Karim e Youssef Hossam, romanzo familiare
Il 6 settembre 2011 Karim Hossam, egiziano di Giza, ha 17 anni e batte Hugo Dellien agli US Open Juniores, arrendendosi nei quarti al britannico Kyle Edmund. Pochi mesi più tardi sarebbe diventato numero 11 del mondo a livello Junior. Intanto Youssef, il fratellino minore, ha solo 13 anni e segue le orme del fratello, calcando anche lui i campi da tennis e mettendosi in evidenza come uno dei migliori giocatori egiziani. Anzi il migliore. In realtà per diversi periodi i due ragazzi si allenano negli Stati Uniti o in Francia, grazie anche ad una famiglia che pur facendo parte della borghesia egiziana ha possibilità economiche appena sufficienti per mantenere due tennisti in giro per il mondo. I sacrifici che la famiglia deve affrontare sono enormi: Kerei Abakar, il coach di Youssef alla Mouratoglou Tennis Academy, dichiarerà che il giovane egiziano ha i mezzi tecnici e fisici per sfondare nel tennis che conta, ma gli occorrerebbero anche i mezzi economici. La Yonex gli fornisce qualcosa di materiale tecnico, la Federazione non più di mille euro all’anno. Una goccia nel mare per un tennista aspirante Pro. I due hanno caratteri diversi, apparentemente più aperto e solare Karim, mentre Youssef è più introverso e riflessivo.
In campo Karim è dotato di un gioco aggressivo, con un diritto destrimane potente e preciso con cui spesso si apre il campo. Youssef al contrario è mancino, meno potente del fratello ma più veloce e con un miglior foot-working. Karim ha un viso tondo, simpatico, viene intervistato a Doha in occasione della sconfitta onorevole subita da Gasquet 5-7 1-6 nel 2014, al primo torneo dell’anno, e si mostra spigliato di fronte alla telecamera, sorridente, in altre parole felice nei suoi 20 anni e una vita davanti. Lo incontro a Cortina nell’anno successivo e si dimostra socievole e ben disposto, anche con me che parlo un inglese appena passabile, mentre lui lo mastica molto bene. Mi mette a mio agio e mi resta molto simpatico. Dopo la sconfitta con Adelchi Virgili in cui io applaudivo apertamente l’azzurro, mi batte il cinque come un guerriero che accetta la sconfitta da un avversario più forte. Poi verrà ripescato come Lucky Loser ma lui non può ancora saperlo. Nella player’s lounge mi parla del suo fratello minore Youssef, i cui risultati però ancora non sono di livello internazionale. O almeno io non l’ho mai sentito nominare. In verità Youssef si sta facendo valere da Junior e pur facendo punti in tornei minori si issa al numero 8 della classifica mondiale. Karim però va davvero forte a livello Pro e gli unici problemi sembra averli con i visti per uscire dall’Egitto e arrivare in Europa. Arrivato al numero 337 poco tempo prima, sembra essere pronto per spiccare il volo. Pian piano però appare sempre meno competitivo, forse poco allenato, forse un po’ giù di tono: sta di fatto che perde tante partite e galleggia intorno alla posizione numero 700 del mondo, che certo non garantisce redditi soddisfacenti. Gioca per lo più i tornei egiziani o nordafricani con qualche licenza in Europa o negli amati Stati Uniti. A luglio 2017 arriva il gelo: la notifica via mail, alla sua posta certificata, della sospensione. Non è una vera doccia fredda, la voce già girava, però è la fine dei suoi sogni. Perché l’accusa è gravissima: aver tentato di addomesticare 16 incontri, non importa se i tentativi siano andati a buon fine. Basta l’intenzione per la Tennis Integrity Unit. La sospensione è immediata e la sentenza di life ban arriva a Luglio 2018. Finisce la sua carriera. Youssef intanto è cresciuto, si trova a meraviglia col suo allenatore Dr Khaled Faroul che lo plasma a sua immagine e somiglianza soprattutto caratterialmente e raggiunge il suo best ranking arrampicandosi fino al numero 291 ATP, superando Karim che si era fermato qualcosa prima della top 100. Il 3 Luglio 2018, alle ore 13, dopo aver appreso l’ufficialità della sua squalifica a vita, Karim prende il suo smartphone e chiama il suo fratellino: nessuno sa cosa si siano detti, e non è sicuro nemmeno che Youssef abbia risposto al telefono. Per Karim è finita. E ciò che più lo opprime è aver creato difficoltà anche a Youssef: sì, perché adesso il percorso sarà più pesante per il “piccoletto”. Chiunque nei tornei lo additerà, nei circoli si racconterà di presunte combine, o partite più o meno fasulle. Niente di più impreciso per altro, perché la Tennis Integrity Unit non ha mai reso pubbliche le reali accuse a Karim, né si è a conoscenza di incontri taroccati. Ora però Youssef dovrà vedersela anche con questi fantasmi, e alla prima partita persa in maniera “strana” si alzerà la caccia alla streghe. Attualmente Youssef Hossam è numero 393 ATP nelle ultime classifiche mondiali, ha vinto in questa stagione un torneo ITF Futures in Portogallo proprio una settimana fa.
ابتسامه علي العالم العالم سيبتسم لك
“Sorridi al mondo e il mondo ti sorriderà.”
E’ un vecchio proverbio egiziano, al momento non ha funzionato per Karim, che ha sempre sorriso al mondo.
Alessandro Zijno