Giulia Gatto Monticone, best ranking e la forza dei 30 anni
Dalla prossima settimana Giulia Gatto Monticone, trentenne torinese allenata dal Coach e compagno di vita Tommaso Iozzo, raggiungerà il suo best ranking al numero 201 delle classifiche WTA (e numero 4 d’Italia), e abbiamo voluto approfondire meglio alcuni tra i temi più interessanti della sua crescita, passando attraverso un’analisi del tennis femminile a 360 gradi. Giulia è una ragazza allo stesso tempo seria, pacata e determinata. In campo appare forse più tranquilla di quanto sia in realtà, e una delle sfide che il suo Coach Tommaso Iozzo, noto neuroscienziato, ha affrontato con lei è proprio quella di riuscire a tirar fuori al massimo le emozioni positive, visto che la tennista possiede già doti tecniche e tattiche importanti. La chiave ad un certo livello sta proprio nel riuscire ad interpretare le sfide e i tornei nel modo giusto, non solo sul piano della scelta dei colpi o nel gesto tecnico, ma anche nella capacità di adattamento alle situazioni e nell’incanalamento positivo ai fini della prestazione di tutto quello che è “emozione”. Tuffiamoci all’interno del mondo di Giulia, partendo dal successo di Obidos (25mila$, carpet outdoor).
Partiamo dalla fine, raccontami come nasce il successo della scorsa settimana in Portogallo:
“Sono andata a giocare il torneo di Obidos fiduciosa, sapendo di poter far bene perché la superficie veloce in erba sintetica mi piace molto. Tuttavia venendo dalla settimana positiva ma stancante di Dobrich dove avevo fatto già finale, non mi aspettavo di bissare la finale e arrivare a domenica! La partita più difficile è stata quella vinta 6-4 al terzo set contro la georgiana Bolkvadze, una ragazza mancina che gioca piatto e serve in slice quindi sul carpet mette in difficoltà un po’ tutte. La partita essendosi protratta fino al terzo set sempre in molto equilibrio è stata anche complessa dal punto di vista mentale, serviva la massima concentrazione e per fortuna ce l’ho fatta. Poi in finale ho battuto la Minnen e finalmente ritocco il best ranking che era vecchio di quattro anni!”
In questi ultimi mesi su cosa hai lavorato principalmente con Tommaso Iozzo ?
“Dal punto di vista mentale il lavoro è stato lungo e faticoso. Mi sono confrontato con un mondo per me ancora quasi inesplorato, dall’attivazione fisiologica alla gestione delle pause, da pratiche di mindfullness ad un percorso che mi sta aiutando a crescere e a scoprirmi più forte e consapevole. Talvolta il lavoro è ossessionante, durissimo, tieni presente che la filosofia che ammira di più Tommaso è quella dei cestisti Kobe Bryant e Michael Jordan, un approccio iper professionale in stile americano e quindi capisci quanto possono essere pesanti certi giorni. Per quanto riguarda il resto ci siamo focalizzati sul servizio e tatticamente sulla ricerca del punto, provando ad adeguarci alle varie superfici. Posso ancora migliorare molto sull’incisività e sulla flessibilità tattica.”
Quali sono i vantaggi di lavorare col proprio compagno? E c’è un rovescio della medaglia?
“Stiamo crescendo insieme, ci confrontiamo e discutiamo anche animatamente. Il lavoro alla fine si concorda e abbiamo trovato il nostro equilibrio. Il fatto di sapere che senza ombra di dubbio il tuo compagno vuole il tuo bene e lo lega al tuo, è un vantaggio importante. Svantaggi non ce ne sono.”
Come gestisci i secondi tra un punto e l’altro? Hai delle routines?
“L’obiettivo è pensare positivo ed essere propositivi tra un punto e l’altro, prestando attenzione a controllare la respirazione e recuperare le energie. In realtà non ho routines particolari, ciò che ho imparato è ad essere ottimista.”
C’è qualche tennista che hai incontrato che ti ha stupito in senso positivo ultimanente?
“Non ci ho giocato contro ma posso dirti di aver visto molto bene la Swiatek, tra le giocatrici che ho affrontato quest’anno direi Fiona Ferro, l’ottima inglese Boulter, la Swan, Zavatska e Kalinina.”
