamenti e quindi tutto il resto può essere reinvestito o messo da parte per i momenti duri.
La meravigliosa location di Punta del Este in Uruguay
Oggigiorno il circuito Challenger si gioca in tutte le parti del mondo, moltissimi i tornei in Asia, Europa e Stati Uniti, poi ci sono le tournèè sudamericane su terra e quelle su cemento australiano classiche all’inizio della stagione. La programmazione per i tennisti che frequentano il circuito Challenger è di vitale importanza, le scelte sono numerose, essendoci diversi tornei (anche 5) durante la stessa settimana. E barcamenarsi tra ranking, organizzazioni logistiche, possibilità di entrare o meno nei tabelloni, non è sempre così semplice. La riuscita di una programmazione oculata e strutturata a seconda dei bisogni specifici dell’atleta, sia in termini di classifica che di pecunia, può fare la differenza. Ovviamente gli italiani preferiscono in genere i tornei che si giocano qui da noi: nello Stivale abbiamo moltissimi tornei, in questa stagione sono stati 18, con Sinner e Mager che ne hanno vinti due a testa. Abbiamo perso quelli di Brescia e Andria, che erano storici verso la fine della stagione, ma abbiamo aggiunto Parma e Firenze, due città importanti. Quello col montepremi più alto è rimasto Genova, che per organizzazione, presenze, e prestigio resta tra i migliori del mondo.
Ascoltando i giocatori possiamo azzardare questa graduatoria per i Challenger più ambiti e meglio organizzati: primo al mondo probabilmente Punta Del Este in Uruguay, collocato in un punto meraviglioso del paese sudamericano, con un montepremi basso (54mila dollari) ma con una location strepitosa, alberghi accoglienti, vita rilassata e tanta passione per il tennis. In Italia dopo Genova possiamo senza dubbio citare San Benedetto del Tronto e Recanati, con il primo in una cittadina splendida, giocato a luglio in una cornice emozionante in uno stadio come il Maggioni che è un fiore all’occhiello. Recanati invece ha la caratteristica di essere l’unico Challenger in Italia disputato sul cemento all’aperto e quindi è ambitissimo e frequentato da tutti gli specialisti. Negli Usa impossibile non citare Newport Beach in Southern California, vicino a Los Angeles, meta turistica e piena di glamour. Se in Africa è Tunisi a tenere alto il vessillo del continente nero, in Asia ci sono davvero tantissimi tornei e il movimento tennistico internazionale guarda sempre più a levante, visti gli investimenti onerosi che i vari paesi asiatici stanno facendo, prima su tutti la Cina. Il torneo di Jinan ad esempio è un fenomeno che varca i confini della Muraglia e viene studiato da tantissimi manager per approfondire il concetto di organizzazione tipica della cultura della Terra di Mezzo. In Europa tuttavia si svolge il maggior numero di Challenger e anche quelli mediamente più ambiti: il nostro DNA tennistico e culturale, unito alle bellezze storiche, al patrimonio artistico e a paesaggi unici consigliano al tennista europeo di restare nel continente che è forse la soluzione migliore sotto molti punti di vista. La Francia ha il torneo organizzato all’Academy di Mouratoglou vicino Nizza e gli imperdibili indoor di fine stagione; la Spagna ha tornei all’Accademia di Ferrero ad Alicante, Alla Sanchez-Casal a Barcellona e l’interessante appuntamento sul cemento di Segovia; il Portogallo risponde con Lisbona e Maia, l’ultimo torneo della stagione. L’Inghilterra ha la stagione sull’erba, unica e affascinante con i tornei di Ilkley, Surbiton e Nottingham. I tedeschi hanno un tournament di cui io sono assolutamente appassionato che è l’impareggiabile Neckarcup di Heilbronn dove i giocatori partecipano sempre molto volentieri. Insomma ce n’è per tutti i gusti e in tutte le latitudini, non ultimi i tornei dell’est Europa che a volte hanno un cut off basso che permette a chi è più indietro in classifica di partecipare in modo più agevole.
