ATP Challenger 2019, Week 10: Il Rilancio di Alessandro Giannessi e la Consacrazione di Tung-Lin Wu
Santiago, Chile (CH Tour 80, Terra): [2] H. Dellien (Bol) b. T. Wu (Tpe) 5-7 7-6 6-1
Hugo Dellien (di cui abbiamo tracciato un profilo qui) conquista il suo quarto Challenger della carriera e a 25 anni festeggia il suo best ranking in carriera con il numero 74 ATP. Il presidente boliviano Morales si è mosso personalmente per ringraziarlo di tenere alto il nome della Bolivia nel mondo. Hugo Dellien ha una storia strana: precoce ottimo giocatore da bimbo, a 15 anni lascia la scuola per dedicarsi solo al tennis e si costruisce alla corte di Eduardo Medica. Poi nel 2016, quando navigava ormai da tempo fuori dalla top 300, sta quasi per lasciare definitivamente il tennis, quando però realizza di dipendere da quell’adrenalina che la competizione produce. Ciò che alcuni non sanno è che Dellien è stato invitato ad allenarsi anche in Russia e in Cina (negli avveniristici centri di allenamento a San Pietroburgo e Shanghai) a spese proprio dei russi e dei cinesi che vogliono migliorare i rapporti col presidente boliviano Morales per spalleggiarlo nella dispita col Cile per uno sbocco sul mare, dove russi e cinesi stanno provando a costruire un porto per poter spostare le loro merci nell’importante mercato sudamericano. Ora con la crisi venezuelana la situazione diventa ancora più delicata. Dellien, forse quasi inconsapevole, diventa una pedina spendibile sullo scacchiere internazionale.
Hugo Dellien
Cose del Sudamerica. Tornando al tennis il boliviano ha sconfitto in finale la sorpresa della settimana, Tung-Lin Wu. Certo il tennista di Taipei Tung-Lin Wu non è uno sconosciuto: già aveva vinto qualche settimana fa il M15 di Sharm (qui l’articolo), ma soprattutto qualche anno fa al Bonfiglio mi aveva fatto una buona impressione pur sconfitto al primo turno: mi era piaciuto il suo gioco di gambe. Era un ragazzo di cui si parlava già quando da girava il circuito da Junior: a Wimbledon nel 2016 ad esempio sconfisse Popyrin, aveva fatto terzo turno agli Aus Open ed era diventato numero 29 del mondo di categoria. Taipei ormai da anni sta finanziando i migliori suoi giovani. E perché? Perché lo sport è da sempre un micidiale strumento di propaganda per qualsiasi governo ed in particolar modo il potere di Taiwan vuole accreditarsi agli occhi degli Usa e delle potenze internazionali occidentali come un interlocutore ottimo per difendere gli interessi americano nello Stretto di Formosa, crocevia commerciale di grande importanza. Dopo l’addio alle scene di Yen-Hsu LU, il più forte giocatore di sempre di Taipei, tocca ora a Jason Jung e al nuovo Tung-Lin Wu (ora best ranking al numero 308 ATP) cercare di rivitalizzare il tennis dei cinesi che si considerano i veri difensori dell’etnia Han, e che vorrebbero espandere il loro potere politico e commerciale sulla Grande Cina che invece li osteggia da mezzo secolo.
