Cameron Norrie, britannico con cultura USA e coach argentino
Cameron Norrie: britannico, 23 anni, 85 ATP
Sviluppo Potenziale: (70% del potenziale, gran fisico e giusta determinazione, può sorprendere)
Con Kyle Edmund è il futuro del tennis made in Great Britain, anche se Cameron è in realtà cittadino del mondo. Attualmente è solo in top 100, ma è destinato a salire velocemente, e secondo me a raggiungere vette forse persino superiori al più reclamizzato Edmund. A mio parere è un tennista da top 50 fisso per molti anni, con punte anche vicine alla top 20 nelle migliori annate. Iperprofessionale adesso, buona mano, forte “motivazione” e con il team giusto che ha trovato finirà per diventare un ospite fisso degli ottavi degli Slam.
La Scheda
Alto 188 cm per 82 chili, Cameron Norrie, nato il 23 agosto 1995, è un tennista mancino dotato di ottimi fondamentali, una predisposizione al combattimento in campo, e un rovescio a due mani che usa benissimo soprattutto in lungolinea. E’ sempre molto preparato atleticamente da quando ha deciso di fare davvero il professionista. E’ scattato qualcosa in lui, nella sua testa, e la sua proverbiale tenacia ora è al servizio di una professione che ti obbliga ad essere tennista per 365 giorni l’anno per 24 ore al giorno. Questo lo rende molto complicato da battere. Il servizio, come da stile americano, è ben eseguito e soprattutto preciso e consistente. Forse dal lato del diritto può essere ancora un po’ leggero, se paragonato ai top player. Mi piace molto l’atteggiamento in campo, non al livello di Kevin Anderson che considero il migliore o uno dei migliori, ma ci siamo vicini. I meriti del suo coach e confidente Facundo Lugones sono incalcolabili.
Le Dichiarazioni.
“Ora finalmente sono maturo, come uomo intendo. Ora so che ciò che voglio è il tennis, e non solo competere perché sono uno che mi piace lottare. Voglio fare il professionista e questo non significa solo dare il 100% in campo su ogni cavolo di palla, o allenarsi bene e con piacere. Quello l’ho sempre fatto. Ciò che prima di conoscere Lugones e Coach Ruditi in Texas invece non facevo è farmi trovare pronto al 100% anche off court. Sono nato in Sudafrica, poi a 4 anni con la famiglia mi sono trasferito a Aukland in Australia. Fino a 13 anni mi allenavo solo 2 volte a settimana e facevo anche altri sport, tipo atletica leggera. Ma la Nuova Zelanda offre poco per chi vuole diventare un tennista forte, pensa che non avevo bambini della mia età per allenarmi, e praticamente facevo tennis solo col Maestro. Così a 16 anni sono andato a Londra, e ho migliorato tutti i fondamentali. Pian piano ho scalato le classifiche Juniores fino a diventare il numero 10 del mondo nel 2013. L’Europa offre moltissimo per il tennis, eppure sentivo che avevo bisogno di altro per crescere. Ero il decimo ragazzo più forte della terra, mi allenavo anche bene ma la mia vita non era quella di uno che vuole sfondare. Tra l’altro la mia famiglia non è così ricca da permettermi di girare il mondo e fare turismo tennistico. Avevo tanti dubbi sul mio futuro. Dovevo decidere e farlo in fretta. Mi mancavano i miei genitori a Londra, e anche i miei amici, non avevo ancora 18 anni e mi stavo chiedendo cosa volessi dalla vita. Accettai così l’offerta della Texas Christian University e mi trasferii negli USA. Da lì in poi sono cambiate tante cose anche se l’inizio non fu per niente facile. Uscivo la sera, in qualche modo me la svignavo e andavo alle feste, facevo cose spericolate, insomma non stavo buono per niente. Una volta presi una moto e feci un serio incidente, commozione cerebrale. Stavo giocando bene quel periodo e non so cosa mi aveva preso E’ stato grazie a Coach Roditi, il suo assistant Bowen e Facundo Lugones se mi sono ripreso: mi dissero che se non ero un professionista dovevo andarmene da lì e scegliere un’altra vita. Però allo stesso tempo mi fornirono tutto il loro appoggio se avessi scelto di restare. Le regole però da quel momento in poi dovevano essere chiare: dedizione totale. Ora Facundo per me è un Coach quando c’è da lavorare e un fratello più grande quando ho bisogno di un consiglio o di riflettere con qualcuno. E’ una persona magnifica, un coach grandissimo. E’ un lavoratore instancabile e sa motivarmi alla grande. Gestisce le mie emozioni come se avesse una manopola del mio cervello nascosta da qualche parte. Ora che sono top 100 cerco la mia consacrazione, so che sarà difficile ma ogni palla che colpirò da qui in poi, anche in allenamento, la giocherò al meglio. Non so se basterà per essere tra i migliori del mondo ma ce la metterò tutta.”
La Storia
Quando Cameron ha 18 anni si pone il problema di dove andare e i genitori lo spingono verso una prova negli USA, precisamente a Dallas dove lo aspetta il Coach David Roditi. Così il Coach va a Londra per conoscerlo. Sentite cosa dice Roditi di quel primo incontro: “Lo avevo invitato a Dallas, presso la Texas Christian University e volevo conoscerlo meglio. Lo vidi la prima volta a Roehampton, sui campi in erba e parlandoci mi rivelò che era un po’ depresso per il tennis che non lo soddisfaceva più. Tuttavia la sua fama di fighter mi era arrivata all’orecchio e decisi di dargli una chance di venire da noi. Era praticamente tutto gratis e avrebbe avuto un po’ di tempo per capire cosa volesse fare da grande. Fin dall’inizio io conobbi un gran lavoratore dentro al campo, combattente nato durante la performance, peccato che fuori dal campo avesse ancora una testa troppo calda. Avevo in quel periodo un altro ragazzo che come Cameron aveva grandi capacità tecniche, ma non possedeva quelle skills per diventare un professionista e vivere di tennis come giocatore. Era Facundo Lugones e quell’incontro con Cameron credo che abbia cambiato la vita di entrambi. Così pensai di affiancare Lugones a Norrie e il binomio funziona così bene che stanno ancora insieme, girano il circuito e ora Cameron è top 100! E non si ferma qui ve lo assicuro.” La crescita di Cameron Norrie intanto è piuttosto veloce e costante negli ultimi anni. Nel 2015 vince il primo Futures, ovviamente negli USA, nel 2016 ne vince altri due e entra nella top 300. Il 2017 è l’anno della sua consacrazione, dimostra di avere un livello altissimo di performance, ottiene tanti piazzamenti, vince 3 Challenger e finisce l’anno alla posizione 114 ATP. Il 2018 lo vede protagonista soprattutto nei tornei maggiori dove ovviamente non vince titoli ma ottiene il best ranking al numero 66 ATP. Occhio ragazzi che questo è già forte…
Alessandro Zijno