Ma vediamo quali sono i tennisti che più di tutti si sono distinti in questa stagione a livello Challenger. Di sotto una tabella che, attraverso coefficienti che tengono conto di tutti i tornei, delineano una classifica che vede al primo posto:
1- Mikael Ymer. Lo svedesino di origini etiopi, più giovane di quasi due anni del fratello Elias, ha vinto 4 tornei, fatto altre 2 finali, è andato a punti davvero tante volte e soprattutto ha dimostrato di valere ormai la top 100. Ora infatti è numero 74 ATP, avendo migliorato di 200 posti rispetto al finire dello scorso anno. Gambe fantastiche, attaccante da fondo, difensore formidabile, Mikael Ymer può dire la sua anche la prossima stagione anche se sarà difficile sicuramente tenere lo stesso ritmo nei tornei superiori. Dalla sua ha l’età, solo 21 anni, e tanta grinta: la scelta di affidarsi ad un allenatore molto intelligente come Frederik Nielsen va nella direzione della sicurezza. Ho conosciuto Nielsen a Recanati qualche anno fa, e sono rimasto impressionato dalla sua notevole esperienza: non gioca a fare il santone, è molto serio e scrupoloso e questa è una garanzia per il piccolo Ymer, anche se sarà difficile ripetersi per lui nel 2020.
2- James Duckworth, australiano, 27 anni ha uno score stagionale di 49 vittorie e 21 sconfitte e con i 4 successi ottenuti nei Challenger è riuscito a rientrare in top 100 ATP con ottime chance anche di migliorare e di far bene negli Aus Open e nei tornei down under di inizio 2020. Tennista solido e grintoso, Duckworth avrà la seria possibilità di mirare alla top 50 nella prossima stagione, dove a Gennaio prossimo non ha davvero nulla da scartare come punti. Nel 2017 perse praticamente tutto l’anno a causa di un brutto infortunio dal quale sembra proprio essersi ripreso. Davvero da tenere d’occhio fin dal prossimo torneo ATP. La sua superficie preferita è il cemento outdoor, ma sa districarsi anche su terra.
3- Andrej Martin è un tennista slovacco, trentenne molto esperto, che in questa stagione ha vinto 3 Challenger, tutti su terra battuta, quella che è la sua superficie preferita, anche se si difende bene anche sul veloce. Quest’anno ha preferito concentrarsi sul singolare, lui che è anche un ottimo doppista, e è ormai molto vicino alla top 100 essendo numero 108 ATP. 45 vittorie e 20 sconfitte in questa stagione. Io lo conobbi a San Benedetto Del Tronto qualche anno fa, dove trionfò e ha lasciato grandissimi ricordi. Martin all’inizio del 2019 è stato sconfitto in Uruguay dal nostro Gianluigi Quinzi, sparito dai radar del grande tennis e come vedete fuori dai migliori in questa stagione. A dimostrazione di quanto sia liquido il nostro amato sport.
4- Ricardas Berankis, lituano, 29 anni, attualmente è numero 66 ATP. Anche per lui 4 Challenger vinti, tutti su campi veloci o velocissimi, i suoi preferiti. Ha nella continuità di rendimento, anche all’interno della stessa gara, il suo tallone d’Achille. Come braccio è fantastico mentre sulla preparazione atletica potrebbe ancora fare un salto di qualità. Possibilità di salire molto in classifica non ne vedo, perché nei tornei ATP su terra fatica molto e anche su quelli in cemento di maggior livello non è mai riuscito a sfondare.