Tung-Lin Wu
Migliore dei nostri Alessandro Giannessi, che su questi campi in terra rossa vale abbondantemente la top 100 e che sarà sicuro protagonista dei Challenger italiani, ne sono sicuro. Giannessi è giocatore vero, sa combattere, ha molta esperienza, grandi qualità tecniche e fisiche e quando sta bene atleticamente è un treno. Da tds numero 6 in questo torneo aveva un bye al primo turno, poi ha battuto l’italo-argentino Collarini 6-4 nel set decisivo, e al terzo turno ha demolito Facundo Arguello. Nei quarti di finale aveva un tennista formidabile, calato parecchio per varie vicissitudini, ma fortissimo come il brasiliano Thomaz Bellucci. Squalificato per 5 mesi, adottando la tecnica del silent ban, all’inizio dello scorso anno, Bellucci è calato parecchio, ha subito anche ripercussioni sul piano degli sponsor per queste vicende, ma ora sembra ristabilito e se sta bene è un toro pazzesco. Tecnicamente è molto valido, la palla viaggia ed è pesante, insomma anche lui può tornare presto almeno in top 100. La sconfitta in semifinale di Bellucci contro Dellien è frutto della lotta durissima del brasiliano contro il nostro Giannessi battuto dopo più di 2 ore di lotta su ogni palla. Giannessi con questi 15 punti ottenuti al Cachantun Open si riporta in classifica un po’ più in alto guadagnando 4 posizioni al numero 165 ATP e dimostrando che la preparazione ha dato buoni frutti. Ottavi di finale per un buon Federico Gaio riapparso in ottima condizione e sconfitto solo dallo spagnolo Andujar, tds numero 1, ex ex top 100, calato solo per problemi fisici. Ottavi anche per Jimbo Moroni, finalmente in buono spolvero dopo un periodo un po’ buio sul piano dei risultati. Moroni ci aveva abituato molto bene nel 2018, facendo una stagione magnifica, ora sta cercando di prendere consapevolezza a questi livelli, sempre seguito in Spagna da Oscar Burrieza. Fuori al primo match Matteo Donati, che aveva un bye poi è uscito per mano del finalista Tung-Lin Wu, la sorpresa di Taipei. Momento no per il piemontese, creatura di Coach Puci, che ormai da mesi fatica a ritrovarsi sul piano dei risultati. Il ragazzo è a posto, professionale, seguito bene da Puci & Co, tecnicamente è molto buono ma purtroppo fatica molto a livello atletico, con infortuni frequenti e stati di forma non ottimali. L’ultimo buon torneo è di settembre a Como dove ha fatto semifinale, poi ha collezionato quasi solo sconfitte al primo turno. Ha solo 24 anni, è ancora giovanissimo, e pur uscito dalla top 200, può esplodere da un momento all’altro.
Il mio amico Quique Lopez-Perez vincitore a Zhuhai
Zhuhai, Cina (CH Tour 80, Hard): E. Lopez-Perez (Esp) b. E. Karlovskiy 6-1 6-4
Unico azzurro in tabellone era Raul Brancaccio, il campano di stanza in Spagna, che ha superato il primo turno eliminando il cinese Di Wu 7-6 6-2, e certificando la capacità di ottime performance dell’azzurro anche sul veloce. Poi al secondo turno Brancaccio ha trovato Dudi Sela, israeliano ex top 100, in ripresa dopo alcuni infortuni e a suo agio su queste superfici. Era un ostacolo complicato che l’azzurro non è andato lontano dal superare, lottando in entrambi i set, pur perdendo alla fine 4-6 5-7. Per Brancaccio altri 3 buoni punti, 520 dollari lordi di montepremi (arricchito da altri 180 dollari per il doppio in coppia con Barranco Cosano, caro suo amico e compagno di allenamenti), che lo conducono al numero 389 ATP, guadagnando 6 posti. Il ranking ITF (numero 4) grazie al quale è entrato nel tabellone di Zhuhai, lo rende presente anche nel tabellone del prossimo Challenger di Shenzhen, dove ha pescato al primo turno il forte giapponese Go Soeda. Il torneo è stato vinto da Enrico “Quique” Lopez-Perez che a 27 anni vince il primo Challenger della sua carriera dopo 25 Futures vinti, moltissimi tra l’altro curiosamente in Asia o Est Europa. Con questi 80 punti il campione spagnolo si porta di nuovo all’interno della top 200, mirando al suo best ranking piazzato al numero 154 ATP. In finale l’iberico ha sconfitto l’altro outsider, il russo Karlovskiy e può sognare perché da qui all’estate ha davvero pochi punti da scartare e quindi la sua scalata sembra oggettivamente possibile. Le prime due teste di serie sono state eliminate prematuramente: addirittura al secondo turno il canadese Schnur, che ha pagato la stanchezza dopo i tornei fenomenali giocati ultimamente, mentre il redivivo Baghdatis tds numero 2, è stato sconfitto ai quarti dal padrone di casa Ze Zhang. Festeggia il best ranking il giapponese Kaichi Uchida, che diventa il numero 253 ATP grazie alla semifinale raggiunta. Best ranking anche Yibing Wu, cinese classe ’99, indicato da molti osservatori come un futuro crack, che con i quarti diventa il numero 297 ATP.
Alessandro Zijno