Le italiane? Che rapporto hai con loro?
“Buon rapporto con tutte, in particolare Grymalska, Remondina, Caregaro e Di Giuseppe, loro le conosco da sempre. Quest’anno ho passato delle belle settimane anche con Giorgia Marchetti e Stefania Rubini che conoscevo meno.”
Obiettivi a medio termine e programmazione?
“Sicuramente finire la stagione nel migliore dei modi ed avvicinarmi alla posizione 150 WTA, la prossima settimana andrò ancora ad Obidos, poi il 25mila$ di Siviglia su terra.”
Come è cambiato il tennis femminile negli ultimi anni?
“Ogni anno il livello del tennis femminile si alza, si tira sempre più forte e la componente atletica risulta sempre più influente. Tecnicamente le rotazioni tendono ad essere sempre più incisive, specialmente quando si alza il livello. Prima ti parlavo della Swiatek, lei è un esempio perfetto di tennista moderna e completa. Possiede fondamentali potenti e fa scelte tattiche molto ordinate.”
Doping, hai mai avuto il sospetto che qualche ragazza facesse uso di sostanze proibite?
“Mi attengo a quanto accertato dalla giustizia sportiva, mi è capitato di giocare contro avversarie poi fermate perché trovate positive di più non so cosa altro dire…Forse i controlli a livello ITF potrebbero essere più rigorosi, come accade ai massimi livelli.”
Curi particolarmente l’alimentazione vero?
“Sono seguita dal Dott. Stefania Cattaneo che segue il mio modo di alimentarmi e mi è di grandissimo aiuto con accorgimenti mirati sia durante la preparazione che durante i tornei. Specialmente quando si cambia continente e ci si discosta dalle nostre abitudini alimentari, tutto questo diventa una necessità e può far la differenza.”
Match Fixing: pochissime ragazze sono state coinvolte al contrario dei maschietti. Le ragazze barano di meno o sono più brave a non farsi beccare?
“A livello femminile la competizione si fa sentire di più, è meno probabile che ci sia la disponibilità a favorire le avversarie, non ci sono soldi che tengono, noi femmine vogliamo vincere sempre.”
Che opinione hai del transition tour che partirà dal 2019 e che ridurrà il numero delle professioniste a sole 750 giocatrici circa?
“Parlando di tennis femminile ad oggi è effettivamente troppo semplice prender classifica e definirsi professionista. Quello che serve per vivere di tennis è ben altro che pochi punti WTA. Si creano al momento troppe illusioni e aspettative dietro un numero che vuol dire molto molto poco. Quindi in realtà una selezione era necessaria. Anche per alzare il livello dei tornei ITF e renderli godibili dal punto di vista dello spettacolo. Tuttavia se mi metto nei panni di chi come 500 o 600 WTA che ha conquistato punti giocando i 15mila e si vede azzerare la classifica da un mese all’altro…beh forse il metodo di assegnazione di punti è un po’ troppo penalizzante…”.
Giulia ha tanto sale in zucca, non è solo una sparapalline, e possiede un tipo di tennis che può dare molto fastidio anche a livello WTA. L’obiettivo della top 100 (non dichiarato ma soglia psicologica di ogni tennista) è allo stesso tempo ambizioso e fattibilissimo, e laddove riuscisse nell’impresa si schiuderebbero porte inattese forse persino da Giulia e il suo staff. Staff che, diciamolo, è davvero di livello altissimo. Stefano Pucci è il preparatore con Tommaso Iozzo al timone della squadra. Ciò che caratterizza il loro lavoro è la fortissima disciplina immersa però in una atmosfera molto tranquilla e intima visti anche i rapporti ormai cementati tra i componenti del team. La studio scientifico del lavoro in ogni dettaglio sta pian pianino portando Giulia ad essere una macchina da guerra e la già citata maturità agonistica dei trenta anni può davvero rappresentare la benzina vincente. Più che un augurio è una certezza per Giulia Gatto Monticone.
E se domani…una convocazione azzurra?
Alessandro Zijno