5- Tommy Paul, 22 anni, americano del New Jersey, è numero 90 ATP, con pochi tornei giocati, e 3 mesi persi per infortunio tra febbraio ed aprile scorsi. Non volendo forzare, anche verso la fine dell’anno ha diradato i suoi impegni, riuscendo comunque a vincere 3 Challenger in stagione. Si sa districare bene anche sui terreni più lenti, è un tennista molto intelligente tatticamente e un po’ diverso dal clichè americano tutto servizio e diritto. In effetti il suo diritto è molto buono, ma i suoi schemi preferiti sono basati sullo spostare l’avversario e non si basano solo su primo e secondo colpo. E’ atteso alla prova nei tornei dello Slam dove ancora non ha mai vinto una partita del main draw. Sarà l’anno buono per questo obiettivo. Può salire, moderatamente.
Alejandro Davidovich Fokina
6- Alejandro Davidovich Fokina, 20 anni spagnolo, è attualmente numero 87 ATP e nel 2019 ha vinto 2 Challenger, uno su terra e uno su cemento, a dimostrazione di una ottima adattabilità a tutte le superfici. Ha disputato una stagione molto interessante, con risultati continui, arrivando in fondo ad un numero impressionante di Challenger e difendendosi bene anche a livello superiore. E’ atteso dalla conferma nella prossima stagione che sarà per lui la prima vera in cui disputerà probabilmente solo tornei di primario livello. Credo che sia presto per vederlo all’altezza dei top player ma mi aspetto buone prove negli Slam.
7- Emil Ruusuvuori, finlandese ventenne anche lui, è al suo best ranking, numero 124 ATP. Stagione straordinaria per questo ragazzo, che è partito nel 2019 giocando i Futures (ora WTT Tour) e vincendone 2, per poi proseguire nei Challenger portando a casa ben 4 titoli, tutti sul veloce. Tennista intelligente tatticamente, buon servizio e capacità di manovra, è ancora acerbo ma nel 2020 potrebbe esplodere. Credo che il prossimo anno dovrà confermarsi a questo livello prima di sferrare l’attacco agli Slam, ma già potrebbe colpire agli Aus Open che si confanno alle sue caratteristiche. Nel 2017 vinse le finals riservate ai giovani e da allora non si è più fermato.
8- Yasutaka Uchiyama è un tennista giapponese di 27 anni, che è stato numero 12 al mondo da Juniores ma ha mantenuto solo in parte le promesse. Con un gioco tipico dei tennisti del Sol Levante, alto 183 cm con un peso forma di circa 78 chili, Yasutaka Uchiyama è destrimane con rovescio a due mani che gioca particolarmente bene sul veloce perché si muove molto bene e si appoggia sulla palla avversaria. Anche su erba potrebbe stupire tutto sommato. Si esprime positivamente anche in doppio visto che possiede una reattività importante e nel gioco al volo se la cava molto bene. Il suo best ranking infatti è proprio nella specialità del doppio al numero 102. Il servizio non è potente ma preciso e sa lavorarlo bene, la risposta è forse il miglior colpo, con pochissima apertura e grandi bordate sia da sinistra che da destra. Nel palleggio è molto intelligente e tatticamente fa spesso scelte azzeccate. A livello mentale è un ragazzo equilibrato in campo con pochi scossoni ma fino ad oggi ha spesso sofferto di un complesso di inferiorità senz’altro inconscio rispetto ai colleghi più avanti in classifica. Stagione molto positiva la sua con 2 titoli Challenger, entrambe su cemento asiatico. Ora è numero 81 ATP, sarà molto difficile che possa aumentare di molto il suo ranking ma glielo auguro di cuore.
Daniel Evans
9- Daniel Evans, britannico, 29 anni, numero 42 ATP. Tornato a grandi livelli Daniel Evans in questa stagione ha vinto due Challenger, entrambi sull’amata erba di casa. Daniel Evans gioca a tennis da quand’era ragazzino ed è sempre stato molto forte con capacità coordinative fuori dal comune. Io non l’ho mai conosciuto personalmente, però l’ho visto giocare tante volte (perché mi piace) e ho ascoltato i commenti dei colleghi: il tipo un po’ strano e sopra le righe lo è, come dimostrano i molti anni passati prima che nel 2016 emergesse in top 100, e come purtroppo dimostra la storia della cocaina che lui stesso ha ammesso di aver assunto, senza obiettivi di migliorare le prestazioni tuttavia. Era l’aprile del 2017, il suo momento migliore. Daniel Evans è più basso della media dei tennisti, è alto solo 175 centimetri, ha un fisico tarchiato e pur senza grosse doti atletiche in campo è reattivo e veloce nei movimenti. E ha una mano pazzesca. Il suo allenatore è David Felgate, ex coach di Tim Timbledon Henman, e di Donna Vekic. In fondo i due si sono trovati perché anche Felgate è un tipo particolare. La fine del rapporto col suo ex allenatore, quello con cui aveva avuto i migliori risultati, cioè Mark Hilton fu dovuto principalmente alla poca attitudine del britannico e poi a quella vicenda della cocaina della quale ovviamente non aveva parlato a nessuno. La sua superficie preferita, oltre all’erba di casa, è il cemento, dove Dan riesce a sprigionare il suo talento con la racchetta, fatto di buoni fondamentali e capacità di variare il gioco. Tatticamente è molto bravo, lo dicono tutti nel circuito, è come se quando è in campo gli si accendesse una lampadina che fuori invece non funziona, e a me è simpatico anche per questo. Nel gioco di volo eccelle, e quindi cerca spesso la rete, affondando sia col rovescio a una mano che sa giocare sia in back che in top. Anche se il colpo del rovescio è forse il migliore, a destra si difende bene anche con il diritto. E’ ovvio che per batterlo bisogna toglierli l’iniziativa, ma non è così semplice. Nonostante non sia un doppista eccezionale anche in risposta è piuttosto efficace. Non fa molti ace, ma di punti con il servizio se ne procura parecchi perché può servire in ogni modo, e segue spesso la prima e a volte persino la seconda a rete, variando molto le rotazioni.
10- Dennis Novak, 109 ATP, austriaco di 26 anni, in questo 2029 ha conquistato 2 titoli Challenger e un sacco di piazzamenti. Dennis Novak è sempre stato un tennista aggressivo e molto potente, nonostante non sia un gigante. E’ un vero e grande atleta come nella migliore tradizione dei players creati da Gunter Bresnik e Wolfgang Thiem. Anni fa sembrava tirare forte e non metterla però mai dentro, ora sembra aver fatto il salto di qualità e secondo me è uno di quei tennisti classici che oscilleranno per lunga parte della carriera tra i Top 100 e i Top 150. Non sembra avere le stimmate del campione, ma potrebbe sorprendere se la vicinanza con Thiem, di cui è il migliore amico da sempre, continuasse a fargli così bene. E’ un tennista esplosivo e fondamentalmente un attaccante che ama spingere tutte le palle con un colpo piatto e i piedi dentro al campo. Sbaglia ancora molto e gli unforced sono ancora troppi rispetto ai vincenti per mirare a posizioni di classifica migliori. Il servizio è una buona arma che usa per partire subito dominando lo scambio, e statisticamente serve più prime centrali rispetto a quelle esterne. Il suo schema preferito è proprio il servizio al centro e poi l’attacco in diritto sia in diagonale, sia inside out. Si trova male con quei giocatori che difendono bene e lo costringono a chiudere il punto due o tre volte. Ed anche subisce quando non è lui a comandare. Fisicamente è un treno. Mentalmente appariva acerbo e preda delle difficoltà quando non in giornata, ora però sembra assai maturato.
In questa speciale classifica dedicata ai Challenger, vediamo i migliori azzurri.
Jannik Sinner
Al sedicesimo posto Jannik Sinner, che tuttavia è senza dubbio la vera lieta sorpresa del tennis mondiale tra i giovanissimi tanto che gli sono state assegnate varie Wild Card in tornei di livello superiore. Il primo a parlarmi e farmi conoscere l’altoatesino fu Paolo Cannova, l’allenatore storico di Caruso ben 2 anni fa, in occasione del Challenger di Como vinto dal tennista di Avola. In quel frangente Cannova mi raccontò di aver visto allenarsi Sinner col suo pupillo e di essere rimasto impressionato dalla professionalità del ragazzo. Jannik si allena da sempre da Piatti, nell’Academy del guru italiano, ed è accompagnato nei tornei da Cristian Brandi e da Andrea Volpini. All’età di 14 anni Sinner si è trasferito a Bordighera, è andato a vivere a casa di Luka Cvjetkovic, un coach croato che lavora in Accademia e che lo ha ospitato e fatto crescere anche come uomo. Ci tengo a sottolineare anche la partecipazione di Cvjatkovic, molto rilevante e poco pubblicizzata, al progetto Sinner. Progetto che ha portato l’altoatesino al numero 78 ATP, ad essere il più giovane vincitore del Master Next Gen e ad essere considerato il top player del futuro. Ben 3 Challenger vinti, ma già partecipazioni non banali a tornei di livello altissimo. Solo per questo motivo non può essere incluso tra i migliori rispetto al circuito cadetto, semplicemente perché ne ha giocati relativamente pochi, altrimenti avrebbe sbaragliato il campo.
Diciassettesimo posto per l’ascolano Stefano Travaglia, 27 anni e autore di una prima parte di stagione molto buona, poi confermata con risultati positivi che lo hanno portato al numero 84 del mondo e 2 vittorie nei Challenger (Sopot e Francavilla) e numerosi piazzamenti. Il 2020 si preannuncia l’annata della svolta, visto che il tennista marchigiano potrà partecipare fin da subito a tornei di livello superiore a partire dal prossimo Aus Open. Nutro molte speranze su questo ragazzo.
G. Mager e E. Eremin
Ventiseiesimo posto per Gianluca Mager, finalmente deciso, sicuro e pieno di energie, autore di un 2019 meraviglioso che lo ha condotto al numero 119 ATP e portato a vincere 3 Challenger (Biella, Barletta e Koblenz). Allenato da Matteo Civarolo e Valentine Confalonieri nella sua Sanremo sembra aver trovato una dimensione tennistica e umana giusta per emergere finalmente nel tennis di altissimo livello. Le qualità ce le ha sempre avute, ora a 24 anni è ora di conquistare l’Olimpo. Ora ad allenarsi con lui a Sanremo è arrivato anche Edoardo Eremin, atleta spettacolare dotato di molta potenza e tecnica sopraffina. Si può divertire tanto anche lui, ora che i problemi fisici sembrano essere messi alle spalle.
Al trentasettesimo posto Lorenzo Giustino, il cui inizio di stagione è stato sfavillante, poi è leggermente calato. Il suo allenatore, Gianluca Carbone, splendido studioso di Tennis, è comunque soddisfatto e attende un 2020 con ancora miglioramenti. Ora Giustino è numero 152 ATP, ma ad agosto scorso ha raggiunto il best ranking al numero 127 del ranking mondiale.
Classifica finale 2019 Challenger
Ymer M. 49,5
Duckwort 42
Martin 42
Berankis 41,5
Paul 37,5
DavidovichFokina 37
Ruusuvuori 36
Uchiyama 34,5
Evans D. 32,5
Novak 32,5
O’ Connell 32,5
Giron 32
Bublik 31,5
Coria 31,5
Monteiro 30,5
Sinner 30,5
Travaglia 30,5
Humbert 30
Sugita 30
Moutet 28,5
Andujar 28
Barrere 27
Kwoon 27
Sela 27
Gombos 26
Mager 26
Nagal 25,5
majchrzak 25
Kovalik 24,5
Polmans 24,5
Varillas 24,5
Dellien 23,5
Zizhen Zhang 23,5
Donskoy 22,5
Diez 22
Giustino 22
Petrovic 22
Sousa 22
Gomez E. 21
Wolf 20
Alessandro Zijno